sabato 26 dicembre 2015

Let it go

Sono passati due mesi, eppure qui non è cambiato nulla. Camminare per le vie del centro senza una precisa destinazione è ancora il miglior modo per rilassarsi. 
Poi è giunta la notizia inaspettata che ha coperto con un velo di tristezza queste vacanze natalizie.

Ho di nuovo 15 anni, cammino rapidamente piena di agitazione, stringo il vocabolario sotto braccio e farfuglio parole confuse, cosa mi inventerò questa volta? Magari glielo dico lunedì e per oggi fingo di non essere stata interrogata.

La ricorderò per sempre, quella donna malefica. Per due anni mi ha tormentata ogni giorno con paradigmi e regole di sintassi. Non riesco ancora a credere che non potrà più infliggere i suoi supplizi a nessuno studente. Non dimenticherò mai quella mano con la quale accompagnava il suono della tua voce mentre tu, interrogata, recitavi la declinazione di un verbo facendo attenzione a non svelare l'agitazione. I compitini della quinta ginnasio. Con lei bastava sbagliare un accento nella lettura per compromettere una valutazione discretamente positiva. Non dimenticherò neppure le sue urla che si potevano udire chiaramente anche durante gli anni del liceo, quando ormai avevamo cambiato ala della scuola e non avrebbe più dovuto spaventarci, ma ancora ci faceva rabbrividire. Non le ho mai voluto bene, ho provato tanti sentimenti diversi nei suoi confronti e, talvolta, contrastanti, ma era una donna molto sola in realtà e questo mi fa ancora oggi provare soprattutto una gran pena.

La facilità con cui incontriamo persone che ci accompagneranno per un certo periodo e poi lasceremo per incontrarne altre e di cui sostanzialmente non sapremo più nulla fino al giorno della loro morte è assurda. Mi fa pensare a quanto siamo sostituibili. Quasi come se fossimo macchine usa e getta.

R. 

lunedì 21 dicembre 2015

Anarchy in the monarchy: The Royals

Non vi ho ancora mai parlato di un telefilm che ritengo la più grande creazione del secolo e per questa ragione avete il diritto di invocare la mia abdicazione, ma i vostri desideri non saranno esauditi in fretta e quindi mettetevi comodi e iniziate a cercare un buon sito per vedere The Royals.


Al momento sta andando in onda la seconda stagione, ma entrambe sono composte da soli 10 episodi, perciò non è un grosso impegno e soprattutto A MAGGIOR RAGIONE DOVETE VEDERLA (così da poterla commentare tutti insieme a me su twitter).
Vi basti sapere che, come avrete giustamente intuito dalla foto, narra le vicende della famiglia reale britannica e la regina più stronza e troia che l'impero ricordi è interpretata da nientepopodimeno che la splendida Elizabeth Hurley (Gesù, se stai leggendo, magari arrivare a 50 anni suonati tale e quale a lei non mi farebbe del tutto schifo).
C'è un re tanto buono quanto suo fratello Cyrus è opportunista ed è proprio quest'ultimo uno dei personaggi più affascinanti di tutti: è il secondogenito che si concede tutti i vizi più riprovevoli senza però rinunciare al suo più grande desiderio, la corona. Non è un vero e proprio cattivo, anche se si atteggia come tale e sarebbe disposto a tutto pur di sedere sul trono.
Ha tutte le caratteristiche che io ricerco in un telefilm: una trama spettacolare, una colonna sonora perfetta, humor, colpi di scena da far sussultare pure mia nonna mezza sorda, qualche buon cliché, BRITISH ACCENT OVUNQUE, due fighi pazzeschi quali il principe Liam


e la guardia del corpo Jasper 


e TANTO TRASH quanto non se ne vedeva in quel di Londra dai tempi in cui Harry veniva fotografato sbronzo e mezzo nudo in qualche pub una sera sì e l'altra pure, quindi direi che siamo tutti nelle buone mani di Mark Schwahn (Mark, caro, magari la prossima volta creati un nome d'arte più semplice che qua il tempo per googlare è tempo tolto al fangirling) e di lui possiamo fidarci, visto l'ottimo lavoro fatto con uno dei primi telefilm della mia vita, One Tree Hill.
Ultima ma non certo per importanza è la principessa Eleanor, la gemella di Liam: viziata, drogata, alcolizzata, infelice.



Ovviamente è il mio personaggio preferito.
Se ancora non vi ho convinto, date una rapida occhiata a quest'ultima gif e andate a scoprire voi stessi di chi si tratta.



Buona visione,
R.

giovedì 17 dicembre 2015

Sometimes quiet is violent



"Qualche volta i nemici diventano amici."
Talvolta ci si scopre molto più simili di quanto ci si potesse immaginare e lo stupore è tanto grande quanto la felicità di aver trovato qualcuno che finalmente comprende quello che ti porti dentro da tempo.

La soluzione per tutti i suoi problemi è fumare, io non voglio cedere a questo affascinante vizio e più vorrei provare più mi costringo a pensare e a fare altro. Non voglio diventare la schiava di niente, tanto meno di un bastoncino che dura un paio di minuti.

In alcuni momenti il silenzio è assordante, in altri è tutto ciò di cui si ha bisogno.
Questa sera, mentre ero in metro, per la prima volta da quando sono arrivata ho avuto bisogno di resettare la mente.
Tuttavia non riesco a liberarmi di un unico pensiero che corrisponde peraltro al mio obiettivo.

Al momento ho la sensazione di nuotare in un mare di benzina e mi è tornata in mente la Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare
Non riesco a ricordare se alla fine sia riuscita a volare via o meno da tutto quel macello di macchia nera. Ho il ricordo di poche scene di quel libro/cartone, ma il titolo mi fa auspicare che ci sia un lieto fine.

giovedì 10 dicembre 2015

Start a riot



Banners - Start a riot

Non ho più tempo da perdere, è come se fossi stata improvvisamente risucchiata nel vorticoso mondo milanese e non sapessi più trovare l'uscita.
Non mi soffermo più a riflettere su ogni parola detta o ascoltata, non mi preoccupo di quello che gli altri pensano di me, mi guardo mentre l'acqua scorre su di me a fine giornata e mi scopro improvvisamente più tonica anche se non sto andando a nuotare/correre regolarmente come un tempo. La vita frenetica rassoda, chi l'avrebbe detto?
Sto imparando a fare affidamento solo sulle mie forze e non è affatto male.

Non mi pareva possibile sopportare tutto questo.
Poi, però, è accaduto l'impensabile.
Mi sono accorta di essere capace di andare avanti, un passo alla volta, senza fretta, sbagliando, tornando sui miei stessi passi, solcarli e guardare come sono cambiata e non meravigliarmi più tanto di non essere la stessa di un anno fa.

Sto costruendo per la prima volta qualcosa che mi appartiene totalmente e a cui tengo seriamente, il mio futuro. 

Mi accorgo di sentire la mancanza di alcune sciocchezze che, tuttavia, caratterizzavano la mia vita precedente. Oggi, per esempio, mentre la prof descriveva il Duomo di Modena mi sono rattristata come non accadeva da tempo. Vederlo ogni giorno era una parte scontata della mia giornata, talvolta non alzavo neppure gli occhi per osservarlo, presa da mille altri pensieri. 
Mi mancano alcune persone come non avrei mai immaginato e lo avverto soprattutto quando noto qualcosa che potrebbe piacere loro e mi riprometto di portarli in certi posti scoperti per caso non appena verranno a trovarmi qui.
Per ora la mia nuova routine sembra essere troppo frenetica per poterla conciliare con la tranquilla vita che mi sono lasciata alle spalle trasferendomi e non è facile accettarlo.

A volte, mentre cerco di prendere sonno dopo una lunga giornata e vorrei potermi stringere a qualcuno cui voglio bene mi sento incredibilmente sola. Poi, però, mi chiedo che importanza abbia.
Ora come ora comincerei una rivoluzione solo per me stessa, per nessun altro al mondo.
Sono felice e questo mi basta.

domenica 18 ottobre 2015

Hungry like the wolf


Pioveva a dirotto e avevamo scordato gli ombrelli.
Una marea di gente camminava freneticamente accanto a noi, ma non ci importava perché, dopo aver cercato parcheggio per un'ora, l'unica cosa che davvero contava era arrivare alla Darsena e godersi il panorama.
Ho riso tantissimo, ho mangiato come una camionista e non ho avvertito minimamente il freddo che mi avvolgeva.
I Navigli sono stupendi, ma non credo siano la mia zona preferita di Milano.
Non ho ancora trovato un posto tutto mio dove rifugiarmi, ma non ne ho nemmeno sentito il bisogno fino ad ora.
Ogni strada, ogni angolo, ogni piazza della città mi pare bellissima.
Mi sento, finalmente, nel posto giusto.
Mi sento a casa.

domenica 20 settembre 2015

Addii, arrivederci, promesse che non manterremo



Kid Rock - All summer long


Alla fin fine è bello tornare a casa, specialmente se si ha la fortuna di poter definire "casa" un paesino di 7.000 anime dove prima di baciare un ragazzo devi assolutamente chiedergli l'intero albero genealogico per evitare incesti da un lato, litigi che finiranno in tragedia shakesperiana dall'altro.

Agosto è volato via, è giunto il tempo dei saluti ed io non sono mai stata brava nel nascondere la tristezza. È stata un'estate insolita, su tutti noi incombe ora più che mai il timore di non essere all'altezza dei nostri sogni e spesso ricordare i bei tempi andati è stata la scusa perfetta per condividere intere serate.

Quando abbiamo deciso di essere troppo grandi per divertirci alla vecchia maniera e abbiamo iniziato a sorvegliare i fratelli minori?

"In spiaggia di ombrelloni non ce ne sono più, è il solito rituale, ma ora manchi tu" ed immagino quanti amori estivi inevitabilmente finiranno con le piogge settembrine e quante lacrime verranno versate sul cuscino. Ci siamo passati tutti, ma sembra che ora siamo troppo grandi per ricordarci quelle sensazioni.

Invece no, non siamo troppo grandi per niente, ma per qualche assurda ragione non siamo più uniti come qualche anno fa, quando condividevamo ogni momento della giornata.

È anche giunto il momento in cui puntualmente ci promettiamo di sentirci ogni giorno, di raccontarci tutto quello che accade, di incontrarci a metà strada, di credere che le amicizie estive possano continuare a far parte della nostra vita.

La verità è che non siamo mai stati bravi a mantenere quelle promesse, non ci siamo mai impegnati abbastanza.

Eppure, la mia adolescenza è iniziata lì con loro. Me lo ricordo bene. Era l'estate delle prime uscite senza genitori col coprifuoco a mezzanotte, la prima nottata in spiaggia senza falò perché nessuno era in grado di accendere il fuoco, i primi discorsi sul futuro che sarebbe arrivato troppo in fretta, dividendoci per sempre.

Poi c'è stata l'estate del primo bacio, delle canzoni urlate a squarciagola all'una di notte sul lungomare mentre si rincasava a piedi, delle partite di beach volley e dei bagni al tramonto.

Io, quell'estate, me la ricordo bene: ogni singolo giorno è impresso nella mia mente e in quel diario che ancora conservo in una scatola in fondo all'armadio, insieme alle corone hawaiane delle feste, qualche conchiglia e tutte le foto che testimoniavano la nostra allegria.

Ora il futuro non fa più tanta paura.

martedì 7 luglio 2015

Una fine che profuma di inizio

Non mi sono voltata indietro.
Non ho inciso le iniziali da nessuna parte, non ci sono state corse folli sui tacchi, ma il messaggio che attendevo da giorni è arrivato e quelle poche parole erano forse tutto ciò di cui avevo bisogno.

Alla fine aveva ragione chi mi ha ripetuto all'infinito che sarebbe andato tutto bene. Bastava solo crederci come si crede nella magia.

Sarebbe stato più semplice.

~

La camera è un disastro: mucchi di fogli ovunque, libri per terra, sulle mensole, sulla scrivania, disegni stropicciati che non riesco a buttare ed altri che ho strappato senza pensarci due volte.
Ascolto da giorni la playlist del viaggio a Madrid, quella che ho creato alle due di notte sul pullman verso l'aeroporto e che reputavo orribile. Ho scoperto che mi piace.

~

"Ma vi ricordate quella volta...?"
Altra cena, sempre le stesse persone. Si parla di un passato già troppo lontano, di concittadini che tentano di diventare famosi improvvisandosi rapper, si ride, si beve, si va a ballare in bici e si perde la cognizione del tempo quando ci si ritrova davanti quel passato "troppo lontano" incarnato in una sola persona.

~

Qualche estate fa - non ricordo più quanto tempo sia trascorso - il superenalotto aveva raggiunto una cifra record e la febbre del gioco aveva contagiato chiunque. Si facevano calcoli di ogni genere, si creavano strategie, ci si domandava come usare tutti quei soldi.

Voi che ne fareste? 

"Trovati una persona con cui passare il resto della tua vita. E tienitela stretta per sempre." consigliava il ladro in un film di quando ero bambina.

venerdì 19 giugno 2015

L'ultima volta

https://m.youtube.com/watch?v=shbootuwLVs


Non sapere quando sarà l'ultima volta in cui vedi una persona mi ha sempre urtato tantissimo.
Ma tanto da morire.
Mi urta, mi urta, mi urta.
"È l'altro lato della medaglia."
Sì, va bene, ho capito, ma a me, caro Destino, non piace comunque.
Gli addii, per quanto dolorosi possano essere, per me sono necessari. Basta una parola, talvolta uno sguardo, ma io lo devo avere quello sguardo. Lo devo imprimere nella mia mente e devo ripensarci quando di notte pioverà e io non riuscirò a dormire.
Deve tormentarmi, deve rincorrermi senza darmi un minuto di tregua. Poi, con calma, si cancellerà da solo. Un giorno non me lo ricorderò più, ma saprò che un ultimo saluto c'è realmente stato, non è stato solo frutto della mia fin troppo fervida immaginazione.

Un addio, tra me e lui, non c'è mai stato. Ci sono stati insulti, ritorni, scuse, ma l'ultima parola non abbiamo mai avuto il coraggio di pronunciarla. Forse faceva più paura un ammasso di lettere pronunciate faccia a faccia del perdersi realmente, ma alla fine le parole le avevamo consumate tutte tranne una, la più importante, quella definitiva.
Ma di definitivo tra di noi non c'è mai stato nulla, nemmeno nelle mie fantasie più ottimistiche.
Alla fine è rimasta solo stanchezza, la mia, e frustrazione, la sua.
Però continuo a credere che un finale sarebbe dovuto esserci, lo meritavamo entrambi. Una resa dei conti, un ultimo pianto da parte mia, un litigio senza più amore (anche se dove sia andato a finire tutto quell'amore che ci legava io ancora non l'ho capito).

Dunque, mi vedo costretta ad inventare un'ultima volta in cui ho visto l'unico cretino che ho amato.
Ne ho bisogno, capite? Devo credere che sia avvenuta, che non sia rimasto altro da dirsi e da tentare, che non ci sia nemmeno più rabbia, ma solo infinita tristezza.

Gli addii, nei film, avvengono sempre nei luoghi dell'anima, ma noi ci saremmo incontrati nel bar dove ci siamo rimessi insieme dopo il mio viaggio a Londra. Lo avrei trovato lì ad aspettarmi, al solito tavolo, con la camicia bianca e i jeans scuri. Non sarei entrata subito, prima avrei ricontrollato il trucco e i capelli, poi avrei osservato il suo sguardo perso a contare i minuti sull'orologio. Si sarebbe alzato, stufo del mio ritardo e impaurito, ma in quel momento io mi sarei seduta di fronte a lui, più bella e sicura che mai. Avrei ordinato un tè al limone prima di rivolgergli la parola. Lui avrebbe studiato in silenzio ogni mia mossa, come ha sempre fatto.
Infine, avrei detto tutto ciò che per mesi ho trattenuto e ingoiato. Avrei usato un tono freddo e distaccato, ma poi inevitabilmente sarebbe scesa una lacrima che avrebbe rovinato la mia maschera.
Lui l'avrebbe notata, mi avrebbe chiesto scusa per l'ennesima volta, forse addirittura di riprovarci, ma io gli avrei urlato di non cercarmi mai più, di dimenticare il mio nome e me ne sarei andata, lasciandolo lì, solo e frastornato, col mio profumo ancora nell'aria.

martedì 16 giugno 2015

Notte prima degli esami


"Alle 4 davanti a scuola."

Come i pini di Roma la vita non li spezza

Alle quattro il cielo prometteva di essere nostro complice, perciò sono uscita con un vestito estivo e mi sono diretta a scuola col cuore in gola, perché non è mai facile tornarci, neppure quando non dovrebbe più fare paura. 

Forse cambiati, certo un po' diversi
Ma con la voglia ancora di cambiare

Ma eccoci, un'ora dopo, ancora tutti insieme davanti all'entrata, come il primo giorno, a perdere tempo e fare grandi progetti per il futuro, evitando di pensare a quel che ci attende tra poche ore proprio in quella prigione grigia.
Il mio compagno di banco fuma, è pensieroso oggi, gli passo il disegno che lo ritrae e si fa due risate.
"La matematica non sarà mai il tuo mestiere, ma se smetti di disegnare ti vengo a prendere a schiaffi."
Adesso non voglio pensare al futuro. Godiamoci questo momento anche se ho lo stomaco sottosopra da ieri notte, non ho dormito e non dormirò nemmeno stasera, lo so. Dovrei urlarle queste parole che mi ribollono dentro, ma mi limito ad annuire e a continuare ad ascoltare le teorie sui banchi da occupare domani mattina.

Mi chiedono di te ed è buffo il modo in cui riesco a risultare credibile mentre rispondo che va tutto bene, abbiamo trovato il nostro equilibrio.
Eppure è più di un mese che non ti sento, ma una parte di me spera ancora che tornerai sui tuoi passi e mi scriverai stanotte per dirmi che ce la farò.

Penso che questo blog sia stato per troppo tempo una lunga lettera d'amore rimasta chiusa nella busta. 
Adesso, però, sono rimasta solo io e, nonostante non sia facile ammetterlo, questa versione di me è di gran lunga migliore di quella di qualche mese fa.

Ma questa notte è ancora nostra

Venditti, non lo so se avevi ragione tu, ma questa notte mi pare solo mia e vorrei piangere e strappare via questo dolore che cerco di sopprimere anche se non ne ho più nemmeno la forza.

Se l'amore è amore


Allora è meglio sedersi in panchina, congelare sotto la pioggia i sentimenti coi vestiti fradici e sperare che tutto questo finisca in fretta.

lunedì 1 giugno 2015

Le cose che non ti ho detto

Stasera non vi racconto una mia storia, lascio parlare (o meglio, scrivere) un'amica che, in pochi mesi, ha conquistato un posto speciale nel regno. Chiara, questo racconto, sul suo blog non lo vuole, ma è così bello che non posso fare a meno di prestarle il mio piccolo spazio virtuale.
Buona lettura, 
R.

Avrei voluto dirti tante cose, avrei voluto urlartele in faccia in una sera d'estate, arrabbiata: arrabbiata e ferita e con il volto solcato dalle lacrime. Lacrime amare, che sanno di veleno: per tutto ciò che non c'è stato e che poteva esserci, ma soprattutto per quello che c'era e non è mai stato chiarito.
Finiamola ora, finiamola qui, una volta per tutte: insceniamo il duello e mettiamo un punto.
Tu ed i tuoi amati punti, i paletti da non oltrepassare, gli ostacoli da frapporre, tutti andati a puttane perchè non hai mai avuto le palle di dire basta e di tirarti indietro, non hai mai avuto le palle di fermarti e chiudere, hai sempre aspettato lo facessero gli altri, perchè non fare niente è più comodo e più sicuro di scegliere da che parte stare.
Così siamo andati avanti per mesi e settimane, perchè tu non volevi ammettere, ma nemmeno negare, e lasciavi me con le mani legate dall'insicurezza di un passo falso. Perché in tutto questo tempo quello che si muoveva eri proprio tu, nell'eterna indecisione, un passo avanti e due indietro, perchè desiderare era peccato, ma osare faceva gola. E così ero diventata un semplice burattino nelle mani di un burattinaio inesperto, in balìa del vento e degli umori, che non sapeva tagliare quei fili che mi tenevano legata.
Ero un burattino ingenuo, uno stupido piccolo burattino ingenuo che sottostava alle tue condizioni e te le vedeva infrangere senza capire cosa stessi facendo.
Eppure mi bastava. Eri tu e tutta questa altalena mi andava  bene perchè mi impediva di pensare. Ti ho amato e ti ho odiato come un cane ama e odia il proprio padrone quando lo picchia. Ti ho amato e ti ho odiato guardandoti negli occhi e rimanendo in silenzio, stoica, come mi è stato insegnato a fare "perchè sei una donna e puoi serbare rancore per tutta la vita", ma io non voglio rancore, voglio fartelo sentire tutto quello che mi porto dentro.
Avrei continuato ad urlarti addosso vomitando ogni parola, ogni delusione che non avevo osato ammettere. Avrei urlato così forte da farti tremare, da farti rimanere immobile, colpito a morte dalle mie parole. Avrei urlato così forte da non avere più voce e allora avrei sibilato che sei solo un debole, uno di quelli che si nascondono dietro agli altri, come un bambino si nasconde tra le sottane della madre. È così facile nascondersi dietro a qualcosa di così grande, "è detto dall'alto e noi dobbiamo sottostare", ma questa è solo una scusa per i deboli, per quelli che non lottano e si accontentano. Ti fai forte delle tue certezze ignorando il loro essere solo castelli di carte e mi basta un soffio per mandarle giù e farti cadere davanti a me, in ginocchio. Tocca a me, "razza rara di testarda", l'ingrato compito di porre fine a tutto, perchè sei troppo vigliacco per ammettere di non saperti prendere delle responsabilità. Tocca a me chiudere i conti e prometterti di non tornare. Non tornerò nelle fredde notti d'inverno carica di tristezza e nostalgia, non tornerò.
Ferita e sanguinante mi sarei allontanata da quel confronto, dandoti le spalle, senza più nessun rancore, senza rabbia, senza odio, carica dell'unico sentimento rimasto: l'indifferenza.

venerdì 29 maggio 2015

Sorrentino, ti voglio bene



Non vedevo l'ora di guardare Youth ed avevo altissime aspettative al riguardo, ma Paolo non mi ha delusa. Tutt'altro. 

Mi ha mosso dentro qualcosa che avevo nascosto nel profondo come solo lui riesce a fare.
L'aura di questi eroi decadenti che riflettono sulla loro giovinezza mi ha fatto apprezzare di più il momento che sto vivendo e che troppo spesso tento di non vivere rintanandomi nel mio mondo.
Ho versato un paio di lacrime, ma di quelle belle, che ti fanno sentire libera.
Vorrei dilungarmi e scrivere delle inquadrature, del paesaggio spettacolare, dei personaggi, dei monologhi e delle scene che ho amato di più, ma guardatelo in silenzio e capirete che niente di tutto ciò è necessario.

giovedì 14 maggio 2015

En e Xanax


Si incontrarono in un giorno di pioggia.
Il vento cantava una melodia senza fine, come quelle di alcuni marinai leggendari che non rimettono piede sulla terra per vent'anni o poco più.
Il sole osservava la scena come uno spettatore annoiato appena prima di un colpo di scena.
I capelli di lei si muovevano davanti agli occhi come i serpenti di Medusa, lui guardava per terra mentre con le mani tentava di alzare il collo della giacca per impedire alla pioggia di bagnarlo completamente. 
Girando un angolo troppo velocemente il colpo di scena avvenne. 
Lui, impacciato, la aiutò a rialzarsi insieme a mille scuse.
Lei, imbarazzata, pregava solo di non scoppiare a piangere davanti ad uno sconosciuto.

Il destino (o chi per lui) volle farli rincontrare un'ora dopo su un aereo diretto lontano dalla città tanto amata da entrambi. Lei nemmeno se ne accorse in un primo momento, era troppo presa dai suoi schizzi che ritraevano quello sconosciuto dagli occhi gentili.
A lui bastò un attimo per innamorarsi del tratto deciso delle mani di quella fanciulla.

Poche ore dopo, mentre tutti dormivano, loro due dividevano un pacchetto di noccioline commentando una commedia romantica all'inglese.
Da lì in poi non si lasciarono più, ma ruppero piatti, si rincorsero per aeroporti e stazioni, dormirono abbracciati per giorni interi per scampare alla crudeltà del mondo esterno che li attendeva.
Si confidarono nel cuore della notte e piansero fino ad addormentarsi alle prime luci dell'alba.
Scoprirono che quel mondo che tanto li spaventava, se affrontato insieme, non era poi terribile come avevano creduto.

sabato 25 aprile 2015

I cento passi

Modena city ramblers - I cento passi

Fin dai tempi della scuola elementare ti raccontano storie di uomini che vivevano nei boschi del nord Italia in piccoli gruppi, che facevano staffette e giocavano a nascondino, ma non come fanno i bambini per vincere la prima fetta di torta, nel loro caso la posta in gioco era la propria vita e quella di un intero popolo.
Ti mostrano l'Accademia militare, dove tanti partigiani sono stati uccisi in quelle cellette ricavate nel sottotetto chiamate "Quota pipistrelli", caldissime in estate e gelide in inverno, che non gli permettevano nemmeno di stare in piedi ed i prigionieri soffrivano la fame fino alla morte.
Ti fanno fare un gioco: si contano esattamente cento passi a partire dal portone dell'Accademia e ti conducono in una strada laterale da lì poco distante, poi ti dicono di alzare la testa e tu ti ritrovi di fronte ad un palazzo antico, ma non sontuoso, una casa del centro come tante, ma quella non è affatto simile alle altre, perchè lì, proprio lì, a soli cento passi dai nemici, vi era la sede di uno dei quartieri generali dei partigiani e venivano fabbricate bombe. 
Crescendo, ti fanno scoprire una vasta letteratura che narra storie diverse, ma tutte accomunate dallo stesso ideale, dove qualche volta il protagonista è un bambino, altre volte un ragazzo poco più che ventenne.
Poi, parlando con i tuoi amici, che hanno ascoltato insieme a te quelle storie per anni, scopri che non sanno che giorno sia oggi, che cosa si festeggi, che per loro è solo un'occasione in più per riposarsi/studiare/andare a ballare.
Peccato che sia proprio grazie a tutti coloro che hanno sacrificato la propria vita per perseguire un ideale e trasformarlo in realtà che oggi possiamo decidere se festeggiare oppure riposare/studiare/andare a ballare.


venerdì 24 aprile 2015

Shonda, placati

Snow Patrol - Chasing cars


È accaduto quel che tutti noi temevamo.

Grazie a Shonda Rhimes, Seattle è quel microcosmo su cui si abbattono catastrofi di ogni sorta e, sempre grazie a lei, siamo costretti a piangere sangue.

Shonda, io ti imploro a nome mio e di mezzo globo terracqueo: placa la tua ira funesta.
Hai permesso che ci innamorassimo dei tuoi personaggi, che ci affezionassimo ai loro pazienti, che diventasse il nostro telefilm preferito, e tu che cosa ci dai in cambio? Una valanga di morti che al confronto la guerra di Troia fu una scaramuccia da nulla.

Vi ricordate quanto erano belle le prime stagioni?

La presunzione di Burke, le serate alcoliche di Meredith e Cristina, "Tu sei la mia persona",  Izzie che prepara dolci con un assegno a sei zeri sul frigo, l'arrivo di Addison, la casa di candele,  la dichiarazione di Lexie che ci ha fatto sperare in un grande ritorno dei Mexie, il matrimonio di Callie ed Arizona.

Insomma, secondo me, il troppo stroppia. Grey's mi ha regalato tante emozioni, mi ha letteralmente accompagnata per dieci anni della mia vita, ma é davvero necessario perpetuare (e, inevitabilmente, rovinare) qualcosa di così bello? Non sarebbe stato meglio porre la parola fine anni fa, quando Mark e Lexie erano ancora vivi, appena prima dell'incidente aereo?


La regina Addison ha avuto un suo spin off e per questo motivo ti saremo per sempre grati, Shonda, ma ora poniti una mano sulla coscienza e dimmi chi altro hai intenzione di far morire. Il povero Alex, che è felice con un odioso rimpiazzo dell'amata Izzie? La Bailey, che non è più la Nazista dei bei tempi andati, ma una rammollita innamorata?

Nel frattempo mi limiterò a riguardare i dvd della prima stagione, quando tutto era bucolicamente - si fa per dire - perfetto.
R.

giovedì 16 aprile 2015

Tre video #2


Kérastase Discipline
Del prodotto non mi importa un fico, ma guardate l'armonia dell'intero video: la coreografia, la ballerina, i suoi movimenti aggraziati e la musica di sottofondo non sono meravigliosi?

S. book trailer

Questo libro è meraviglioso, l'ho scoperto grazie a Tegamini (la quale lo ha presentato con un video che vi consiglio assolutamente di vedere, lo trovate sul suo blog) e credo sia stato uno dei migliori acquisti mai fatti in vita mia. Se non dovesse bastare, sappiate solo che si cela la mano del creatore di Lost dietro questo capolavoro.

Top 5 hotels in Italy

Questo è un mio guilty pleasure, adoro "perdere tempo" ammirando le bellezze del nostro Bel Paese.

Buona visione,
R.

mercoledì 15 aprile 2015

La città dell'amore


Andiamo a Venezia?
Non lo so, idea carina, se abbiamo tempo.
Oppure Parigi, con tutti i suoi cliché e i croissants.
Deciditi, non sei una bambina.
Possiamo andare in entrambe le città.
Non c'è abbastanza tempo.
Ma puoi sempre sognare.
Lo fai già tu per entrambi.

Alla fine il tempo per andarci non lo abbiamo mai trovato, ma poco fa ho ritrovato delle vecchie foto che ho scattato circa quattro anni fa ed è riaffiorato tutto, ancora una volta.
Mi piaceva tanto il suo realismo, mi riportava coi piedi per terra, ma poi si perdeva tra i miei pensieri e le sue certezze matematiche vacillavano.
Avremmo dovuto vedere Venezia insieme. Avremmo dovuto perderci tra le calli e avrei dovuto mostrargli i luoghi turistici che mio padre ha mostrato a me decine di volte quando ero solo una piccola principessa e il motivo principale delle vacanze in Veneto era il Carnevale.
Avremmo dovuto rispettare tutti i cliché delle coppie innamorate che camminano mano nella mano, avremmo comprato un tricorno per ciascuno, anche se poi lo avrei indossato solo io perché a lui sarebbe mancato il coraggio di gironzolare con uno strano cappello in testa.
Gli avrei raccontato tutte le storie che il mio cervellino avrebbe elaborato osservando un palazzo o un gondoliere e lui alla fine avrebbe acconsentito ad un giro in gondola pur di farmi contenta. Avremmo camminato sulle passerelle in legno perché sicuramente avrebbe piovuto per un giorno intero.
Avremmo scattato mille foto, anche agli orribili piccioni, parte integrante del paesaggio.
Avremmo comprato souvenir in vetro di murano, un segnalibro per me ed un fermacarte per lui.
Avremmo visto la città dall'alto della basilica di San Marco e io mi sarei stretta a lui per paura di cadere.

Nella mia mente quel viaggio è avvenuto davvero, è stato un sogno vissuto insieme, poi siamo tornati alla vita di tutti i giorni in due città diverse, ma uniti da altri ricordi, da altre emozioni condivise, da un amore vissuto di nascosto.

R.

martedì 14 aprile 2015

Ho visto Cenerentola e vorrei non averlo fatto


Io, Cenerentola, non l'ho mai tollerata. Tutta buona e gentile con chi la maltrattava, mentre io, al posto suo, sarei scappata senza pensarci su due volte.
Questa è anche la ragione per cui lei sposa il Principe Azzurro e io no, ma tant'è.
Nonostante il mio disprezzo per la protagonista, amavo il cartone disneyano per la presenza dei simpaticissimi topini, le vere star dell'intera vicenda. Giac, Gas Gas e i loro siparietti per scampare alle fauci del perfido Lucifero mi hanno regalato i primi momenti di suspance della mia vita.
Ora, signor regista, mi rendo conto che in un film potrebbe essere difficile far parlare dei topini, ma non nel 2015, non dopo Stuart Little!
Poi, dobbiamo fare i conti con un'altra trasposizione cinematografica che ha un posto speciale nel mio cuore, la versione che ha come protagonista Drew Barrymore, La leggenda di un amore - Cinderella, dove non solo il ruolo della Fata Madrina è ricoperto da nientepopodimeno che da Leonardo da Vinci (e già mi pare una ragione sufficiente per guardare il film), ma la povera fanciulla non fa la figura della scema parlando con dei topini muti, in quanto provvista di amici, ovvero gli altri servitori della casa.
Inoltre, la splendida Cate Blanchett, vestita magnificamente, mi ha un po' deluso. La Matrigna, nella mia mente, è quell'essere mitologicamente crudele che cerca di impedire in qualsiasi modo che si realizzi la felicità della figliastra così come accade nel sopracitato film in cui è interpretata da una diabolica Anjelica Huston (ve la ricordate Morticia Addams, vero?).






E il Principe? Azzurro, ma così azzurro, da far quasi invidia a quello di Shrek, perchè uno più stupido non esiste. È un maschio, è vero, che cosa mi sarei dovuta aspettare? Mah, un litigio per non aver confessato di essere un'umile serva, un "Perchè non mi dici il tuo nome?" ed un "Mi sono innamorato di una bugiardaaaa" seguito da una crisi isterica con tanto di rottura di piatti sarebbero stati graditi certamente.
Eppure, il signor regista e la Disney non sono d'accordo con me e preferiscono guadagnare soldi facili con film che insultano le memorie di noi ex bambini realmente spaventati dalla Matrigna piuttosto che creare nuovi cartoni con cui farci sognare.
Spero per il mio e per il bene dell'intera popolazione terrestre che presto la smettano e tornino a seguire le orme del buon vecchio Walt.
Per oggi è tutto, linea allo studio.
R.

sabato 4 aprile 2015

Tre video #1


Ed eccoci di nuovo qui a perdere tempo parlando del nulla cosmico, ma, per una volta, ho partorito un'idea che potrebbe rivelarsi interessante. È qualcosa di insolito, vi avverto: ogni volta selezionerò per voi tre video che non abbiano nulla in comune tra di loro. Li selezionerò senza un criterio logico, come se fossi una sorta di juke box di YouTube. Non per questo motivo le mie scelte saranno poco accurate, al contrario, si celerà sempre una ragione (talvolta basata sul mio gusto personale e, quindi, del tutto opinabile).
Bando alle ciance, eccoli:

How to connect with anyone
Hanno realizzato questo esperimento sociale che si è rivelato un ottimo modo per farmi piangere. 50 punti extra per aver utilizzato come sottofondo musicale The light di The album leaf.

Dark Lord Funk
Questa parodia merita di essere vista, se non altro per ammirare le doti artistiche segrete di Voldemort.

Rome Sunset timelapse
Questo è un mio guilty pleasure, è un ottimo modo per vedere la città da una prospettiva insolita. Esistono dozzine di questi video, io ho scelto per voi il più breve per darvi solo un assaggio della bellezza della Roma caput mundi.

R.

lunedì 23 marzo 2015

Il punto zero

Ci sono anch'io

"Un momento, stammi un po' a sentire James Hopkins: tu hai la stoffa per compiere grandi imprese, ma devi prendere in mano il timone, tracciare la tua rotta e devi seguirla anche in caso di burrasca. E quando verrà il momento in cui potrai mettere alla prova la qualità delle tue vele e mostrare di che pasta sei fatto, beh, spero di essere lì a godermi lo splendore della luce che emanerai quel giorno."

Il punto zero, secondo Kierkegaard, è l'indecisione permanente, l'equilibrio instabile tra le opposte alternative che si aprono di fronte a qualsiasi possibilità.
Io non ci voglio più stare lì in mezzo.
Voglio prendere posizione, uscire allo scoperto.
Come ci si guarda dentro? Come si fa a capire chi si è e chi si vuole essere?

N.B. In questo caso Google non è d'aiuto, quindi?

R.