martedì 3 maggio 2016

The perks of being a fuori sede

Inauguriamo oggi l'ennesima inconcludente rubrica.
Vediamo quanto durerà.

Scrivo questo post reduce da una cena a base di riso bruciato che sembrava essere stato amalgamato nella cenere di sigarette, ma la cuoca peruviana si è scusata per l'accaduto - e, quindi, per le suore tutto è sistemato - e per oggi siamo sicuri che non diventerò obesa.
Il sottotitolo di questa sezione del blog potrebbe benissimo essere "La mia vita al convento", che fa tanto serie tv di Mediaset se ci pensate, ma quello che succede al convento resta al convento e per ora mi limiterò ad aggiungerlo come il contorno non pervenuto stasera.
Bando alle ciance.
N.B. Tutto quello che scriverò si baserà sulla mia esperienza di fuori sede a Milano, a due ore (circa) di treno da casa.

Come si fa ad avere una relazione quando si è una fuori sede
Spoiler alert: non ci si riesce, non ci provate nemmeno, finirà in tragedia greca. No, forse sto esagerando. Finirà prima ancora che cominci per una marea di ragioni che mi appresto ad illustrare.

Relazione tra due fuori sede
Ma siete pazzi? O avete dei super poteri oppure potete rinunciare in partenza. Tanto per cominciare dal lunedì al venerdì si devono seguire le lezioni e, nei momenti liberi, studiare. Aggiungete poi la spesa, le bollette da pagare, l'attività fisica da non rimandare ad infinitum (se non altro per dare la gioia a vostra madre di sentenziare che siete sempre troppo magri/grassi, a seconda dei casi e della bontà d'animo della genitrice), i servizi in posta e in banca che periodicamente si ripresentano come il prete per le benedizioni pasquali, le telefonate alla nonna che prega sempre per la vostra incolumità nella grande città piena di pericoli e persone cattive e vi ritroverete senza nemmeno accorgervene sdraiati a letto di venerdì sera rimpiangendo i bei tempi andati in cui vantavate la fama di festaioli.
E ricordate che, se tutte queste illustrissime attività non dovessero essere concluse nei giorni feriali, rovineranno irrimediabilmente il sabato e la domenica, che, nella vita del fuori sede rappresentano la sola e unica possibilità di svago. Infatti, ogni due settimane (circa) si torna a casa e quindi ciao ciao ipotetico fidanzatino nella grande città. Nei restanti weekend da trascorrere nella città universitaria si vuole vedere gente e fare cose e, anche in questo caso, non si ha la minima intenzione di avere un fidanzatino tra i piedi. 
Un'altra esperienza mistica degna di nota è un grande classico delle prove d'amore tra fuori sede: i tentativi di far coincidere i weekend a casa e quelli da trascorrere insieme in città. 
Risultato: nel migliore dei casi durerete un paio di mesi, nel peggiore non ci sarà mai un secondo appuntamento a causa delle vostre inconciliabili vite.

Relazione tra fuori sede e milanese
La prima cosa che ho imparato dei milanesi è quanto siano emotivamente e fisicamente legati alla loro città. Come il povero Pinocchio legato alla catena e gettato in fondo al mare, alla stessa maniera il milanese (imbruttito o meno in questa sede non ha importanza) non vedrà altro al di fuori della circonvallazione esterna. Infatti, tu non sei solo una fuori sede. No. Sei una pecora nera che viene da un punto non ben definito del globo terracqueo e che, varcando una qualsiasi delle porte della città, ha finalmente ritrovato la diritta via. Non conta da dove provieni, conta Milano, che è il tuo presente, il tuo futuro, il tuo tutto. Guai ad invitare il milanese ad una gita fuori porta nella propria città d'origine, sarebbe come varcare lo stretto di Gibilterra. E se per caso i tuoi volessero incontrarlo perché la storia tra voi funziona piuttosto bene, non resta altro da fare se non invitare i propri genitori a varcare la soglia della civiltà entrando nel territorio del capoluogo lombardo.
Risultato: avete davvero intenzione di trascorrere la vostra intera esistenza a Milano o a parlare di quanto sia magnifico vivere a Milano? Se la risposta è negativa, non durerete molto.

Relazione tra fuori sede e abitante della propria città d'origine
"Mogli e buoi dei paesi tuoi" dicevano i nonni. Mica avevano torto. Uno ci prova anche ad assecondare i saggi detti popolari, ci prova con tutte le forze e le buone intenzioni, ma non c'è nulla da fare. Alla prima serata in discoteca con i compagni di università o al primo weekend trascorso a Milano invece che a casa per studiare (o per qualsiasi altra ragione) il fidanzato comincerà ad essere geloso e non perderà ogni minimo pretesto per dubitare di voi. Inoltre, voi sarete sempre accusati di essere scappati da una salda relazione che probabilmente va avanti dai tempi del liceo in cerca di chissà quale non ben definita libertà. Verrete anche rimproverati di una diminuzione di attenzioni nei confronti del partner e della sua monotona vita e quando gli farete notare che avete ben altri problemi a cui pensare perché non c'è più mammina a rimboccarvi le coperte ogni notte passerete per gli stronzi della situazione. 
Risultato: si creerà un divario incolmabile fra le vostre vite e, ad un certo punto, non avrete più voglia di dare mille spiegazioni per qualsiasi azione della giornata.

Siamo destinati ad una vita solitaria, ma non temete: Gesù ci ha donato i gatti e la tv spazzatura. Da quando è arrivato Netflix, poi, non abbiamo davvero più bisogno di niente altro.
A presto,
R.

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