domenica 27 luglio 2014

Sometimes I'm a mean girl, bitches



Sono appena tornata a casa e ho avuto la certezza che sarei dovuta restare sul divano non appena ho varcato la soglia del ristorante e ho capito di essere la versione italiana di Regina George questa sera. Ogni tanto capita anche a me. Indosso qualcosa che mi fa sentire bella, mi trucco in maniera accettabile e il gioco è fatto: credo di avere una corona in testa e di poter trattare male tutti perché nessuno mi merita ed è solo per questo che sono sola, non perché sono una stronza acida che allontana chi le vuole bene.

Il mio atteggiamento non resta impunito a lungo e, infatti, adesso sono sdraiata sul marmo freddo di casa ancora truccata e vestita e mi sento molto poco Izzie Stevens e fin troppo una patetica sfigata.

Spengo il cellulare.
In momenti come questo è l'unica soluzione. 
Mi fa schifo, mi sembra di esserne dipendente. Mi sembra che la mia intera esistenza sia legata ad un aggeggio inanimato e questo mi fa imbestialire. Vorrei essere libera di vivere senza questo oggettino e senza qualcuno che alla prima chiamata persa inizi ad insinuare che sono inaffidabile e che non posso vivere da sola. Quante volte mi è capitato di dovermi scusare per aver perso una telefonata o non aver risposto dopo 5 secondi ad un messaggio.
Basta.
Quello di cui ho veramente bisogno è stare da sola per un po', magari mangiare dello zucchero filato azzurro mentre cammino sul lungomare e osservo i turisti.
Quello di cui non ho bisogno è qualcuno che si crei delle aspettative su di me, perché io sono troppo brava a deludere le persone che mi circondano. Vorrei del tempo per finire finalmente Guerra e pace, che ho iniziato almeno quattro volte, ma ancora non sono mai arrivata al secondo volume.

Prima di uscire ho preso un pennarello nero e mi sono scritta sul polso "Hic et nunc" e quanto vorrei che quelle tre parole rimanessero lì per sempre sulla mia pelle. Mi descrivono fin troppo bene. Quante volte ho cercato di cambiare, senza successo. Sono fatta così, agisco senza pensare e spesso sbaglio. Mi faccio travolgere dalle emozioni di un istante per poi rendermi conto di aver dato molta importanza a qualcosa che non la meritava. Non mi sono mai piaciute le conseguenze, preferisco non riflettere troppo perché sennò divento paranoica e non esco più di casa e, invece, io voglio vedere il mondo, conoscere, prendere un treno all'improvviso e arrivare dove non avrei mai potuto immaginare. Sono fatta così e tutto sommato non credo di essere sbagliata.

Ieri era il compleanno di Ex, quello che mi ha lasciata per messaggio, ma siamo stati insieme un anno e io non me la sono sentita di ignorarlo e non fargli gli auguri. Non sono in grado di serbare rancore e questa cosa di me mi piace, mi fa sentire quasi matura. Ieri ho capito che è davvero finita, che non potrei mai tornare con lui, che siamo troppo diversi. La sua risposta è stata banale e scontata, proprio come lui, ma poco importa. Quello che importa è che io non abbia paura di essere sola, perché lui non era quello giusto per me, nonostante io fossi quella giusta per lui. Per una volta non mi sono pentita di non aver ascoltato i consigli dei miei amici, perché a loro avevo giurato che non avrei ceduto, che non gli avrei scritto, ma poi ho agito d'istinto e va bene così, ora sono certa che lui sia parte del passato.

Forse è arrivato il momento di alzarmi dal pavimento, struccarmi e riporre Regina George nell'armadio, perché non sono realmente come lei e i miei sensi di colpa me lo ricordano continuamente, ma ogni tanto imitarla è il migliore antidepressivo che si possa assumere.

sabato 26 luglio 2014

Tutto quello che non ti ho detto



Sono seduta in riva al mare.
Piove, ma io sto aspettando qualcuno.
Il primo vento invernale soffia annunciando la fine dell'estate ed io mi stringo nella tua felpa blu, quella che hai comprato per sbaglio e hai lasciato a me perchè la valigia era già piena.
Ogni tanto controllo l'ora e mi guardo intorno, ma la spiaggia sembra deserta.
Cammino a piedi scalzi sulla sabbia e arrivo agli scogli. L'acqua è calda e in mare ci sono due bambini che giocano e mi ricordano noi due.
Ma tu, ora, dove sei? 
Sei ovunque in questo luogo eppure non sei qui a rimproverarmi e a dirmi di tornare in casa perchè sennò potrei ammalarmi di nuovo.
Tutti i litigi, le incomprensioni, gli abbracci non dati ora sembrano solo parte di un passato lontano e inutile.
Ci sono troppi ricordi che affollano la mia mente e tu, ora, dove sei?

Poi, improvvisamente come per magia, arrivi tu. O meglio, ritorni.
Ti siedi vicino a me e mi chiedi scusa, lo sussurri come se dovesse essere un segreto tra te, me e il mare.
Non ho il coraggio di guardarti negli occhi, perché non ho il coraggio di mostrarti che sono cambiata, che sono diversa dalle tue aspettative, che probabilmente ti ho delusa ancora una volta.
Abbiamo bisogno l'uno dell'altra, ma allora perchè sei andato via lasciandomi qui? Perché abbiamo litigato fino all'ultimo secondo? Perché non riesci ad accettare le mie decisioni? 

Mi sveglio sudata nel mio letto, impiego qualche secondo a capire che era solo un sogno. Tu sei ancora in Canada e io in Italia. Controllo Skype e sei in linea, ma non ti chiamo. Non ho il coraggio di parlarti e di raccontarti i miei problemi, perché è più facile fingere che vada tutto bene e allora non premo quel pulsante, non ti chiamo, perchè non ho la forza di fingere oggi.

Dicevi che ero la più debole e insicura.
Dicevi che dovevo essere protetta perchè avevo sofferto già abbastanza.
Dicevi che il liceo classico non era la scuola giusta per me, ma sono arrivata all'ultimo anno senza debiti e con una media decente e finirò quella scuola, l'ho giurato a me stessa.
Dicevi anche che non avrei concluso nulla di buono da sola, ora ho due lavori e gestisco da sola i miei soldi.
Dicevi che ero egoista, ma egoista non lo sono mai stata perché ti ho lasciato partire sapendo che era la cosa giusta e non ho versato una lacrima perchè mi hai insegnato che si piange solo per le cose importanti.
Dicevi che dovevo mangiare di più, ora ho accettato il mio corpo e il mio peso non è più un'ossessione.
Dicevi che sognavo troppo, non ho mai smesso di farlo, ma mi sono anche rimboccata le maniche e ora non mi lamento se non riesco a comprare tutto quello che desidero.
Dicevi che non era tuo compito crescermi, ma non hai mai smesso di comportarti da padre.
Dicevi anche che scappare dai problemi non serviva a niente, ma guardami ora, non scappo  più e ho eliminato dalla mia vita tutte le persone che fingevano di volermi bene.
Dicevi che giustificavo il papà anche se non se lo meritava, ma non è così, semplicemente l'ho perdonato perché è un essere umano e non posso illudermi che sia perfetto.

Dicevi tutte queste cose, ma credo che tu avessi solo paura di perdermi ed è ridicolo perché non potrei mai fare a meno di te.
Io credo di essere orgogliosa di me stessa per la prima volta nella vita e vorrei solo che tu lo fossi con me.

Quando tornerai, sarò all'aeroporto ad aspettarti a braccia aperte e pronta a litigare ancora e ancora, perché è anche così che dimostro tutto il mio amore per te che, nonostante tutto, sei il miglior fratello maggiore che potessi desiderare.

martedì 22 luglio 2014

Quando 140 caratteri non bastano più



Quando 140 caratteri non bastano più hai due possibilità innanzi a te, ignorare quella vocina che suggerisce di aprire un blog oppure ascoltarla.
Ed eccomi qui.
Ho riflettuto molto prima di prendere questa decisione e sono giunta ad una conclusione: ho bisogno che qualcuno legga i pensieri che ho racchiuso per troppi anni tra le pagine dei diari.
A questo punto mi sembra doveroso presentarmi. Io sono Ross, ma, ahimè, non ho una scimmietta da compagnia (se hai capito a chi io mi riferisca, sappi che saremo grandi amici), ho diciassette anni e sono in quel periodo della vita dove tutti credono di sapere cosa sia meglio per te, ma tu fatichi a credergli e ti senti intrappolata in una vita che non hai scelto tu, ti è capitata e ora te la tieni, con tutti i pro e i contro che essa comporta. Questo è un posto tutto mio dove mi rifugerò per riordinare le idee oppure per dare la mia (non richiesta e assolutamente personale) opinione su qualsiasi cosa attiri la mia attenzione. 
L'aspetto del blog è molto semplice perchè non sono una ragazza devota alla tecnologica e ritengo di poter essere orgogliosa di me stessa per le poche, ma essenziali modifiche effettuate.
Caro lettore che stai sprecando 5 minuti della tua vita per leggere questo post, ti propongo un gioco: io scrivo, tu leggi e mi giudichi. Se sono brava e arrivo in finale, vuol dire che non è stata una cattiva idea aprire un blog. Se hai suggerimenti, consigli, monetine da lanciarmi perché ti faccio pena, puoi scrivermi alla mail che troverai qui da qualche parte o su Twitter.
Per ora dal mio regno di cartone è tutto, linea allo studio.