venerdì 10 novembre 2017

Sarebbe stato un anno

Devo ammettere che io, Tommy Paradise, proprio non riesco a perdonarlo. Mi fa diventare matta questa sua metamorfosi avvenuta fin troppo rapidamente, questa parabola che un po' mi fa male perché mi ricorda il nostro amore. Siamo tornati al punto di partenza, ma non si ripassa dal via senza notare i solchi lasciati la prima volta. Non siamo mai stati pazienti, nessuno di noi due, però in questa non-storia che abbiamo vissuto mi è parso - per qualche attimo - di essere completa, e in quel momento non mi importava se era sbagliato, come sarebbe andata a finire o come sarei stata dopo, contavi solo te e il naufragar m'è dolce in questo mare.

Non ti so spiegare cosa sia accaduto, ho realizzato improvvisamente e, forse, egoisticamente di non aver bisogno di te che eri diventato un peso, di stare meglio da sola e ora sono felice, nonostante il monaco buddhista sostenga che la mia anima non sia in pace, ma in questo momento non sto cercando tranquillità, sto cercando me stessa e so che non può essere un sentiero primaverile quello che percorrerò.

Ti penso, sai? Non più come un tempo, ma ogni tanto mi soffermo su di te. Su un ricordo, un'immagine sfuocata, oppure una frase che mi è rimasta impressa. Siamo stati felici insieme, eppure non siamo stati capaci di resistere. Mi pare una scusa banale quando affermo che proveniamo da due mondi troppo differenti, quando la triste realtà è che non ci amavamo.

Che poi io me la vedo, Matilde insieme alle sue amiche, mentre stalkerano la nuova fidanzata di Tommaso Paradiso e la insultano elencando ad uno ad uno tutti i suoi difetti. Ad un certo punto si chiederà se era proprio lei e non un'altra la Matilde della canzone, quella per cui lui scriveva frasi disperate sui social, poi si ricorderà di tutto quello che di buono c'era in quella storia e proverà un pizzico di nostalgia. Ma quel Tommaso con l'aria da fighetto costantemente in posa non ha nulla a che vedere con lo sfigatello ubriacone che le citofonava all'alba svegliandola. E allora si convincerà che va bene così, ognuno per la sua strada, ma non riuscirà a crederci fino in fondo. 

Non ci saranno altre mail/lettere, o forse sì, perché la nostalgia è una brutta bestia ed entra sempre senza bussare, soprattutto nelle lunghe notti invernali in cui il letto è sempre troppo vuoto e il silenzio è tutto quel che mi circonda. Tommy e Matilda si sono separati. Uno a Modena, l'altra a Milano. Entrambi con me. Un poco mi dispiace averli divisi, ma non abbastanza da ridarti uno dei due.

Se ripenso a tutto quel che è mutato in un solo anno, quasi non riesco a crederci. Se me lo raccontassero, non ci crederei. Ma ero io? Eri tu? Non lo so più. Tra tre giorni sarebbe stato un anno, non posso fare a meno di pensare che invece evidentemente non lo sarà. Mi dispiace.

giovedì 2 novembre 2017

Di notte è facile avere dei ripensamenti

Ci sono stati anni in cui l'estate finiva con violenti acquazzoni e nel caos totale che comportavano non ci si salutava nemmeno, gli amori estivi venivano interrotti bruscamente, messi in pausa da qualche divinità beffarda. Questo non è stato uno di quegli anni. Avremmo potuto salutarci, trascorrere un'ultima notte a parlare per ore e ore fino a quando l'alba non ci avrebbe ricordato che apparteniamo a due mondi distinti e inconciliabili che soltanto nel buio totale delle notti estive potevano sfiorarsi. Mi sono ritrovata sola e non è stato per nulla simile all'ultima volta, ma forse non avevo mai più smesso di esserlo da allora. Non ci sono canzoni che mi parlano di te e non ho lacrime da versare, ma è proprio questa consapevolezza a rattristarmi. Abbiamo avuto infinite occasioni, ma le abbiamo sprecate tutte e quelle rose rosse ormai appassite da tempo che mi ostinavo a conservare con cura sono già parte del passato, non mi strapperanno più un sorriso come il giorno in cui le vidi per la prima volta, accompagnate da un biglietto anonimo che racchiudeva tutto il fascino del nostro legame.  Cosa è rimasto di noi due? Parole che il vento di mare ha già portato via, lontano da noi e da tutte le incertezze che ci opprimevano. Sono già trascorsi due mesi, gli esami sono vicini e almeno una volta al giorno mi domando dove tu sia e cosa tu stia facendo adesso, ma soprattutto perché ho rovinato tutto ancora una volta e la parte peggiore di tutta questa storia è che né tu né io troviamo il coraggio di prendere in mano il telefono e mandarci a quel paese per poi fare pace e ricominciare. Magari è tutta una mia fantasia, però mi piace credere che tu mi stia cercando in giro per la città e che prima o poi mi troverai.