lunedì 29 aprile 2019

Ask me to stay


Si dice che si debba scrivere di ciò che si conosce e a me questa sembra una ragione sufficiente per continuare a raccontare di te. Passano i giorni, le nostre vite scorrono senza fermarsi ad incroci comuni e io ho finalmente reimparato a camminare, come diceva la canzone. Mi stupisce sempre leggere il tuo numero comparire sul mio telefono nel cuore della notte proprio un istante dopo essermi convinta che non mi cercherai ancora, ma ormai ti ignoro più perché sono stanca piuttosto che per orgoglio. Vorrei dirti che sto uscendo con un altro ragazzo, che forse sono pronta a fidarmi, che per quanto difficile possa sembrare, voglio provare ad esserci per lui, ma niente di tutto ciò corrisponderebbe alla realtà e allora preferisco non risponderti e lasciarti immaginare tutte queste cose. Sono patetica? Forse sì, ma tu saresti in grado di essere felice per me se incontrassi qualcuno? Solo perché tra di noi non ha mai funzionato, non vuol dire che non ti voglia vedere felice.
Ho sempre temuto il momento in cui persino la speranza di rivederti mi avrebbe abbandonato. L'altra sera, con un vestito lungo e un fiore donatomi tra le dita, ripensavo a te e alle tue rose. Sono ancora troppo giovane per smettere di credere nella bellezza della primavera degli amori, eppure eccomi qui. Sorrido e ripeto che sto bene, quando invece l'unica cosa che riesco a fare è buttare via ogni fiore che ricevo da altre persone. Non posso descrivere quanto eri immensamente gentile, dolce e romantico così come non posso dimenticarlo. Nella semplicità dei tuoi gesti racchiudevi tutto il tuo amore per me. A volte ripenso a momenti vissuti con te che, visti dall'esterno, probabilmente non avrebbero peso per lo sviluppo della nostra storia, eppure io credo che ogni secondo dal nostro incontro in poi abbia avuto importanza e mi terrorizza il pensiero di poter dimenticare quegli attimi preziosi che mi hanno segnata indelebilmente.

Vorrei che mi domandassi di non andare a Roma questa volta. Così, di botto, senza senso. Non ne avresti nessun diritto, o forse lo avresti tutto. A quel punto io partirei ugualmente, consapevole di ferirti di nuovo, perché mi piace inciampare sempre negli stessi errori e non voglio interrompere questa spirale che ci trascinerà in fondo insieme. Invece sono qui e ascolto voci che mi dicono di continuare a vivere come se incontrarti non avesse stravolto il corso della mia esistenza. Più io ripeto e mi convinco di non voler partire, più loro insistono. 
Non credo più che ci apparteniamo, né che ci rivedremo presto. Lo spero ancora, non fraintendermi. Il tuo ultimo messaggio non vuol dire niente, se non che ormai solo da ubriaco trovi il coraggio per scrivermi, ma questa volta non è sufficiente a non farmi partire.

venerdì 26 aprile 2019

A te


Ti ho amato e ti amo ancora. Per il modo in cui ridevi, sembravi una bambina e non te ne vergognavi affatto. Per i tuoi ideali, un po' campati per aria, ma per i quali eri sempre pronta a schierarti in prima linea. Per il bene che facevi, a volte persino senza accorgertene. Per i tuoi momenti di tristezza, in cui non vedevi più il sole ed eri quanto di più prezioso da proteggere. Per il modo naturale in cui eri sempre al centro dell'attenzione, ma nonostante questo, hai notato me, che non ho mai voluto stare sotto ai riflettori. Per il tuo essere di sinistra, pur essendo una figlia di papà, per quanto mi facevi incazzare quando parlavamo di politica, quasi quanto mi lasciavi senza fiato quando parlavamo di film. Per l'energia che avevi al mattino appena sveglia, il modo dolce in cui mi preparavi la colazione e ti prendevi cura di me. Per i tuoi sbadigli nel cuore della notte, quando stavamo ore e ore al telefono, ma anche per come non avresti mai voluto concludere quelle nostre conversazioni. Chi altro è in grado di parlare di Kant alle tre del mattino? Per il tuo intuito e per il tuo sguardo con cui mi individuavi in mezzo a una folla di persone. Ti amo persino per il modo in cui sei sparita dalla mia vita senza lasciare tracce nell'epoca in cui tutti sanno tutto di tutti. Io non so più niente di te, ma forse non l'ho mai saputo e ti amo anche per questo. 

venerdì 19 aprile 2019

Animali notturni


Hey, sono di nuovo io. So che l'ultima cosa che ti aspetteresti è sentire la mia voce, ma eccomi qui. Per te ci sono e ci sarò sempre. Sembra buffo ora il modo in cui nei film abusano della segreteria telefonica e invece questa è la prima volta in vita mia che lascio un messaggio e non poteva che essere per te. Non so davvero da dove cominciare, ho saputo forse troppo tardi quel che è accaduto e inizialmente volevo correre fino a casa tua, ma poi ho realizzato di non sapere più dove abiti ed è così assurdo sapere tutto di un'altra persona e poi non sapere più niente, nemmeno informazioni che chiunque, spinto da un minimo interesse, potrebbe sapere, ma io non lo so e allora ho pensato di chiamarti, ma dovevo prevedere che avresti staccato il telefono per un po', perché fa parte di te e Dio solo sa quanto odiassi questo tuo modo di sparire quando litigavamo. Non so più cosa volevo dirti inizialmente, ma hey, per qualsiasi cosa, sono qui. Lo sai. Solo perché non ci vediamo da un anno e mezzo non vuol dire che non faccio più parte della tua vita. Non so bene se ascoltando questo mio flusso di coscienza fosse chiaro, perciò lo ripeto. Chiamami, staremo in silenzio e piangeremo o rideremo o faremo tutto quel che vorrai tu. Chiamami, per favore. Ok, bene, penso di averti detto tutto, non credo nemmeno che sia peggio di una nota vocale sai. Sono così demodé i messaggi in segreteria? Cominciano quasi a piacermi, avrei dovuto mandarteli molto tempo fa. Va bene, basta così, ciao Ale. Stammi bene. Starai bene, lo so. 

martedì 9 aprile 2019

Quella domenica nella tua città

Ho pensato a lungo se scrivere o meno di quella domenica nella tua città. Un po' per paura che lo leggessero i miei, a cui non l'ho mai detto, un po' perché volevo fingere che quella giornata non fosse mai esistita. Ma col tempo mi accorgo che è finita e non tornerò sui miei passi, a questo punto spero anche che le nostre vite continuino parallele e non si incrocino mai più. Mi ci è voluto un anno, eppure eccomi, finalmente, qui a scriverne.

Non mi sono mai sentita così estranea in un luogo in cui ero già stata come quella volta. In fondo è stata tutta colpa mia, lo ammetto. Sono stata testarda, impulsiva e sconsiderata. Ma io ti ho amato con tutta me stessa ed ero cieca quando mi accontentavo delle briciole che seminavi dietro di te. In questi dodici mesi non è trascorso giorno in cui non ti abbia pensato, sono tornata persino dove tutto è iniziato, dove ti ho visto per la prima volta e dove mi sono sentita così viva da aver paura. Avevo ragione ad essere spaventata, ora so cos'è l'amore e so anche che mi ha cambiato per sempre. Il merito è tutto tuo.

Quel giorno avevo dimenticato la sciarpa insieme al sole a Milano e il tempo uggioso nella tua città doveva essere un presagio di quanto sarebbe accaduto. Oggi diluvia a Milano e come vorrei che tu fossi qui con me. O forse no, non saprei cosa dirti, balbetterei, mi si inumidirebbero gli occhi all'istante e la mente si svuoterebbe.


Comincio davvero a stare meglio e non ho più paura di dirlo perché questa volta non è una bugia che tento inutilmente di trasformare in realtà. Sto leggendo un libro di un tuo concittadino scritto male ma fin troppo famoso, è dall'estate scorsa che non leggo per diletto, penso al fatto che con tutte le mie lettere per te ne ho scritto uno lungo quanto questo inverno che finalmente giunge alla conclusione.

Innamorarmi di te è stato l'errore involontario più grande che mi potesse capitare di fare. Tutte le scelte che ne sono derivate sono state la parte migliore di questi ultimi due anni. Ogni maledetta volta in cui ti ho pensato non ho potuto fare a meno di sorridere ed è così che sono arrivata alla conclusione che ne è davvero valsa la pena.