venerdì 25 ottobre 2019

Vorrei tornare a Roma


A quei giorni di inizio settembre
Al gelato di Giolitti per cena
All'aria fresca che ti accarezza il viso
Alla fine dell'estate
Alle canzoni urlate in centro alle tre di notte
Alle dichiarazioni d'amore sui muri dei palazzi
Al tramonto sul Parco degli Acquedotti
Alle corse in macchina con la musica tamarra
Alla magia delle sere in Piazza di San Giovanni
Ai complimenti urlati dai romani come se fossi la Bellucci
Alle terrazze da cui vedere San Pietro
Alle viuzze in cui perdersi poi cercarsi e infine ritrovarsi
Ai pranzi alle quattro del pomeriggio
Alle sveglie impostate e poi ignorate
Ai baci rubati a Villa Borghese
Ai luoghi dei film di Verdone

A me, leggera e frivola

Ma anche
A te, che mi hai voluto bene lo stesso

lunedì 21 ottobre 2019

Easy

Mi sono mai messa realmente in gioco per te? Ormai non lo so più, ma ho il cuore a pezzi, è il tuo compleanno, non smetto di piangere e non credo più che tu sia stato un ripiego. Tu non hai mai neanche tentato di aprirmi il tuo cuore, io ci ho provato e il fardello era troppo pesante per te da poter essere sopportato.
So da tempo che non eravamo fatti per durare insieme, ma stasera ho compreso di non stare più bene al tuo fianco, che tu stai bene soltanto da solo e io invece sono troppo giovane per credere che questa possa essere la migliore relazione a cui ambire. Mi mancherai, perché nonostante tutto abbiamo condiviso tanti bei momenti insieme e ti ho voluto bene veramente. Mi mancheranno i gatti, le mattine in cui ci svegliavamo tardi e mi accompagnavi in moto, i film e il modo in cui facevamo l'amore. Però ora devo lasciarti andare e imparare a voler bene a me stessa, prima di volerne a un'altra persona. Penso di aver imparato molto da te e se sono stata più scontrosa che dolce, è solo perché avevo troppa paura di perderti per ammettere di essermi innamorata di te. Ti ho perso comunque, ho allontanato pure te con le mie bugie, i miei sbalzi di umore e soprattutto quando ti ho mostrato che non sono soltanto una ragazza forte e determinata, ma anche debole e tanto - forse troppo - insicura. Con te, almeno in minima parte, ho provato per la prima volta ad essere me stessa e anche se ho fallito non me ne pento. Volevo dimostrarti il mio amore con regali che non desideravi da me, spero che un giorno troverai la persona giusta con cui non avrai paura di condividere la tua vita.

mercoledì 4 settembre 2019

And I thought that it would kill me

Il tuo tour è finito lo scorso week end, sei tornato a casa senza passare di qua e io ogni sera vedo il sole tramontare in mare un pochino prima rispetto al giorno precedente. L'estate volge al termine, anche se in realtà manca ancora un intero mese e io non so proprio cosa farò al mio ritorno. Le settimane ormai trascorrono tutte uguali, persino gli imprevisti non mi sorprendono più e se una serata va liscia non mi sembra di meritare qualche ora di riposo. I bar continuano ad essere pieni di giapponesi, inglesi, tedeschi e finalmente inizia a diminuire la percentuale di italiani sull'isola ed io posso tornare ad essere me stessa. È uscita tanta nuova musica, ma fermarsi e prendersi del tempo per ascoltarla in silenzio sdraiata sul pavimento della mia camera è quasi impossibile. L'altro giorno, però, stavo prendendo il sole in una caletta particolarmente affollata e le ragazze sedute accanto a me ascoltavano Taylor Swift. Quello stesso giorno mi hai scritto, dopo venti giorni dall'ultima volta e ho realizzato che è stato il primo tour in cui non ci sono state telefonate o messaggi disperati nel cuore della notte. Il nostro rapporto sta cambiando insieme a noi, stiamo accettando la separazione, oppure fingiamo meglio di quanto potessi immaginare. Non è ancora arrivata l'indifferenza nei tuoi confronti e, detto tra noi, non credo che arriverà mai. Sentire il tuo nome o vederti in mezzo ad una folla di persone mi farà sempre venire in cerca di te soltanto. Potrebbe essere stupido, o infantile persino, ma non voglio rinunciare completamente a te. E tu? Prima di tornare alla vita di tutti i giorni vieni a prendermi? 

venerdì 23 agosto 2019

Si è spento il sole

A mezzanotte compirai trentadue anni, perciò tanti auguri amore. Posso ancora chiamarti così? Solo per oggi, torniamo baby e amore. Come ogni ballata che si rispetti, anche la nostra storia non è destinata ad avere un lieto fine, ma ogni epilogo pare troppo scontato, perciò rimaniamo a volteggiare ancora un po', almeno nei nostri sogni. Ieri notte ha piovuto e l'isola si è svuotata. Io per una volta sono andata a dormire presto e ti ho sognato. Non accadeva da qualche mese, è stato strano e familiare allo stesso tempo. Mi manchi, vorrei scriverti solo per una volta e invece no, resisterò persino ora. Sono sempre più convinta di doverti stare il più lontano possibile per ricominciare a vivere e l'unico modo che riesco ad immaginare è eliminarti definitivamente dalla mia vita, negandoti la possibilità di cercarmi ancora. Il mio cervello ne è convinto, ma ogni volta che questo pensiero sfiora il mio cuore, non riesco a frenare le lacrime e la mente ritorna ai pochi ricordi ancora nitidi che ho di te. Il tuo silenzio non ha mai fatto tanto male prima d'ora. Io so che non ha senso, che il tempo sta passando e che non tornerò ad essere quella ragazza spensierata che avevi conosciuto, ma più vado avanti e più sento che senza di te mi manca un pezzetto di puzzle per essere felice. Ti ho cercato ovunque, ti ho voluto così tanto da rincorrerti per due anni. Mi manchi e sarei ancora disposta a fare qualsiasi cosa pur di riaverti nella mia vita. Continuo a ripetermi che non era reale quello che abbiamo provato insieme, non lo sono mai le storie estive, eppure guardaci, guarda te, guarda me e dimmi se siamo felici come lo siamo stati quando eravamo insieme. Anche se è durato poco, quasi niente, dimmi che non ha significato niente e che la tua vita ha proseguito senza mai rincorrermi nei tuoi pensieri e io ti lascerò andare per davvero.

sabato 17 agosto 2019

L’autunno negli occhi, l’estate nel cuore

Se c'è una cosa di Ibiza che ti stupisce davvero, quella è la quantità di baristi provenienti dal nord Italia. Tutti si assomigliano, sono belli da togliere il fiato, recitano ogni notte lo stesso copione, centinaia di ragazze sfilano davanti a ognuno di loro, ma alla fine soltanto le più accanite cacciatrici riescono a portarseli a casa al sorgere del sole. Sono simpatici, disponibili, affabili: insomma, fanno parte dello show e senza di loro mancherebbe l'ingrediente segreto che rende tanto nota l'isola della perdizione.
Pensavo di essere stata vaccinata e resa immune al loro fascino molto tempo fa, fino a quando non ho incontrato Fabrizio.
L'ho conosciuto un mattino di giugno, poteva essere una domenica, un mercoledì o un venerdì, poco importa, io ero assonnata e in ritardo per la mia lezione di yoga, lui tornava dal lavoro, entrambi eravamo affamati e gli unici clienti in un bar deserto. Persino il cameriere era latitante, perciò lui ha preso in mano la situazione, mi ha chiesto cosa volessi e mi ha servito. Aveva i capelli spettinati, era stanco, ma sicuro di sé, ho scoperto pochi giorni dopo che tutti nell'isola sanno chi è e si fidano di lui, ma ho impiegato un mese buono per imbattermici la prima volta. Dopo quel primo incontro anche lui ha fatto qualche ricerca su di me e al termine della settimana me lo sono ritrovata davanti con due birre all'ora di pranzo. Mi ha ordinato di seguirlo e da quel momento in poi siamo diventati amici. Il mese seguente è trascorso rapido tra pranzi, bagni all'alba e serate nel locale dove lavora a base di tequila sale e limone e giorno dopo giorno ho imparato a conoscerlo e ad apprezzarlo. A seconda del tipo di ubriaco che si trova davanti diventa all'occorrenza mio padre, mio fratello, il mio fidanzato. Una sera di luna piena non è andato a lavorare, mi ha chiamato e siamo andati a bere in spiaggia le solite birre rubate al locale. Poi, quando si è sbronzato al punto da rannicchiarsi con la testa sulla mia pancia, mi ha raccontato la sua storia, con la stessa enfasi con cui si confida un segreto da nascondere, conservare, proteggere. 

- Alla fine siamo tutti soli qui. Io ho un figlio e una donna che mi aspettano a casa, ma ogni volta che torno è diverso, come se qui mi mancasse una parte di me che ho lasciato a casa e a casa mi mancasse una parte che ho dimenticato qui. Questa è la vera condanna di chi vive a stagioni, siamo destinati a non sentirci mai completi in nessun luogo, sempre alla ricerca dell'emozione successiva. Io sono qui, con te, ma la mia testa è già a casa, al primo giorno di scuola di Gabriele che perderò ancora una volta, al compleanno di Sara che festeggerà con le amiche e non con me e nonostante questo io non desidero altro che restare a guardare ancora il sole sorgere su Ibiza insieme a te.
- Solo perché con me sei certo di non incorrere in complicazioni, ma sono io che ogni sera vedo andare via dal locale le fanciulle che tentano invano di conquistarti e tu nemmeno le degni di uno sguardo.
- Sarà per quello che tornano il giorno dopo e il bar è sempre pieno?
- Io non so cosa abbia di magico questo posto, so solo che quando sono arrivata credevo di aver commesso il più grande sbaglio della mia vita, mentre ora non vorrei più tornare a Milano.
- Invece dovresti pensare anche tu all'autunno, l'estate è agli sgoccioli, manca poco più di un mese e fidati di me, passerà molto più rapidamente di quanto immagini.
- Tu sai già quando partirai?
- Io pianifico tutto, bambina. Lascio sempre l'isola prima della fine della stagione, quando ancora brulica di cuori infranti e ubriaconi nelle discoteche. Sara non ne sa niente, ma ogni anno prima di tornare da lei parto da solo per due settimane. Non credere che faccia chissà che cosa, eh. Non bevo, non tocco una sola sigaretta e vado a dormire alle dieci di sera. Mi depuro dall'Inferno per tornare in Paradiso. Dovresti pensarci anche tu.
- Io devo tornare alla vita reale a capofitto, o potrei non ritornarci più.
- Dicevo così anche io durante il mio primo anno a Ibiza, ma vedi, bambina, tu sei arrivata qui in fuga e hai messo in pausa tutto: i tuoi sentimenti, i tuoi sogni, persino le tue speranze di vedere arrivare il tuo principe azzurro per riportarti a casa, ma non è questo il modo per tornare a Milano rigenerata. Al tuo ritorno, tutte le persone e i casini che hai lasciato saranno ancora lì ad aspettarti e non ci sarà un momento in cui faranno meno paura di prima, ci sarai solo tu e la tua grinta. Qui hai ascoltato per mesi i problemi degli altri, fingendo di non averne di tuoi, ma non mi freghi: io so benissimo che anche tu, esattamente come tutti noi poveri cani sull'isola, hai il cuore fratturato e scappi da chi te lo ha spezzato.
- Touché. Allora, dottore, qual è il rimedio che mi consiglia?
- Vivi questa maledetta isola. Esci dai tuoi schemi. Non siamo in un reality show, la gente non si aspetta che tu sia sempre sorridente e disponibile. Manda a quel paese lo stronzo che ti ha fatto del male, bambina, urlalo al mare e le onde lo porteranno a lui, ma fallo davvero perché solo così ti sentirai meglio, ti sembrerà di vivere e allora ti avvicinerai alla vita vera, che tornerà da te quando smetterai di usare un copione come tutti quassù e finalmente non ti chiederai più prima di agire se stai andando nella direzione giusta o sbagliata. Avrai un inverno intero per leccarti le ferite, ma fattele queste ferite, altrimenti tornerai a casa senza una storia tua da raccontare e direi che non sei proprio il tipo che prende un volo di sola andata per Ibiza e torna a mani vuote a Milano.
- Fabrizio?
- Eh?
- Grazie.
- Non ti preoccupare, bambina, a fine estate presento il conto anche a te.

venerdì 16 agosto 2019

Si può finire qui


Quando ero bambina, la notte di Ferragosto segnava già un po’ la fine dell’estate. Era l’ultimo vero giorno di festa, dopo iniziava la corsa contro il tempo per iniziare e finire i compiti delle vacanze, alcuni amici già tornavano a casa e la routine si impadroniva di nuovo delle nostre vite. Il lungomare si svuotava, i locali di sera chiudevano prima, tornava la Tramontana e le prime piogge impedivano un lieto fine agli amori estivi. Noi, già vecchi all’epoca, ci rintanavamo nel ristorante del lido a giocare a burraco da mattina a sera, mentre pian piano i giuramenti di amore eterno si scioglievano, ci preparavamo a tornare in città e le tate ci cercavano senza trovarci mai.
Nonostante tutto, però, il 15 d’agosto era il Natale estivo e nessuno di questi pensieri avrebbe mai potuto rovinarlo. Ricordo che si facevano lunghe tavolate al lido, ci si vestiva sempre di bianco, si beveva e si ballava fino all’alba: non c’era differenza tra adulti e giovani, si stava insieme per una notte intera e per una volta tutto avveniva sotto gli occhi di tutti.
Quest’anno no, per la prima volta la mia estate è iniziata e finirà senza nessuno di quei riti tipici di una piccola comunità balneare come lo è Margherita, mi rattrista pensare che tutto si è svolto ugualmente anche senza di me, perché lo spettacolo deve continuare, e nemmeno il mio ombrellone vuoto potrebbe interromperlo.

giovedì 1 agosto 2019

Verranno a chiederti del nostro amore


Verranno a chiederti del nostro amore e tu gli risponderai che era una farsa, le bugie ci hanno allontanato molto di più della distanza fisica ed io me ne sono andata non appena tutto si è complicato. Non gli racconterai di quando mi hai lasciato vagare per un giorno intero per le strade della tua città, né delle tue telefonate nel cuore della notte e di tutte le lacrime che io ho versato per te. Parlerai solo della tua verità e ancora una volta sottovaluterai il mio silenzio, ti convincerai che sono scappata perché non ti amavo abbastanza, mentre invece io ancora fatico a immaginare la mia vita senza di te, rincorro la tua ombra in tutto quel che mi circonda e allontanarmi da te è stato solo un ultimo, disperato tentativo per ritrovare me stessa. Eliminerai il mio numero di telefono e tutto quel che ancora conservi di mio, ma non basterà a cancellarmi dal tuo cuore. Crederai di esserci riuscito, poi un giorno camminando per le vie del centro ti sembrerà di sentire il mio inconfondibile profumo, ti volterai d'impulso, non mi troverai e la delusione farà capolino insieme a tutti i ricordi che avevi tentato invano di seppellire.

Verranno a chiederti del nostro amore e tu ti sorprenderei di avermi persa prima del tempo. Mi cercherai ovunque ma non mi troverai più, sarò già lontana da te e da tutto quel che ci ha unito. Ti convincerai che il destino aveva altri piani per noi due, che insieme non avremmo potuto realizzare i nostri sogni, mentre invece sacrificare l'amore è stato il giusto prezzo da pagare per la fama, come nel musical che avevamo visto insieme al Cinema sotto le stelle. Però i protagonisti, alla fine del film, si rincontrano e invece noi no, noi saremo per sempre destinati a rincorrerci senza ritrovarci mai.

Verranno a chiederti del nostro amore e tu non potrai fingere di non aver provato per me un sentimento unico nel suo genere, così come non potrai mai andartene del tutto senza prima avermi rincorso un'ultima volta, ma quando mi nomineranno tenterai ugualmente di sminuirmi per non darmela vinta, perché ancora non hai capito che non è un gioco in cui uno vince e l'altra perde, ma sul piatto c'è la felicità di entrambi e tu, con questo atteggiamento infantile ed egoista, non hai fatto altro che condannarci a rimanere incompleti.

lunedì 29 luglio 2019

La luna di notte non ci scalda più


Ricordi quella volta in cui abbiamo camminato quasi fino all'alba insieme? Vicini, ma non troppo, come solo due estranei che si sono appena incontrati possono fare mentre condividono la stessa strada al ritorno verso casa dopo una festa in spiaggia. Il mare quella notte era silenzioso, o forse le nostre parole e il sonno si mescolavano nelle onde e ora si confondono in quell'atmosfera magica del nostro primo incontro. 
Vorrei poter avere più momenti felici trascorsi insieme da riportare alla mente quando ti penso, ma sono così pochi e così lontani da me ormai che temo di vederli sfuggire. Ma se qualcosa ci entra dentro e attraversa la nostra anima - come tu hai fatto con me - non è possibile perderla completamente.
Ha senso? Eravamo insieme e lo siamo sempre stati da quel giorno in avanti. Sono trascorsi due anni, di stelle ne son cadute tante, ma noi ancora non ci siamo ritrovati. Mi manchi, soprattutto quando sono sola in serate afose come questa e ho l'intera spiaggia ai miei piedi. Non parlo più col mare, non abbiamo molto da dirci ultimamente, ho esaurito la voglia di rincorrerti con la fantasia. Ovunque tu sia, so che stai pensando a me e che mi vorresti al tuo fianco. Sono lì, anche quando non riesci a vedermi e non ci sentiamo da tempo, sono sempre lì con te. Ti basta guardare il mare per rievocare quei giorni insieme.

venerdì 12 luglio 2019

Baby, I know I'll never find you again

È tornata la Tramontana. Prima del solito, questa volta, e non è mai un buon segno quando accade. Mia madre mi avvisa sempre quando arriva perché i vecchi marinai sostengono che porti novità, belle o buone che siano sta a noi deciderlo. L'estate ormai è qui, l'avverti sulla pelle abbronzata, sui capelli bagnati, sui mille occhiali scuri che la gente usa per proteggersi non soltanto dal sole. Un'altra stagione senza te, un'altra vita parallela in cui avremmo potuto essere felici. Ogni tramonto lo guardo da sola, perché è troppo bello vedere sprofondare una palla infuocata in mare per poterlo condividere con qualcuno di cui domani avrò già dimenticato il nome. Nel momento in cui il cerchio scompare e i raggi illuminano ancora per qualche minuto la spiaggia mi sdraio sempre sulla schiena e per un po' fingo di essere a casa. Quest'isola in cui ho richiesto asilo, lontana da te e dal male che ci siamo fatti, continua a sorprendermi e a regalarmi emozioni che riporterò con me in Italia.

L'altra notte ti ho pensato prima di addormentarmi. Sono uscite le date del tour e non tornerai a Margherita. Sembra quasi che sia stata una parentesi unica, destinata a rimanere impressa nel mio cuore e a non ripetersi, persino ora che non sono lì. Speravo, venendo qui, che tu tornassi invece dove ci siamo conosciuti, ripercorressi senza di me quelle strade e ti accorgessi che non ha senso vivere lontani. Ma ancora una volta il destino conferma quel che so da sempre: noi non ci apparteniamo e la distanza tra noi non è solo fisica ormai. Se mi incontrassi ora, non mi riconosceresti così come io non ritroverei nel tuo sguardo le emozioni di due anni fa. Non lo scopriremo mai, suppongo.

Mille volti, tanti occhi, troppe mani si susseguono giorno dopo giorno in questo posto che ha poco a che fare con la realtà a cui appartengo e tutto con la fuga da quella stessa vita che mi attende al ritorno. Non ho ancora comprato il biglietto di ritorno per Milano, perché mi piace pensare che così come all'improvviso sono salita sul primo aereo e sono arrivata qui, allo stesso modo una mattina mi sveglierò, infilerò in valigia tutti i ricordi di un'estate fuori dagli schemi e andrò all'aeroporto. Se davvero non troverò nessuno ad aspettarmi, adesso non importa. Sono troppo impegnata ad essere felice per accorgermene.

giovedì 27 giugno 2019

He takes the day, but I'm grown

Questa pazza isola non smette di stupirmi e quando l'altra mattina mi hanno annunciato un matrimonio da organizzare per il prossimo week end come se si stesse decidendo tra le uova e i pancake per colazione per un attimo ho creduto mi stessero prendendo in giro. Qui ho poco tempo per riflettere, per isolarmi coi miei pensieri, ma oggi in mezzo alla confusione dei preparativi è tornata la malinconia. Non ti ho mai confessato che avrei voluto sposarti. Hai sempre fantasticato anche tu sulla nostra vita insieme, ma io avevo pianificato tutto nei dettagli: il matrimonio, i bambini, le vacanze, la casa e i cani che avremmo avuto. Non sarebbe stata una cerimonia sfarzosa. Avrei voluto sposarti in riva al mare, proprio nella spiaggia in cui ti ho conosciuto. A piedi nudi, col vento tra i capelli, vestiti in modo semplice e circondati da tutte le persone a cui vogliamo bene e che hanno vissuto con noi questi anni difficili prima di coronare il nostro sogno. Io avrei rinunciato alla mia carriera per te. Ti amavo fino a questo punto, anche se non ci crederai mai. Avremmo avuto due gemelli, poi una femmina qualche anno dopo. Mi avresti regalato un pastore tedesco dopo la nascita dei gemelli e avremmo abitato nella tua città. Guardaci ora: io nell'isola della perdizione e tu chissà dove a fare chissà cosa. Non so più niente di te, anche se non credo che la tua vita sia cambiata poi tanto. Viaggi, lavori, conosci gente, cerchi me e poi mi maledici per essere andata via. Però io non sono soltanto quella che ti ha lasciato, sono anche la ragazza che ti ha spezzato il cuore. Non oso immaginare la fatica che stia facendo la poveretta che tenta di colmare il vuoto che ho lasciato. A volte credo ancora di amarti: quando vedo una coppia mano nella mano passeggiare in riva al mare o mentre ascolto alcune canzoni che per qualche assurdo motivo mi ricordano te. Ci sono giorni in cui, invece, penso di averti dimenticato e di averti lasciato nel passato. Ma se fosse così, perché mi sento ancora mutilata?

sabato 22 giugno 2019

Ibiza

Ti ho detto che sarei partita e così è stato. Non hai tentato di fermarmi, io non mi sono voltata indietro. Un pomeriggio sono andata all'aeroporto, ho comprato il biglietto per il primo volo ed eccomi qua, ma avrei dovuto sapere che 848 chilometri di distanza sono ancora troppo pochi per eliminarti dai miei pensieri. Da quando sono arrivata qui la vita è cambiata radicalmente. Tutto quel che si dice su quest'isola è vero: le feste, la gente, gli happy hour, le spiagge, la musica, il cibo la rendono molto simile al Paese dei Balocchi e io non ti saprei dire come ci sono arrivata, mi sono ritrovata qui un'afosa sera di fine primavera e mi sono condannata da sola a vivere in questo turbinio inarrestabile.

Oggi, però, piove. Anzi, diluvia. Ero al Bar, quando improvvisamente un tuono assordante ha sovrastato la musica e ha messo in fuga quasi tutti. Qualche temerario è rimasto, pensando che sarebbe durato poco, costringendomi perciò a rimanere lì con loro, mentre invece avrei voluto seppellirmi sotto le coperte e dormire per un mese. Strano, no? Ho trascorso le prime settimane saltando da un posto all'altro, come un grillo impazzito, poi ho trovato il Bar, ho conosciuto Linda, siamo entrate subito in sintonia ed ora ho una mia quotidianità, come se potessi sentirmi a casa in questo paradiso maledetto fuori dal mondo, dalla vita reale e lontano anni luce dalla nostra storia, ma non preoccuparti, ogni giorno arriva un turista con la pelle bruciacchiata, gli occhi azzurri o i capelli color del grano che mi ricorda te. 

La vita qui fa uno strano effetto e scriverlo sembra ancor più assurdo, ma è davvero così: le giornate trascorrono tutte allo stesso modo. Al mattino la sveglia suona sempre troppo presto, ma è l'unico ritaglio di tempo che ho per me e lo sfrutto per allenarmi in spiaggia mentre i ragazzi ubriachi della notte precedente si svegliano e imprecano contro il sole tentando di ritrovare la strada verso l'hotel. Tornando a casa faccio un salto all'edicola per leggere l'unico quotidiano che arriva dall'Italia, poi doccia, trucco e si va in scena. L'happy hour è una cerimonia ormai antica, che non perde tuttavia un briciolo del suo fascino primitivo. Si modifica ogni giorno in qualche minuscolo dettaglio, dal deejay all'elenco dei cocktail, fino alla gente che partecipa. C'è una vastità di motivi diversi e tutti più o meno banali per cui le persone scelgono di trascorrere le proprie vacanze ad Ibiza. Poi ci sono quelli come te: incoscienti, immaturi, eterni Peter Pan. Probabilmente ciascuno di loro ha qualcuno a casa ad aspettarli, ma non è questo il motivo per cui sono qui. Fingono qualche anno in meno, lottano ogni giorno contro il tempo che passa, poi credono che la loro età torni utile per conquistare qualche stupida ragazzina. Non hanno torto, con me aveva funzionato perfettamente. Talvolta, però, succede anche a loro di avere un momento di lucidità in cui sentono nostalgia di casa e di una sola persona in particolare e allora capiscono in che gran casino si son cacciati e trafelati scappano da qui. Tu no, tu scappi solo da me e, come un cane che si morde la coda, ricaschi sempre negli stessi errori.

Ho ascoltato il nuovo singolo di Calcutta e sono scoppiata a piangere alla fine della prima strofa per colpa di una frase che, seppur semplicissima, mi ha colpito dritto al cuore come una freccia scoccata da Ulisse.
"Non ti bacio da due anni."
Lo sa persino il vero Calcutta che non ci vediamo da tanto - forse troppo - tempo, è un altro scherzo del destino o c'è il tuo zampino? 
Come se ciò non bastasse, ogni volta che al Bar qualcuno flirta con me, mi nascondo dietro la ridicola scusa che a casa una persona mi sta aspettando. Non prendiamoci in giro, so bene che non mi accoglierai all'aeroporto con un mazzo di rose al mio ritorno, ma lo devo a me stessa. Non è in questo luogo di perdizione che ritroverò l'amore, quando sono partita ne ero perfettamente consapevole.

La chiamano "tormenta de arena" perché le spiagge diventano pericolose con questo tempo e nessuno si avvicina alla costa fino a quando l'ira del cielo non si placa e torna il sole. Rimane poco da fare: i negozi del centro si riempiono di turisti annoiati, mentre i bar sulla spiaggia diventano fortezze inespugnabili. Le altre ragazze sono uscite con dei tedeschi, approfittando di questo inaspettato giorno libero, mentre io mi sono rintanata quassù sperando di poter trovare un po' di pace. Mi sbagliavo. Nemmeno in questo momento la tranquillità riesce a conquistare l'Inferno e non mi rimane altro che osservare lo spettacolo che si sta consumando al di fuori della finestra della mia camera. Lampi, tuoni, fulmini e saette: sembra l'Apocalisse. Manchi solo tu.

martedì 11 giugno 2019

Give me a minute to hold my girl

Non sarebbe bello tornare a casa dopo una settimana di duro lavoro e trovare me ad aspettarti? Abbiamo immaginato così tante volte come sarebbe stato condividere le nostre vite, senza trovare mai il coraggio per fare un tentativo nella realtà. Stasera è successo di nuovo, non sono uscita, mi sono chiusa in camera, mi sono stesa sul letto a guardare il mare sopra di me e ho lasciato correre la fantasia lontano dal disordine della mia vita, fino alla quiete della notte torinese.

Sto uscendo da lavoro, sono le otto passate, il mio stomaco brontola e i tacchi nuovi mi fanno desiderare di camminare a piedi nudi verso casa, poi inaspettatamente passa il tram e decido di prenderlo, perché durante le sere di giugno è bello osservare la città al tramonto. Trovo un posto libero e ne approfitto per guardare finalmente cosa mi sono persa oggi nel mondo mentre ero in gabbia. Trovo una tua chiamata, due messaggi, un'altra chiamata, un vocale su Whatsapp e tutti questi indizi vogliono dire soltanto una cosa: sei tornato prima e vuoi vedermi non appena possibile. Il cuore mi sale in gola e istintivamente scendo alla prima fermata, torno indietro, trovo un taxi e domando di accompagnarmi a un indirizzo che ho ben stampato nel cuore con un sorriso che mi illumina gli occhi. Il tassista mi parla della stagione estiva, delle giornate più lunghe, della gente felice e innamorata, mi chiede se anche io lo sono, innamorata intende, e io rispondo che sono pazza da due anni di un uomo meraviglioso che mi aspetta a casa da ore e che non vedo l'ora di riabbracciare, mi chiede dei nostri programmi, io gli racconto che con te trascorrerei tutta la mia vita e lo giurerei in qualsiasi momento, ti seguirei in capo al mondo, poi mi tocco la pancia e penso che forse, più realisticamente, aspetterei sempre il tuo ritorno da me a braccia aperte. Il signore ha una sessantina d'anni, mi chiede quando arriverà il piccino, io gli confido che manca poco, nascerà d'estate proprio come noi due, avrà qualcosa di entrambi, ma forse più di te che di me, infatti mi sento che sarà della Vergine e proprio come suo padre non riuscirò sempre a capirlo, ma lo amerò con tutta me stessa. Finalmente vedo quella che ancora per qualche settimana sarà la tua casa, mi rattrista pensare che la lascerai con al suo interno tutti i momenti felici dell'inizio della nostra storia, ma tu mi hai fatto il regalo più grande che potessi desiderare - la casa della mia infanzia - e là costruiremo una famiglia insieme. Pago il tassista e apro il portone in preda all'euforia, mentre aspetto l'ascensore conto i secondi che ci separano e tu, sentendo i miei tacchi, apri la porta di casa e mi chiami dalla tromba delle scale, io ti rispondo che sto salendo, tu impaziente sei già sui primi gradini, io mi tolgo le scarpe, tu apri l'ascensore e mi avvolgi in uno dei tuoi baci calorosi, poi ti stacchi da me, mi posi una mano sulla pancia e inizi a farmi mille domande, vuoi recuperare ogni attimo delle mie giornate senza di te, io ti guardo innamorata come il primo giorno o addirittura di più se possibile, mi stendo sul divano con la testa sulle tue gambe e senza staccare gli occhi da te comincio a raccontarti di un cliente fastidioso, della festa che le mie amiche stanno organizzando, di come procedono i lavori nella nuova casa, del fatto che il piccino ancora non ha un nome e che se andiamo avanti così non ci metteremo mai d'accordo o avrà almeno due nomi e tutti a scuola lo prenderanno in giro. Tu mi ascolti in silenzio, mi accarezzi i capelli e rifletti, poi a un tratto interrompi il mio flusso di coscienza e con la tua solita semplicità trovi la soluzione più giusta.
"Parliamo sempre di questo angelo come se fosse un maschio, invece secondo me sarà una femmina e non ci saranno dubbi sul suo nome: si chiamerà Margherita, come il luogo in cui ti ho conosciuto."

domenica 9 giugno 2019

Mi sono incartata di nuovo


Quante volte ho giurato a me stessa di non cercarti più? Quante altre mi sono ripromessa di lasciarti andare? Invece non è mai cambiato niente - come potrebbe del resto, è cambiato tutto irrimediabilmente il giorno in cui ti ho conosciuto - fino a quando non ho smesso di inseguirti da un momento all'altro. Ora non ricordo nemmeno più come è accaduto. Ma mi hai scritto e non ti ho risposto, non ti ho ignorato, ho pianto seduta a terra contro il muro finché ho scelto consapevolmente di non risponderti. A quel punto tu hai incominciato a inseguirmi, io a scappare e ancora non ho trovato la via d'uscita dal labirinto in cui mi sono intrappolata da sola.
Non ti sei stancato di questo gioco? No, certo, per te è un divertente passatempo che allontana la noia quando lei non c'è e tu vuoi l'ennesima conferma che è stato meglio così, non avrebbe funzionato, apparteniamo a due mondi diversi e non so più cos'altro ti ripeti per tenermi lontana.
La verità è che nemmeno tu credi alle bugie che ti ripeti, altrimenti di recente non mi avresti definito la tua ossessione, perciò che aspetti? Io sono qui da sola, ho sonno ma non riesco a dormire, aspetto te da circa due anni ormai e non ho alcuna intenzione di addormentarmi, perché quando diventi bravo in qualcosa non hai più voglia di lasciarlo andare e io mi sono affezionata a te come se fossi un prolungamento di me e non so se posso imparare a vivere fingendo di non sentire la tua mancanza e non so nemmeno se un giorno smetterò di sentire questo vuoto che a volte mi prende lo stomaco e non mi permette di mangiare, altre mi fa saltare un battito, altre ancora mi fa sentire mutilata.
Forse mi sbaglio, è tutta colpa della mia fantasia o del mio egocentrismo, ma spesso mi convinco che tu insieme a me saresti stato felice come mai nella vita, perché io per te avrei dato e fatto qualsiasi cosa.
Ho un asso di picche, una regina di cuori, un fante di quadri in mano e mi sono incartata di nuovo, come ne esco questa volta?

domenica 2 giugno 2019

È stata tua la colpa allora adesso che vuoi


Forse la felicità è non pensare a te per qualche ora, ascoltare Midnight city sulla strada di ritorno verso casa mentre le luci mi confondono, l'alcol scorre nelle vene più del sangue e il sonno pian piano mi abbraccia insieme alla triste consapevolezza di essere una persona migliore senza di te. Allora perché, maledizione, mi manchi ancora così tanto come se ci fossimo lasciati ieri?
Continuo a ripetermi che sto bene, starò bene e vivrò anche senza di te, ma non riesco a crederci e ancora scoppio a piangere non appena qualcuno ti nomina quando meno me l'aspetto. 
Ripenso a quella dannata sera in cui ti ho incontrato e se accadesse ora scapperei subito correndo. Ti odio con tutta me stessa per avermi ridotta ad una patetica dodicenne davanti al suo primo amore. Un'altra settimana è finita, tu stai tornando a casa da lei, io sono sola e i grattacieli stasera proprio non riescono a farmi brillare gli occhi. Come fai ad aver cominciato un'altra storia senza aver mai chiuso con me? Pensavo che avrebbe fatto talmente tanto male da farmi impazzire, invece sono qui che mi lecco le ferite e mi ripeto che puoi illuderti quanto vuoi, ma io so che ogni notte prima di addormentarti pensi a me e forse è questa l'unica magra consolazione che mi resta. Io continuerò a vagare per le strade della città cercando il tuo sguardo negli occhi dei passanti senza successo, tu ti chiederai per sempre come sarebbe stato avermi accanto.

lunedì 29 aprile 2019

Ask me to stay


Si dice che si debba scrivere di ciò che si conosce e a me questa sembra una ragione sufficiente per continuare a raccontare di te. Passano i giorni, le nostre vite scorrono senza fermarsi ad incroci comuni e io ho finalmente reimparato a camminare, come diceva la canzone. Mi stupisce sempre leggere il tuo numero comparire sul mio telefono nel cuore della notte proprio un istante dopo essermi convinta che non mi cercherai ancora, ma ormai ti ignoro più perché sono stanca piuttosto che per orgoglio. Vorrei dirti che sto uscendo con un altro ragazzo, che forse sono pronta a fidarmi, che per quanto difficile possa sembrare, voglio provare ad esserci per lui, ma niente di tutto ciò corrisponderebbe alla realtà e allora preferisco non risponderti e lasciarti immaginare tutte queste cose. Sono patetica? Forse sì, ma tu saresti in grado di essere felice per me se incontrassi qualcuno? Solo perché tra di noi non ha mai funzionato, non vuol dire che non ti voglia vedere felice.
Ho sempre temuto il momento in cui persino la speranza di rivederti mi avrebbe abbandonato. L'altra sera, con un vestito lungo e un fiore donatomi tra le dita, ripensavo a te e alle tue rose. Sono ancora troppo giovane per smettere di credere nella bellezza della primavera degli amori, eppure eccomi qui. Sorrido e ripeto che sto bene, quando invece l'unica cosa che riesco a fare è buttare via ogni fiore che ricevo da altre persone. Non posso descrivere quanto eri immensamente gentile, dolce e romantico così come non posso dimenticarlo. Nella semplicità dei tuoi gesti racchiudevi tutto il tuo amore per me. A volte ripenso a momenti vissuti con te che, visti dall'esterno, probabilmente non avrebbero peso per lo sviluppo della nostra storia, eppure io credo che ogni secondo dal nostro incontro in poi abbia avuto importanza e mi terrorizza il pensiero di poter dimenticare quegli attimi preziosi che mi hanno segnata indelebilmente.

Vorrei che mi domandassi di non andare a Roma questa volta. Così, di botto, senza senso. Non ne avresti nessun diritto, o forse lo avresti tutto. A quel punto io partirei ugualmente, consapevole di ferirti di nuovo, perché mi piace inciampare sempre negli stessi errori e non voglio interrompere questa spirale che ci trascinerà in fondo insieme. Invece sono qui e ascolto voci che mi dicono di continuare a vivere come se incontrarti non avesse stravolto il corso della mia esistenza. Più io ripeto e mi convinco di non voler partire, più loro insistono. 
Non credo più che ci apparteniamo, né che ci rivedremo presto. Lo spero ancora, non fraintendermi. Il tuo ultimo messaggio non vuol dire niente, se non che ormai solo da ubriaco trovi il coraggio per scrivermi, ma questa volta non è sufficiente a non farmi partire.

venerdì 26 aprile 2019

A te


Ti ho amato e ti amo ancora. Per il modo in cui ridevi, sembravi una bambina e non te ne vergognavi affatto. Per i tuoi ideali, un po' campati per aria, ma per i quali eri sempre pronta a schierarti in prima linea. Per il bene che facevi, a volte persino senza accorgertene. Per i tuoi momenti di tristezza, in cui non vedevi più il sole ed eri quanto di più prezioso da proteggere. Per il modo naturale in cui eri sempre al centro dell'attenzione, ma nonostante questo, hai notato me, che non ho mai voluto stare sotto ai riflettori. Per il tuo essere di sinistra, pur essendo una figlia di papà, per quanto mi facevi incazzare quando parlavamo di politica, quasi quanto mi lasciavi senza fiato quando parlavamo di film. Per l'energia che avevi al mattino appena sveglia, il modo dolce in cui mi preparavi la colazione e ti prendevi cura di me. Per i tuoi sbadigli nel cuore della notte, quando stavamo ore e ore al telefono, ma anche per come non avresti mai voluto concludere quelle nostre conversazioni. Chi altro è in grado di parlare di Kant alle tre del mattino? Per il tuo intuito e per il tuo sguardo con cui mi individuavi in mezzo a una folla di persone. Ti amo persino per il modo in cui sei sparita dalla mia vita senza lasciare tracce nell'epoca in cui tutti sanno tutto di tutti. Io non so più niente di te, ma forse non l'ho mai saputo e ti amo anche per questo. 

venerdì 19 aprile 2019

Animali notturni


Hey, sono di nuovo io. So che l'ultima cosa che ti aspetteresti è sentire la mia voce, ma eccomi qui. Per te ci sono e ci sarò sempre. Sembra buffo ora il modo in cui nei film abusano della segreteria telefonica e invece questa è la prima volta in vita mia che lascio un messaggio e non poteva che essere per te. Non so davvero da dove cominciare, ho saputo forse troppo tardi quel che è accaduto e inizialmente volevo correre fino a casa tua, ma poi ho realizzato di non sapere più dove abiti ed è così assurdo sapere tutto di un'altra persona e poi non sapere più niente, nemmeno informazioni che chiunque, spinto da un minimo interesse, potrebbe sapere, ma io non lo so e allora ho pensato di chiamarti, ma dovevo prevedere che avresti staccato il telefono per un po', perché fa parte di te e Dio solo sa quanto odiassi questo tuo modo di sparire quando litigavamo. Non so più cosa volevo dirti inizialmente, ma hey, per qualsiasi cosa, sono qui. Lo sai. Solo perché non ci vediamo da un anno e mezzo non vuol dire che non faccio più parte della tua vita. Non so bene se ascoltando questo mio flusso di coscienza fosse chiaro, perciò lo ripeto. Chiamami, staremo in silenzio e piangeremo o rideremo o faremo tutto quel che vorrai tu. Chiamami, per favore. Ok, bene, penso di averti detto tutto, non credo nemmeno che sia peggio di una nota vocale sai. Sono così demodé i messaggi in segreteria? Cominciano quasi a piacermi, avrei dovuto mandarteli molto tempo fa. Va bene, basta così, ciao Ale. Stammi bene. Starai bene, lo so. 

martedì 9 aprile 2019

Quella domenica nella tua città

Ho pensato a lungo se scrivere o meno di quella domenica nella tua città. Un po' per paura che lo leggessero i miei, a cui non l'ho mai detto, un po' perché volevo fingere che quella giornata non fosse mai esistita. Ma col tempo mi accorgo che è finita e non tornerò sui miei passi, a questo punto spero anche che le nostre vite continuino parallele e non si incrocino mai più. Mi ci è voluto un anno, eppure eccomi, finalmente, qui a scriverne.

Non mi sono mai sentita così estranea in un luogo in cui ero già stata come quella volta. In fondo è stata tutta colpa mia, lo ammetto. Sono stata testarda, impulsiva e sconsiderata. Ma io ti ho amato con tutta me stessa ed ero cieca quando mi accontentavo delle briciole che seminavi dietro di te. In questi dodici mesi non è trascorso giorno in cui non ti abbia pensato, sono tornata persino dove tutto è iniziato, dove ti ho visto per la prima volta e dove mi sono sentita così viva da aver paura. Avevo ragione ad essere spaventata, ora so cos'è l'amore e so anche che mi ha cambiato per sempre. Il merito è tutto tuo.

Quel giorno avevo dimenticato la sciarpa insieme al sole a Milano e il tempo uggioso nella tua città doveva essere un presagio di quanto sarebbe accaduto. Oggi diluvia a Milano e come vorrei che tu fossi qui con me. O forse no, non saprei cosa dirti, balbetterei, mi si inumidirebbero gli occhi all'istante e la mente si svuoterebbe.


Comincio davvero a stare meglio e non ho più paura di dirlo perché questa volta non è una bugia che tento inutilmente di trasformare in realtà. Sto leggendo un libro di un tuo concittadino scritto male ma fin troppo famoso, è dall'estate scorsa che non leggo per diletto, penso al fatto che con tutte le mie lettere per te ne ho scritto uno lungo quanto questo inverno che finalmente giunge alla conclusione.

Innamorarmi di te è stato l'errore involontario più grande che mi potesse capitare di fare. Tutte le scelte che ne sono derivate sono state la parte migliore di questi ultimi due anni. Ogni maledetta volta in cui ti ho pensato non ho potuto fare a meno di sorridere ed è così che sono arrivata alla conclusione che ne è davvero valsa la pena.

domenica 17 marzo 2019

Dieci ragioni per cui non scriverti più

La prima ragione, la più sciocca, è il tuo viso angelico con quei dannati capelli biondi e gli occhi azzurri nei quali perdersi era inevitabile e adesso ritrovare me stessa si sta rivelando l'impresa più difficile da portare a termine.

Poi per le tue sigarette. Le odiavo, te lo ripetevo continuamente, eppure erano parte di te e mi facevi ridere quando ti giustificavi farfugliando che ti tenevano in vita mentre eri lontano da me quasi quanto mi facevi arrabbiare quando le tiravi fuori con aria strafottente durante i nostri litigi.
I tuoi messaggi codardi nel cuore della notte, scritti dopo lunghi e interminabili giorni di silenzio, che non mi hanno mai lasciato indifferente, tanto meno ora, sono un altro motivo per starti lontano. Sapevi sempre dire la frase giusta per colpire il mio cuore e convincermi a rimanere.

I tuoi complimenti così sinceri che miravano dritti al cuore, mai banali, o forse sempre, ma ero così innamorata di te da non rendermene conto e non saprei darti nemmeno ora un'opinione distaccata perché nei miei ricordi occupano un posto speciale.

La quinta ragione per non scriverti più è il Borotalco che usavi come profumo. Chi altro lo fa? L'ho cercato tanto intorno a me, ma non l'ho mai più trovato. Mi manca perché quell'odore per me non rappresentava soltanto te, ma anche l'infanzia, casa e la tenerezza dei nostri pochi momenti felici. 

Le rose rosse, che ora odio e non riesco più a guardare senza sentire una fitta allo stomaco, sono la sesta ragione. Quel colore così vivo e puro ora non mi fa pensare all'amore che provavamo l'uno per l'altra, quanto piuttosto a tutte le lacrime versate per te e alle scuse banali che accompagnavano i fiori. Non firmavi mai i biglietti, davi per scontato che io ricevessi fiori soltanto da te. Invece, mi dispiace tanto, ne ho ricevute altre. Le ho detestate subito e le ho buttate nella spazzatura non appena arrivata a casa, se ti fa sentire meglio. Non voglio più rose nella mia vita. Non voglio più niente che mi riporti indietro a te.

La settima ragione è il bisogno che ho di sapere quanto ancora io conti per te. Non voglio più saperlo, però non posso fare a meno di chiedermelo.

Il modo in cui te ne vai senza andartene mai del tutto è un'altra buona ragione per non scriverti più. Sono stanca di raccogliere i pezzi che lasci a terra dopo il tuo passaggio così come di rincorrerti, di convincerti a rimanere, di avere la sensazione di non essere sufficiente per te.

La penultima ragione che mi viene in mente è forse la più triste, ovvero la naturalezza con cui vorrei raccontarti e confidarti gli eventi, le emozioni e le persone che vivo ora. Mi manca essere ascoltata e compresa come solo tu riuscivi.

La decima ragione, la più importante di tutte, è la persona che ora hai accanto. Non voglio e non posso essere la causa della fine della tua nuova relazione. Mi hai posto su un piedistallo, mentre avevi le braccia occupate. Il nostro tempismo è sempre immancabilmente e irrimediabilmente sbagliato.

lunedì 4 marzo 2019

Sotto sotto sotto sto bene


Se potessi tornare indietro nel tempo, al momento in cui ci siamo conosciuti, cosciente di tutto quel che ne sarebbe derivato, ti avvicineresti ancora a me? Mi parleresti, mi sorrideresti e flirteresti come è accaduto?

Temo che questa volta non avresti abbastanza coraggio. 

Non è più la conclusione della nostra non-storia a rendermi triste, ma la consapevolezza di aver rischiato tutto per te e avere perso, senza che tu puntassi realmente le tue carte migliori. Alla fin fine era solo una questione di comodità, per quanto banale possa suonare. Io ero e sono ancora oggi una complicazione, mi vuoi solo se sono abbastanza vicina da poter essere nella tua vita quanto basta.

Nessuno prenderà il tuo posto nel mio cuore, ma nemmeno tu riuscirai a riempire il vuoto che ho lasciato io.

Risentire la tua voce mi ha fatto capire fino a che punto mi sei mancato in questi mesi. Ho cacciato indietro le lacrime, sono stata forte, le mie amiche sono fiere di come mi sono comportata, ma in realtà è ancora duro convivere con il pensiero che non divideremo mai le nostre vite. Mi manchi, ma come fai a mancarmi se non ti ho mai avuto realmente non te lo so spiegare. Non hai mai capito realmente le mie ragioni, hai sempre semplificato tutto in un modo che ora non riesco più ad amare. Sono libera, l'ho desiderato a lungo, però non sto ancora bene. Dovranno esserci altre bugie, lacrime e telefonate come quella della settimana scorsa per convincermi che sia andata meglio così.

Ascolto ancora Gazzelle, venerdì era in concerto a Milano ma non sono andata, probabilmente avrei pianto per tre quarti dello spettacolo e non mi pareva il caso. Però ora quando canticchio in metropolitana che sotto sotto sotto sto bene ci credo un po' di più e quando arriva un tuo messaggio non sento salire immediatamente il cuore in gola. Pian piano andrà sempre meglio, perché ormai tornare indietro al punto di partenza è impossibile.

lunedì 4 febbraio 2019

Colazione da Gattullo

Mi manca raccontarti i frutti del mio fervido subconscio, perciò continuo a scriverti. Non credo sia del tutto improbabile che tu ti imbatta in questo blog e ti riconosca nel destinatario dei post. Ieri ti ho sognato di nuovo. Non accadeva da tempo, o meglio, ormai non succede più ogni notte e quando succede mi sorprende notevolmente. Era un misto tra Casablanca e la vita vera. Rimanevamo chiusi dentro un museo o una fabbrica, non ricordo bene, qui a Milano. Sarebbe interessante capire come sia possibile confondere un museo e una fabbrica, ma non è questo il punto del sogno. C'era anche altra gente insieme a noi, dei tuoi colleghi o amici. La notte trascorreva tranquilla tra corse alla Bertolucci, esplorazioni e momenti silenziosi in cui ce ne stavamo seduti in un angolo lontani da tutti a parlare a bassa voce come facevamo un tempo. Alle sei un custode finalmente ci lasciava uscire dall'edificio e ci dirigevamo tutti insieme verso la metropolitana, ci sedevamo l'uno di fronte all'altra e tu mi guardavi con un sorriso triste, mentre io osservavo il treno portarci fuori dalla città, all'aperto nella luce fresca del mattino. Era primavera. Usciti da lì, rimanevi fermo ad aggiustarmi i vestiti come fanno i genitori con i propri bimbi il primo giorno di scuola, c'era una premura nei tuoi gesti mai vista nella realtà. Poi ti domandavo il motivo della tua tristezza e tu rispondevi che era arrivato il momento di chiuderla serenamente. Non eravamo fatti per stare insieme e ora ti era chiaro. Io non piangevo, ma ti abbracciavo e ti stringevo forte per memorizzare ogni parte di te. Ero io, nel mio sogno, ad allontanarmi senza voltarmi indietro per guardarti un'ultima volta.

Non c'è mai stato un momento conclusivo, un solo istante in cui entrambi abbiamo pensato contemporaneamente che fosse la fine della nostra complicatissima relazione. Ma ora, a mente lucida, ricordo come stavo e so di non voler più rivivere quelle sensazioni. Per quanto magici i momenti condivisi con te, non sarò mai completamente capace di descrivere la tristezza che mi portavo dentro nei giorni in cui per nessuna ragione a me comprensibile non mi rivolgevi la parola. Mi mancherai sempre, che io lo voglia o meno, ma ora so finalmente cosa significa stare bene con me stessa e non sono disposta a rinunciare a questa consapevolezza dopo aver faticato tanto per ottenerla.