giovedì 19 ottobre 2017

Ancora tu

Ho i capelli sporchi, arruffati e ammassati su una spalla. Indosso una felpa rossa che un tempo era tua, quando ancora vivevi in Italia ed io ero poco più di una bambina. Guardo in alto e ti vedo comparire dalla tromba delle scale, reggi uno scatolone pieno di cianfrusaglie e mi domandi se era davvero necessario conservarle invece che buttarle come avevi suggerito. Io ti urlo un grugnito di rimando e dopo quello che non mi pare nemmeno un minuto sei accanto a me. Mi guardi e ti vorrei abbracciare, ma sono più lercia dell'ultima volta in cui mi hai visto e nonostante questo sei ancora qui. Quasi mi metto a piangere. Sei qui per me oggi e non so nemmeno il motivo. Mi pulisci una guancia col pollice e mi sussurri con quella tua voce sexy che non ti saresti perso per nulla al mondo il mio primo trasloco vero. Questa volta una lacrima scende davvero, ma tu sei pronto a raccoglierla. L'aspettavi, non è vero? Ti piace vedere che ho ancora bisogno di te, ammettilo.

Qualche ora e molti scatoloni dopo, ci ritroviamo seduti sul pavimento a mangiare pizza e a raccontarci episodi di vite incrociate. Come quella volta in cui avremmo dovuto vederci in piazza Duomo, ma i telefoni smisero di funzionare e non ci trovammo più. O il primo appuntamento, da Spontini in pausa pranzo, un grande classico milanese.

Alcuni anni e molte pizze dopo, siamo ancora qui, anche se io non ci avrei mai messo la mano sul fuoco, devo confessarlo.