giovedì 27 novembre 2014

Giorni strani



Sono giorni strani.
Le parole si rincorrono nella mia testa, ma scappano via velocemente appena prima che io le incolli al foglio bianco. Le pagine della nuova Moleskine sono ancora vuote. Non sono mai stata tanto a lungo incapace di scrivere. Alcuni lo chiamano "blocco dello scrittore" ma non lo sono mai stata, uno scrittore intendo, piuttosto sono una persona che non riesce a sopportare il peso dei propri pensieri.
Sono giorni strani.
Piango, mi arrabbio con me stessa e mi sento incapace. Ho paura del futuro e di tutto quello che mi attende dietro l'angolo. Sto rivalutando tutto.
Sono giorni strani.
Esco poco di casa e quando esco sono sempre super truccata e vestita bene, ma dietro gli occhiali scuri le lacrime sono pronte a scendere.
Sono giorni strani.
Penso spesso a chi non c'è più, a chi è andato via troppo presto e ha lasciato un vuoto incolmabile dentro di me.
Sono giorni strani.
Ho mille idee in testa e non ho tempo di realizzarle. Studio, studio, studio.
I risultati di tutta questa fatica tardano ad arrivare e la mia autostima si sta frantumando.
Sono giorni strani e io mi sto richiudendo nel mio guscio.
Ogni volta che in passato mi sono sentita disorientata, la soluzione sembrava essermi offerta da un foglio bianco. Impugnavo la penna e i pensieri prendevano forma, ma questa volta non riesco proprio a fare chiarezza.
Sto disegnando molto, ma non so cosa siano le linee astratte che si rincorrono nell'album.
Sono giorni strani.
All'improvviso vengo colta dallo sconforto e mi sembra di non sapere più nulla.
La paura di non essere abbastanza è di nuovo reale. Forse questa volta non sono abbastanza forte per andare avanti. Forse mollare la presa è più semplice. Se vivessi in una fiaba, questo sarebbe il momento perfetto per l'apparizione della mia Fata Madrina.
Sono giorni strani, passeranno?

sabato 22 novembre 2014

L.I.F.E.G.O.E.S.O.N.



"Mi hai davvero dimenticato?"
No, non ti ho affatto dimenticato, ma la vita va avanti, ho imparato a convivere con la tua assenza e quella di tante altre persone.
"Life goes on, ricordi?"

"Sei diversa, ora. Quando stavamo insieme..."
Quando stavamo insieme non ero mai abbastanza.
"Sono la stessa ragazza che dicevi di amare, ma senza di te."
"È passato tanto tempo Ross..."
8 mesi e qualche giorno.
Ti guardo e sembra passata solo qualche ora da quando eravamo felici insieme.
C'è stato un momento, un preciso momento in cui ho creduto che tu fossi l'Amore, che saremmo stati insieme per sempre. Quanto mi sbagliavo. Siamo stati bravi a mentire e rovinare tutto.

"Chi è quello?"
"Non che la cosa ti riguardi, ma non lo so nemmeno io. L'ho appena conosciuto."
"Tu vai in discoteca, ti vesti da zoccola, limoni col primo che incontri. Questa è la vera Rossella?"
"Forse, ma ripeto: la cosa non ti riguarda."
"Ti amo ancora."
Lo sapevo. E ora?
"Mi dispiace per te."

Mi volto e sparisco, inghiottita dalla gente.
Sento le lacrime, ma continuo a muovermi a ritmo di musica. Non mi lascio sfiorare da nessuno, voglio solo ballare, non pensare, non espormi.

martedì 4 novembre 2014

Andiamo a ballare i latini?


Mi sono svegliata con questo desiderio e l'ho scritto nel solito gruppo di Whatsapp.
"C'è X-Factor stasera, Ross!" mi hanno risposto le ragazze.
"Ma lì mica si rimorchia" hanno ribattuto i ragazzi.
"Ci sto." hai risposto tu.

Ci sediamo al bar in sala e beviamo due cicchetti per evitare l'imbarazzo di buttarci in pista senza ricordare i passi. Io ti prendo la mano e ti trascino al centro della sala, ti costringo a ballare due merengue e una salsa, fino ad arrivare alla bachata. Non eravamo mai stati tanto vicini negli ultimi due anni. Posso addirittura sentire il tuo respiro. Il tuo profumo è ancora lo stesso di due anni fa, lo riconoscerei ovunque.

La tua mano destra è sulla mia schiena, la mia sinistra sulla tua spalla. Da quando balli così bene? Sei bellissimo, stasera più del solito. Mi sorridi e attiri l'attenzione di tutte le signore presenti. Mi guardi, ma io non riesco a reggere quei tuoi occhi di pece, abbasso lo sguardo e ti trascino di nuovo al bar.

"Un altro cicchetto, per favore".
Tu sembri felice, per la prima volta dopo la rottura con lei. Mi sorridi di nuovo e io non capisco il motivo. Rido anche io, per riempire il silenzio dei nostri sguardi. Inizia la rueda, "Non possiamo perderla", ci inseriamo nel cerchio e continuo a guardarti anche quando altre mani ti sfiorano, altre bocche ti desiderano, altre donne vorrebbero tornare a casa con te.
Ma alla fine tu ritorni da me. Mi prendi per mano e ricominciamo a ballare.
Mi stringi a te. Ma cosa fai? Non si balla in questo modo. Cerco di allontanarmi sorridendo, ma tu non vuoi lasciare la mia mano.
Balliamo? Balliamo.
Mi guardi in un modo strano, non mi hai mai guardata così. Sembri per la prima volta concentrato su di me, senza pensare a lei. Io non ce la faccio, scappo in bagno. Mi viene da piangere, ma non posso, mi si rovinerebbe il trucco e tu te ne accorgeresti. Spingo indietro le lacrime, bevo un sorso d'acqua fredda e esco dal bagno. Appoggiato ad una colonna ci sei tu, mi stavi aspettando. Sei così bello e ancora tanto, troppo vulnerabile.

Suona il telefono. Sullo schermo compare il tuo nome. È stato solo un sogno, uno stupido e insensato sogno.