giovedì 14 maggio 2015

En e Xanax


Si incontrarono in un giorno di pioggia.
Il vento cantava una melodia senza fine, come quelle di alcuni marinai leggendari che non rimettono piede sulla terra per vent'anni o poco più.
Il sole osservava la scena come uno spettatore annoiato appena prima di un colpo di scena.
I capelli di lei si muovevano davanti agli occhi come i serpenti di Medusa, lui guardava per terra mentre con le mani tentava di alzare il collo della giacca per impedire alla pioggia di bagnarlo completamente. 
Girando un angolo troppo velocemente il colpo di scena avvenne. 
Lui, impacciato, la aiutò a rialzarsi insieme a mille scuse.
Lei, imbarazzata, pregava solo di non scoppiare a piangere davanti ad uno sconosciuto.

Il destino (o chi per lui) volle farli rincontrare un'ora dopo su un aereo diretto lontano dalla città tanto amata da entrambi. Lei nemmeno se ne accorse in un primo momento, era troppo presa dai suoi schizzi che ritraevano quello sconosciuto dagli occhi gentili.
A lui bastò un attimo per innamorarsi del tratto deciso delle mani di quella fanciulla.

Poche ore dopo, mentre tutti dormivano, loro due dividevano un pacchetto di noccioline commentando una commedia romantica all'inglese.
Da lì in poi non si lasciarono più, ma ruppero piatti, si rincorsero per aeroporti e stazioni, dormirono abbracciati per giorni interi per scampare alla crudeltà del mondo esterno che li attendeva.
Si confidarono nel cuore della notte e piansero fino ad addormentarsi alle prime luci dell'alba.
Scoprirono che quel mondo che tanto li spaventava, se affrontato insieme, non era poi terribile come avevano creduto.

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