lunedì 20 febbraio 2017

C'è vita dopo Sanremo (e la sessione invernale)?

Correva l'anno 2015, questo blog non aveva ancora compiuto un anno di vita e io mi accingevo a scrivere di quanto il Festival unisse l'Italia e tutta la Rete per una settimana. Sanremo, l'unica certezza della mia vita. Sì, perché per quanti governi possano cadere, per quanti comici possano alternarsi su quel palco facendoci ridere o storcere il naso, Sanremo è sempre lì, rassicurante come una vecchia nonna. E nonostante i più continuino, ostinati, ad affermare di non voler seguire questa gara demodé, gli ascolti - a differenza di quanto viene giurato e spergiurato - non mentono: più di mezza Italia ancora si appassiona guardando il Festival. Suvvia, non ci saranno più Baudo e Vessicchio, ma Sanremo è Sanremo con e senza di loro, così come lo è sul - sempre compianto - divano di casa e su quello del Convento.
Dunque, dopo la fine del Festival, ho dovuto trovare qualcosa di nuovo su cui scaricare lo stress accumulato a causa degli esami. In periodi lunghi come lo sono le sessioni, preferisco solitamente concentrarmi su qualcosa di altrettanto lungo e non esiste nulla di meglio di un telefilm fatto e finito. Perché sì, i film sono stupendi e la mia lista non fa altro che allungarsi, ma ogni volta devo perdere almeno mezz'ora del mio tempo prezioso per decidere, poi una volta eletto il vincitore bisogna impazzire alla ricerca dello streaming perduto e, infine, devi pregare in aramaico che la connessione sia abbastanza rapida da non far bloccare il video ogni due battute.
Ora, in piena sessione invernale, la sottoscritta non aveva affatto voglia di incominciare qualcosa di nuovo, qualcosa di potenzialmente pericoloso per eventuali colpi di scena totalmente inaspettati (non come quelli di Gossip Girl - serie 4, 5, 6), perché se è vero che una serie tv deve essere un modo per rilassarmi di sera prima di dormire, è anche vero che non mi deve togliere il sonno per l'ansia di scoprire come andrà a finire ed ecco che, dal nulla, è spuntata l'idea geniale di rivedere una delle serie tv che hanno animato la mia infanzia, quelle di cui si parlava a scuola, quelle con i personaggi che costituiranno sempre il mio metro di paragone, quelle che occuperanno sempre un posto speciale nel mio cuore.


Da lungo tempo mi ero ripromessa di riguardare tutto How I met your mother, se non altro per confermare il mio odio. Ed è qui che casa l'asino. Al contrario di qualsiasi interpretazione dei voli di stormi in Piazza Duca d'Aosta, ho rivalutato totalmente gli episodi finali e tutto ha acquisito improvvisamente senso. Non sto dicendo che mi faccia impazzire di gioia, ma, a conti fatti, il cerchio si è chiuso perfettamente ed è così che doveva andare. Tutto è cominciato con quello psicopatico di Ted e Robin ed è finito con quello psicopatico di Ted e Robin. Sullo Psycho del gruppo potrei scrivere fiumi e fiumi di parole perché è un personaggio con cui ho un rapporto catulliano: detesto la sua costante ricerca dell'amore vero come unico scopo della sua miserabile vita e odio il fatto che all'improvviso, grazie a Barney e a Tony, gli caschino dal cielo le uniche due opportunità per evolvere in qualche misura la sua carriera. La Madre è effettivamente la donna perfetta per Psycho ed è, credo, la donna angelicata del XXI secolo. Tant'è vero che muore prima della comparsa della prima ruga ed ecco che, dopo un adeguato periodo di lutto/astinenza della durata di sei anni, l'ossessione per Robin ricompare alla porta di Psycho. Non lo nasconderò: non ho mai amato Ted e Robin come coppia, non sono semplicemente credibili. Lui è pazzo (in molti sensi) di lei, lei è troppo per lui. 
Ma non voglio tediarvi oltre, perciò proseguiamo col finale. Lily e Marshall li lasciamo con una mandria di bambini e noi tutti ci rallegriamo per la loro tipica famigliola americana. Anche in questo caso: non poteva andare diversamente.  Robin e Barney, per quanto simili e meravigliosi separatamente ed ognuno a proprio modo, erano, sono e saranno sempre incompatibili come coppia. La triste verità fa male. Non sono d'accordo con chi sostiene che Barney semplicemente ritorna al punto di partenza come gli altri. Finalmente matura, ma in modo diverso rispetto agli altri e, come al solito, a modo suo. Partendo dal suo più tipico comportamento, si ritrova catapultato in una situazione a lui completamente estranea e, invece di scappare, decide di restare. In quella scena mi sono persino scese due lacrime.
Mancano ancora due settimane per arrivare al traguardo di questa maratona che è la sessione invernale, tutti ci auguriamo di arrivarci vivi, e io dovrò anche trovare un nuovo telefilm da guardare per evitare che l'ansia mi mangi viva.
Dal Convento per ora è tutto, a presto!

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