giovedì 27 giugno 2019

He takes the day, but I'm grown

Questa pazza isola non smette di stupirmi e quando l'altra mattina mi hanno annunciato un matrimonio da organizzare per il prossimo week end come se si stesse decidendo tra le uova e i pancake per colazione per un attimo ho creduto mi stessero prendendo in giro. Qui ho poco tempo per riflettere, per isolarmi coi miei pensieri, ma oggi in mezzo alla confusione dei preparativi è tornata la malinconia. Non ti ho mai confessato che avrei voluto sposarti. Hai sempre fantasticato anche tu sulla nostra vita insieme, ma io avevo pianificato tutto nei dettagli: il matrimonio, i bambini, le vacanze, la casa e i cani che avremmo avuto. Non sarebbe stata una cerimonia sfarzosa. Avrei voluto sposarti in riva al mare, proprio nella spiaggia in cui ti ho conosciuto. A piedi nudi, col vento tra i capelli, vestiti in modo semplice e circondati da tutte le persone a cui vogliamo bene e che hanno vissuto con noi questi anni difficili prima di coronare il nostro sogno. Io avrei rinunciato alla mia carriera per te. Ti amavo fino a questo punto, anche se non ci crederai mai. Avremmo avuto due gemelli, poi una femmina qualche anno dopo. Mi avresti regalato un pastore tedesco dopo la nascita dei gemelli e avremmo abitato nella tua città. Guardaci ora: io nell'isola della perdizione e tu chissà dove a fare chissà cosa. Non so più niente di te, anche se non credo che la tua vita sia cambiata poi tanto. Viaggi, lavori, conosci gente, cerchi me e poi mi maledici per essere andata via. Però io non sono soltanto quella che ti ha lasciato, sono anche la ragazza che ti ha spezzato il cuore. Non oso immaginare la fatica che stia facendo la poveretta che tenta di colmare il vuoto che ho lasciato. A volte credo ancora di amarti: quando vedo una coppia mano nella mano passeggiare in riva al mare o mentre ascolto alcune canzoni che per qualche assurdo motivo mi ricordano te. Ci sono giorni in cui, invece, penso di averti dimenticato e di averti lasciato nel passato. Ma se fosse così, perché mi sento ancora mutilata?

sabato 22 giugno 2019

Ibiza

Ti ho detto che sarei partita e così è stato. Non hai tentato di fermarmi, io non mi sono voltata indietro. Un pomeriggio sono andata all'aeroporto, ho comprato il biglietto per il primo volo ed eccomi qua, ma avrei dovuto sapere che 848 chilometri di distanza sono ancora troppo pochi per eliminarti dai miei pensieri. Da quando sono arrivata qui la vita è cambiata radicalmente. Tutto quel che si dice su quest'isola è vero: le feste, la gente, gli happy hour, le spiagge, la musica, il cibo la rendono molto simile al Paese dei Balocchi e io non ti saprei dire come ci sono arrivata, mi sono ritrovata qui un'afosa sera di fine primavera e mi sono condannata da sola a vivere in questo turbinio inarrestabile.

Oggi, però, piove. Anzi, diluvia. Ero al Bar, quando improvvisamente un tuono assordante ha sovrastato la musica e ha messo in fuga quasi tutti. Qualche temerario è rimasto, pensando che sarebbe durato poco, costringendomi perciò a rimanere lì con loro, mentre invece avrei voluto seppellirmi sotto le coperte e dormire per un mese. Strano, no? Ho trascorso le prime settimane saltando da un posto all'altro, come un grillo impazzito, poi ho trovato il Bar, ho conosciuto Linda, siamo entrate subito in sintonia ed ora ho una mia quotidianità, come se potessi sentirmi a casa in questo paradiso maledetto fuori dal mondo, dalla vita reale e lontano anni luce dalla nostra storia, ma non preoccuparti, ogni giorno arriva un turista con la pelle bruciacchiata, gli occhi azzurri o i capelli color del grano che mi ricorda te. 

La vita qui fa uno strano effetto e scriverlo sembra ancor più assurdo, ma è davvero così: le giornate trascorrono tutte allo stesso modo. Al mattino la sveglia suona sempre troppo presto, ma è l'unico ritaglio di tempo che ho per me e lo sfrutto per allenarmi in spiaggia mentre i ragazzi ubriachi della notte precedente si svegliano e imprecano contro il sole tentando di ritrovare la strada verso l'hotel. Tornando a casa faccio un salto all'edicola per leggere l'unico quotidiano che arriva dall'Italia, poi doccia, trucco e si va in scena. L'happy hour è una cerimonia ormai antica, che non perde tuttavia un briciolo del suo fascino primitivo. Si modifica ogni giorno in qualche minuscolo dettaglio, dal deejay all'elenco dei cocktail, fino alla gente che partecipa. C'è una vastità di motivi diversi e tutti più o meno banali per cui le persone scelgono di trascorrere le proprie vacanze ad Ibiza. Poi ci sono quelli come te: incoscienti, immaturi, eterni Peter Pan. Probabilmente ciascuno di loro ha qualcuno a casa ad aspettarli, ma non è questo il motivo per cui sono qui. Fingono qualche anno in meno, lottano ogni giorno contro il tempo che passa, poi credono che la loro età torni utile per conquistare qualche stupida ragazzina. Non hanno torto, con me aveva funzionato perfettamente. Talvolta, però, succede anche a loro di avere un momento di lucidità in cui sentono nostalgia di casa e di una sola persona in particolare e allora capiscono in che gran casino si son cacciati e trafelati scappano da qui. Tu no, tu scappi solo da me e, come un cane che si morde la coda, ricaschi sempre negli stessi errori.

Ho ascoltato il nuovo singolo di Calcutta e sono scoppiata a piangere alla fine della prima strofa per colpa di una frase che, seppur semplicissima, mi ha colpito dritto al cuore come una freccia scoccata da Ulisse.
"Non ti bacio da due anni."
Lo sa persino il vero Calcutta che non ci vediamo da tanto - forse troppo - tempo, è un altro scherzo del destino o c'è il tuo zampino? 
Come se ciò non bastasse, ogni volta che al Bar qualcuno flirta con me, mi nascondo dietro la ridicola scusa che a casa una persona mi sta aspettando. Non prendiamoci in giro, so bene che non mi accoglierai all'aeroporto con un mazzo di rose al mio ritorno, ma lo devo a me stessa. Non è in questo luogo di perdizione che ritroverò l'amore, quando sono partita ne ero perfettamente consapevole.

La chiamano "tormenta de arena" perché le spiagge diventano pericolose con questo tempo e nessuno si avvicina alla costa fino a quando l'ira del cielo non si placa e torna il sole. Rimane poco da fare: i negozi del centro si riempiono di turisti annoiati, mentre i bar sulla spiaggia diventano fortezze inespugnabili. Le altre ragazze sono uscite con dei tedeschi, approfittando di questo inaspettato giorno libero, mentre io mi sono rintanata quassù sperando di poter trovare un po' di pace. Mi sbagliavo. Nemmeno in questo momento la tranquillità riesce a conquistare l'Inferno e non mi rimane altro che osservare lo spettacolo che si sta consumando al di fuori della finestra della mia camera. Lampi, tuoni, fulmini e saette: sembra l'Apocalisse. Manchi solo tu.

martedì 11 giugno 2019

Give me a minute to hold my girl

Non sarebbe bello tornare a casa dopo una settimana di duro lavoro e trovare me ad aspettarti? Abbiamo immaginato così tante volte come sarebbe stato condividere le nostre vite, senza trovare mai il coraggio per fare un tentativo nella realtà. Stasera è successo di nuovo, non sono uscita, mi sono chiusa in camera, mi sono stesa sul letto a guardare il mare sopra di me e ho lasciato correre la fantasia lontano dal disordine della mia vita, fino alla quiete della notte torinese.

Sto uscendo da lavoro, sono le otto passate, il mio stomaco brontola e i tacchi nuovi mi fanno desiderare di camminare a piedi nudi verso casa, poi inaspettatamente passa il tram e decido di prenderlo, perché durante le sere di giugno è bello osservare la città al tramonto. Trovo un posto libero e ne approfitto per guardare finalmente cosa mi sono persa oggi nel mondo mentre ero in gabbia. Trovo una tua chiamata, due messaggi, un'altra chiamata, un vocale su Whatsapp e tutti questi indizi vogliono dire soltanto una cosa: sei tornato prima e vuoi vedermi non appena possibile. Il cuore mi sale in gola e istintivamente scendo alla prima fermata, torno indietro, trovo un taxi e domando di accompagnarmi a un indirizzo che ho ben stampato nel cuore con un sorriso che mi illumina gli occhi. Il tassista mi parla della stagione estiva, delle giornate più lunghe, della gente felice e innamorata, mi chiede se anche io lo sono, innamorata intende, e io rispondo che sono pazza da due anni di un uomo meraviglioso che mi aspetta a casa da ore e che non vedo l'ora di riabbracciare, mi chiede dei nostri programmi, io gli racconto che con te trascorrerei tutta la mia vita e lo giurerei in qualsiasi momento, ti seguirei in capo al mondo, poi mi tocco la pancia e penso che forse, più realisticamente, aspetterei sempre il tuo ritorno da me a braccia aperte. Il signore ha una sessantina d'anni, mi chiede quando arriverà il piccino, io gli confido che manca poco, nascerà d'estate proprio come noi due, avrà qualcosa di entrambi, ma forse più di te che di me, infatti mi sento che sarà della Vergine e proprio come suo padre non riuscirò sempre a capirlo, ma lo amerò con tutta me stessa. Finalmente vedo quella che ancora per qualche settimana sarà la tua casa, mi rattrista pensare che la lascerai con al suo interno tutti i momenti felici dell'inizio della nostra storia, ma tu mi hai fatto il regalo più grande che potessi desiderare - la casa della mia infanzia - e là costruiremo una famiglia insieme. Pago il tassista e apro il portone in preda all'euforia, mentre aspetto l'ascensore conto i secondi che ci separano e tu, sentendo i miei tacchi, apri la porta di casa e mi chiami dalla tromba delle scale, io ti rispondo che sto salendo, tu impaziente sei già sui primi gradini, io mi tolgo le scarpe, tu apri l'ascensore e mi avvolgi in uno dei tuoi baci calorosi, poi ti stacchi da me, mi posi una mano sulla pancia e inizi a farmi mille domande, vuoi recuperare ogni attimo delle mie giornate senza di te, io ti guardo innamorata come il primo giorno o addirittura di più se possibile, mi stendo sul divano con la testa sulle tue gambe e senza staccare gli occhi da te comincio a raccontarti di un cliente fastidioso, della festa che le mie amiche stanno organizzando, di come procedono i lavori nella nuova casa, del fatto che il piccino ancora non ha un nome e che se andiamo avanti così non ci metteremo mai d'accordo o avrà almeno due nomi e tutti a scuola lo prenderanno in giro. Tu mi ascolti in silenzio, mi accarezzi i capelli e rifletti, poi a un tratto interrompi il mio flusso di coscienza e con la tua solita semplicità trovi la soluzione più giusta.
"Parliamo sempre di questo angelo come se fosse un maschio, invece secondo me sarà una femmina e non ci saranno dubbi sul suo nome: si chiamerà Margherita, come il luogo in cui ti ho conosciuto."

domenica 9 giugno 2019

Mi sono incartata di nuovo


Quante volte ho giurato a me stessa di non cercarti più? Quante altre mi sono ripromessa di lasciarti andare? Invece non è mai cambiato niente - come potrebbe del resto, è cambiato tutto irrimediabilmente il giorno in cui ti ho conosciuto - fino a quando non ho smesso di inseguirti da un momento all'altro. Ora non ricordo nemmeno più come è accaduto. Ma mi hai scritto e non ti ho risposto, non ti ho ignorato, ho pianto seduta a terra contro il muro finché ho scelto consapevolmente di non risponderti. A quel punto tu hai incominciato a inseguirmi, io a scappare e ancora non ho trovato la via d'uscita dal labirinto in cui mi sono intrappolata da sola.
Non ti sei stancato di questo gioco? No, certo, per te è un divertente passatempo che allontana la noia quando lei non c'è e tu vuoi l'ennesima conferma che è stato meglio così, non avrebbe funzionato, apparteniamo a due mondi diversi e non so più cos'altro ti ripeti per tenermi lontana.
La verità è che nemmeno tu credi alle bugie che ti ripeti, altrimenti di recente non mi avresti definito la tua ossessione, perciò che aspetti? Io sono qui da sola, ho sonno ma non riesco a dormire, aspetto te da circa due anni ormai e non ho alcuna intenzione di addormentarmi, perché quando diventi bravo in qualcosa non hai più voglia di lasciarlo andare e io mi sono affezionata a te come se fossi un prolungamento di me e non so se posso imparare a vivere fingendo di non sentire la tua mancanza e non so nemmeno se un giorno smetterò di sentire questo vuoto che a volte mi prende lo stomaco e non mi permette di mangiare, altre mi fa saltare un battito, altre ancora mi fa sentire mutilata.
Forse mi sbaglio, è tutta colpa della mia fantasia o del mio egocentrismo, ma spesso mi convinco che tu insieme a me saresti stato felice come mai nella vita, perché io per te avrei dato e fatto qualsiasi cosa.
Ho un asso di picche, una regina di cuori, un fante di quadri in mano e mi sono incartata di nuovo, come ne esco questa volta?

domenica 2 giugno 2019

È stata tua la colpa allora adesso che vuoi


Forse la felicità è non pensare a te per qualche ora, ascoltare Midnight city sulla strada di ritorno verso casa mentre le luci mi confondono, l'alcol scorre nelle vene più del sangue e il sonno pian piano mi abbraccia insieme alla triste consapevolezza di essere una persona migliore senza di te. Allora perché, maledizione, mi manchi ancora così tanto come se ci fossimo lasciati ieri?
Continuo a ripetermi che sto bene, starò bene e vivrò anche senza di te, ma non riesco a crederci e ancora scoppio a piangere non appena qualcuno ti nomina quando meno me l'aspetto. 
Ripenso a quella dannata sera in cui ti ho incontrato e se accadesse ora scapperei subito correndo. Ti odio con tutta me stessa per avermi ridotta ad una patetica dodicenne davanti al suo primo amore. Un'altra settimana è finita, tu stai tornando a casa da lei, io sono sola e i grattacieli stasera proprio non riescono a farmi brillare gli occhi. Come fai ad aver cominciato un'altra storia senza aver mai chiuso con me? Pensavo che avrebbe fatto talmente tanto male da farmi impazzire, invece sono qui che mi lecco le ferite e mi ripeto che puoi illuderti quanto vuoi, ma io so che ogni notte prima di addormentarti pensi a me e forse è questa l'unica magra consolazione che mi resta. Io continuerò a vagare per le strade della città cercando il tuo sguardo negli occhi dei passanti senza successo, tu ti chiederai per sempre come sarebbe stato avermi accanto.