giovedì 26 febbraio 2015

La verità è che non gli piaci abbastanza - La princi edition



Ci siamo passate tutte, quel "bello e impossibile, con gli occhi neri e la bocca da baciare" ci ruba il cuore e puff, improvvisamente diventiamo schiave dei suoi sbalzi d'umore, lo autorizziamo implicitamente a usarci e gettarci via come un kleenex sporco, lo perdoniamo persino se lo becchiamo con un'altra perchè "tanto lui ama solo me, quella non vuol dire nulla per lui".

Lui diventa il centro dei nostri pensieri, la nostra intera esistenza ruota improvvisamente intorno a lui, ma, nonostante tutti i nostri sforzi, non siamo mai abbastanza.

MA SMETTIAMOLA CON QUESTE CAZZATE e poniamoci la seguente domanda: lui realmente chi ama?
Purtroppo la risposta è molto semplice: lui non ama nessuna di noi, perchè è troppo impegnato ad amare se stesso.
Poi un giorno arriverà una Daisy Buchanan dei poveri che finalmente gli ruberà il cuore e vendicherà tutte le altre, ma questa è un'altra storia e non sarò certo io a raccontarvela, dato che odio quel tipo di ragazza quasi quanto i bagnoschiuma alla fragola.

Poi oh, lungi da me negare la possibilità che la vostra storia sia una miracolosa eccezione, come Carrie e Mr Big insegnano. Ma per perdere 10 anni dietro ad uno stronzo che non è mai certo di quel che prova per voi bisogna essere parecchio stupide (e, infatti, io mi ci vedo tantissimo nel farlo).

Dunque, che possiamo fare per sopravvivere in modo dignitoso? Non ne ho idea, qui vi consigliavo come combattere la depressione, ora vi propongo un insieme di consigli maturati dalla mia immensa esperienza in materia (HAHAHAHAHAHAHHAHAHHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHHAAHHAHAHAHAHA) e da quelle delle mie amiche, perciò, senza pretendere troppo, ora ve lo illustrerò come se fosse il foglio illustrativo di quello sciroppo amaro che ci costringevano a bere da bambini.

N.B. Rileggere più e più volte fino a quando non sarà ben impressa ogni singola parola nel cervello del lettore.

- Smetti di sperare di essere Daisy
- Butta tutte le schifezze che ti ostini a mangiare appena ti senti un po' giù di morale
- Alzati dal divano
- Indossa quell'abitino sexy che mette in evidenza i tuoi punti di forza, truccati ed esci alla conquista del mondo
- Non cercarlo mai per prima, cosa che accresce notevolmente il suo ego già smisurato. Tornerà.
- Esci con altri ragazzi. Non servirà, i paragoni saranno inevitabili, ma almeno non avrai scuse per rimanere a casa arenata sul letto.
- Evita di stare da sola. Esci con tutte le amiche che hai, anche quelle che non vedi da una vita. Potrebbero rivelarsi molto più piacevoli di rimanere a casa in attesa di una sua chiamata
- Elimina tutto ciò che ti fa pensare allo stronzo. O, se proprio non ce la fai, rinchiudi tutto in una scatola ben sigillata che riporrai in fondo all'armadio, come Lorelai Gilmore insegna.

Non ce ne libereremo mai se non convinciamo noi stesse di meritare qualcuno di meglio, ma anche questo talvolta non basta. Io, per esempio, sono convinta di stare bene così. Non prendetemi come esempio, grazie.
R.

lunedì 23 febbraio 2015

22 febbraio 2015

"Aveva proprio ragione il professor Gagliano quando diceva che i giorni indimenticabili della vita d'un uomo sono cinque o sei in tutto, gli altri fanno solo volume."



Questa data la ricorderò per sempre.

Ho aspettato così a lungo il concerto dei Kooks da non rendermi ancora del tutto conto di averli finalmente visti dal vivo, a un metro e mezzo da me.
Non solo ho avuto la fortuna di essere nella loro stessa stanza per un paio d'ore, ma sono persino riuscita ad arrivare in prima fila per un grandissimo colpo di fortuna.

Ora so che il karma gira. I giorni belli arrivano, illuminano di una luce nuova tutto quello che li ha preceduti e lasciano un segno indelebile che servirà da promemoria per il futuro.

Non ero tanto felice da troppo tempo ormai e adesso mi sembra di aver vissuto un brutto sogno in questi ultimi due mesi, ma è infine arrivata la mia rivincita.




La mia storia si è intrecciata con quella dei Kooks circa quattro anni fa, in modo casuale e disordinato.

"She moves in her own way" è stata la loro prima canzone a colpirmi e lo ha fatto come un getto d'acqua gelida all'improvviso.
Più l'ascoltavo e più credevo che il mio essere diversa dalla massa non fosse un reale problema, come in quel periodo ero convinta.
Frequentavo il ginnasio e cercavo di saltarci fuori, ma la vita alle superiori sembrava troppo complicata e più di una volta ho pensato di non esserne all'altezza.
Mi ripetevo continuamente: "Starò bene, passerà." E poi è accaduto. Sono andata avanti e ora sto davvero bene e un po' è merito loro, ne sono convinta.



Il concerto è stato perfetto. Non mi vergogno di ammettere di aver pianto per la gioia, mentre cantavo a squarciagola con Luke.
Non sono mancati i grandi classici della band, da Junk of the heart a Seaside, passando per Naive, tutti alternati in modo meraviglioso alle canzoni dell'ultimo disco.
Luke Pritchard è un frontman sensazionale. Gestisce il palco consapevolemente e non si limita ad eseguire i pezzi, come mi avevano deluso altre band in passato, ma li interpreta con tutto il suo corpo e dimostra di essere un artista completo.
Peter Denton me lo sposerei immediatamente. Ho sempre avuto un debole tremendo per tutti i bassisti, ma dopo averlo visto dal vivo, lui ha rapidamente scalato la classifica fino ad occuparne il podio. 



Hugh Harris è timido, se ne sta in disparte e si concentra per poter trasmettere al pubblico una parte musicale fondamentale per l'intera band. L'ho apprezzato tanto.
Alexis Nunez osserva tutto dalla sua postazione ed è quel tipo di capellone che non si può non amare perchè ha quel sorriso contagioso tipico di molti bambini.




Li ho semplicemente amati. Andate a vederli dal vivo, scateneranno in voi mille emozioni e ne rimarrete affascinati.

Ora me ne torno a progettare di diventare una loro groupie, ciao ciao amici!
R.

martedì 17 febbraio 2015

Dopo Sanremo


Sanremo è finito da poche sere e già ne sento la mancanza. Fin da quando ero bambina si guardava tutti insieme appassionatamente, ci si confrontava sulle canzoni, si faceva il tifo, si discuteva sugli ospiti e sugli outfit delle vallette (allora le chiamavamo così, non co-conduttrici che sembra figo, ma a me sembra una presa per i fondelli dato che stanno sul palco la metà del tempo del conduttore principale).
Con l'avvento dei social, tutto è stato amplificato e Sanremo è diventato quel festival nazionale che commentiamo tutti insieme come se fossimo una grande famiglia.
Si litiga, si fa il tifo, si fa del sarcasmo, si ride.
È il lato bello di internet.

Durante la terza serata hanno celebrato la musica italiana d'autore e mi sono tornate in mente canzoni d'altri tempi sulle cui note immagino amori in bianco e nero come quelli raccontati nei film di Greta Garbo e Bette Davis.

Le ho raccolte qui di seguito, buon ascolto.
R.

Mina - Se telefonando


Fred Buscaglione - Guarda che luna

Frank Sinatra - Strangers in the night

Domenico Modugno - Nel blu dipinto di blu

Mina e A. Celentano - Acqua e sale

Ray Charles - Hit the road Jack

Nat King Cole - L-O-V-E

Lucio Battisti - Con il nastro rosa

Lucio Dalla - Caruso

Massimo Ranieri - Perdere l'amore

Mia Martini - Gli uomini non cambiano

Gino Paoli - Il cielo in una stanza

domenica 15 febbraio 2015

Late night stuff


Questa playlist si è insinuata nel mio iPod prepontentemente, una sera in cui io e Ilaria abbiamo parlato fino a notte fonda di tutto e niente.
Adoro quel tipo di serate, quando stai con le tue persone preferite sull'intero globo terracqueo e non hai mai voglia di addormentarti. Il titolo lo ha scelto lei, avreste dovuto vederla mentre ci pensavamo, sedute una di fronte all'altra sul letto con foto sparse in mezzo e assorte in mille pensieri.
L'ho appena completata e la voglio condividere con voi, fatene quel che volete.
R.

Ed Sheeran - Kiss me

Arctic Monkeys - Do I wanna know?

Marilyn Manson - Tainted love

Beyoncé - Partition

The Dead Weather - Blue blood blues

The Pretty Reckless - Make me wanna die

Tokio Hotel - Love who loves you back

Fujiya & Miyagi - Vagaries of fashion

Icky Blossoms - Chicas

Neon Jungle - Braveheart

Hooverphonic - Mad about you

mercoledì 11 febbraio 2015

Mani, grafie, sigarette


Faceva freddo quella sera sul lungomare. Stavamo lì seduti a mangiare un cornetto al cioccolato ed erano quasi le quattro del mattino, ma nessuno aveva sonno. Stavamo lì seduti a parlare del nulla, eppure non riuscivamo a smettere. Forse quella era la felicità.
All'improvviso uno di loro si alzò, era uno con cui non avevo mai parlato molto, gli avevo scroccato un passaggio una volta o due, niente di più. Prese uno dei tovaglioli e cominciò a scrivere, tutto assorto nei suoi pensieri. Sembrava rincorrere mille idee e le sue mani impugnavano la penna come se fosse stata un'arma affilata. Poco dopo, ripiegò il fazzoletto, lo infilò nella tasca dei pantaloni insieme alla penna e tornò a sedersi con noi, come se non fosse accaduto nulla.


Tornando a casa, fu il ragazzo del tovagliolo a rivolgermi la parola per primo. Si era accorto di essere stato osservato a lungo da me. Mi spiegò che non aveva altra scelta, l'ispirazione era arrivata in quel momento e doveva assolutamente catturare quell'idea prima che svanisse col sonno. Poi mi diede il tovagliolo.

Era tutto spiegazzato, ma la sua grafia mi colpì immediatamente. Ordinata, chiara, elegante.
Una bella scrittura fa sempre il suo effetto.
Le grafie rivelano molte più informazioni delle parole, talvolta.
Credo davvero che anche in esse ci sia dell'arte.


Il cretino all'inizio diceva che ero una feticista delle mani. Mi piaceva un sacco osservare le nostre mani intrecciate, il modo in cui faceva passare le dita tra i miei capelli e giocava con qualche ciocca. Mi è tornato in mente giorni fa, mentre perdevo tempo su Tumblr. È incredibile come i cassetti del cervello umano si riaprano quando meno te lo aspetti.

Allora, seguendo il mio istinto, ho cominciato a disegnare mani. Mani che si intrecciano, mani che si cercano disperatamente, mani che si sfuggono, mani che si perdono, mani che fumano.
Soprattutto mani che fumano.
Non fumo, non mi piace nemmeno il fumo, anzi, detesto l'odore del fumo tra i capelli dopo una serata in discoteca.
Eppure, sono inspiegabilmente affascinata dal modo di tenere in mano una sigaretta. Le donne fumano con estrema grazia, molte sembrano estremamente sicure di loro stesse ed è un po' buffo, se ci pensate, il modo in cui riescono a farci sentire degli oggetti minuscoli e quasi insignificanti.


Prima o poi la smetto di parlarvi del cretino in ogni post, giuro.

R.

sabato 7 febbraio 2015

Nevica, sono stanca di giocare, mi manchi


Mi comporto da amica, non sono dolce nè fredda e va tutto bene. Tu fai un passo verso di me e io non reagisco. Continuiamo allora, sono brava in questo gioco, faccio la sostenuta, mi prendo il mio tempo per risponderti: un'ora, due ore, che importa se aspetti? Ti risponderò, lo sai anche tu, ma non subito. Non devi capire che quando leggo il tuo nome sul telefono sono felice come un bimbo che vede la neve per la prima volta.

Mi comporto da amica anche se solo l'idea che un'altra possa sfiorarti mi fa impazzire. Il mio problema è che se sei gelosa, così gelosa, di qualcuno, non puoi negare di provare qualcosa.

Penso ad altri, parlo con altri, ma tu sei un punto fisso nella mia mente.

Ti chiedo se sei tornato a casa o sei ancora a Milano. Sei a casa. Mi chiedi il motivo della domanda. Io sono sincera, per la prima volta oggi ti mostro quel che provo.

Volevo vederti...
Errore. Subito fai un passo indietro, "Devo studiare, purtroppo..." e sembra che tu faccia un favore a me ogni volta che ci vediamo. Cosa ti costa ammettere che anche io ti manco? Che stiamo bene insieme?
Perchè deve essere così complicato? Perchè hai paura di provare qualcosa per me? Sono trascorsi mesi, ma ci sono sempre gli stessi problemi ed io sono stanca.
Questa volta non ti rispondo. Finisce così la partita di oggi, mi hai tolto ogni energia.

Ha ricominciato a nevicare.

Vorrei che tu salissi in macchina e venissi da me per abbracciarmi e dirmi che un giorno tutta questa distanza non ci sarà più, che un giorno non avremo più paura di non farcela, di non essere in grado di far funzionare tutto.

Ma non sono neanche capace di dirti che mi manchi.

martedì 3 febbraio 2015

La fine di un'era


Ho impiegato circa una settimana per metabolizzare il dolore derivato dallo scioglimento dei Blink, avvenuto proprio quando ero finalmente ad un passo dal vederli dal vivo.
"Non è ancora detta l'ultima" ribatterete voi, ma io sono stanca del loro fanservice.
Ormai non sono più i Blink che cantavano "she left me roses by the stairs, surprises, let me know she cares" o "we can live like Jack and Sally if we want".
Quei Blink si sono sciolti molti anni fa, nel 2005, per poi tornare insieme per illuderci soltanto.
A questo punto non mi interessa più conoscere la verità, si sono comportati da egoisti immaturi, avrebbero potuto sciogliersi in mille modi diversi, ma hanno scelto di mentire proprio a coloro che avevano creduto in loro più di tutti gli altri, i loro fan.


I Blink sono stati il primo gruppo a farmi innamorare della musica, coloro che, grazie ai miei fratelli maggiori, mi hanno accompagnato durante l'infanzia e, a prescindere da tutto quel che è accaduto e accadrà, le loro canzoni fanno parte della mia storia.


La musica è l'unica che ti resta vicino quando tutti ti deludono.
N.B. Tutti dovreste conoscere le canzoni di questa playlist. Se così non fosse, mi dispiace per voi.



I miss you mi ricorda l'infanzia, è anche la prima che ho imparato a memoria.



All the small things è stata la colonna sonora di Londra e del 2014 in generale. Una notte, io e la mia bae camminammo per tutta Oxford street cantando a squarciagola. Non eravamo ubriache, solo tanto felici. E i Blink erano lì con noi.



Always è la perfetta descrizione di quel che io immagino essere l'amore.



What's my age again? è la canzone delle serate memorabili, quelle che non vorresti finissero mai, quelle in cui torni a casa talmente felice da non avere sonno, quelle in cui capisci perchè questa vita merita di essere vissuta.



First date è la canzone mia e di Luca, il ragazzo con cui uscivo in prima liceo. Però mi ricorda anche Roma e quanto ho amato la città eterna in quel periodo. 



Adam's song ha accompagnato i primi anni della mia adolescenza. Quando tutto faceva schifo, l'acne si era impossessato di me, mi chiudevo in camera pensando di non essere all'altezza delle aspettative di nessuno con lo stereo a palla per sopprimere ogni pensiero.



Dammit è la canzone da cantare con tutto il fiato che si ha saltando sul letto per sfogare la rabbia.



R.

Katy girl

https://m.youtube.com/watch?v=FyuCwCN78lA

Sono una Katy girl.
Un giorno arriverà la ragazza della porta accanto e sarà quella giusta, sarà tutto quello che io non sono mai stata.
Gli sussurrerò "You're girl is lovely, Hubble", lui non capirà, io me ne andrò, tutti i ricordi perseguiteranno me quanto lui, ma alla fine io mi rialzerò, andrò avanti, lui invece mi rimpiangerà per sempre.

Ma la vita va avanti.

lunedì 2 febbraio 2015

E cin, sei, sette e otto




Ricordo bene l'odore di pece che avvolgeva l'intera sala prove. Ricordo il dolore dei muscoli che lavoravano per migliorare una posizione.

Ricordo le infinite ore trascorse in compagnia dei miei preferiti: Tchaikovsky, Bach e Chopin.
Ricordo i tutù, le mezze, gli chignon che domavano la mia chioma da leonessa.
Ricordo l'ultimo giorno, ricordo che non sono riusciti a domare me.

La danza è dedizione, disciplina, passione, duro lavoro.
Ci vuole anche tanta autostima e determinazione per sopportare tutte le critiche e il dolore che ti procura.
Ma è proprio il dolore a farti capire che hai raggiunto il tuo obiettivo. É il dolore che nella danza, come nella vita, ti fa compiere gesti incredibili.
Ti forgia il carattere, oltre che i muscoli.

Da bambina avevo un corpo perfetto, ero magra e ben proporzionata, sognavo di ottenere successo sul palcoscenico. La mia dedizione verso quel mondo tinto di rosa era totale.

Poi, all'improvviso, tutto cambiò.
Con l'inizio dell'adolescenza arrivarono le cosce rotonde e un seno troppo prorompente per una ballerina classica.
Senza rendermene realmente conto, avevo scatenato la gelosia delle altre ragazze e il mio corpo divenne il bersaglio di tutte.


Il problema è che a 12 anni non si é pronti per essere chiamati "budino", soprattutto se si pesa 50 kg scarsi.

L'unica soluzione per sopravvivere fu appendere le scarpette al chiodo.
Non è un mondo dorato come può sembrare dal di fuori.
É affascinante, ma non é perfetto.
Ogni tanto mi manca.