mercoledì 21 settembre 2016

Gonzalino


Gonzalino lo spagnolino è un ragazzo che ho conosciuto a Londra con tatuato il nome di sua madre sul bicipite.
Lavora nell'ostello dove ho vissuto una settimana, è stata la prima persona con cui ho scambiato qualche parola appena arrivata lì. Ci siamo guardati e lui è arrossito.
Ha lasciato il suo paesino minuscolo con un fagotto sulle spalle e ora sogna di comprare un ostello e di mettere su famiglia in Inghilterra.
Ha una fidanzata tedesca, si vedono una volta al mese e tanti segreti riempiono la distanza tra di loro.
Ha gli occhi color dell'ambra e quando ti fissa lo fa in un modo così profondo da spaventarti un po' perché sembra leggerti nel pensiero.
Non parla mai di suo padre, ma tu non chiedergli niente, lascialo parlare, ti dirà dei suoi sogni e di come si sia innamorato di Londra in gita in seconda superiore e di come abbia deciso di tornarci perché per nessun'altra donna, eccetto la sua mamma, prova un sentimento simile.
In pausa pranzo va a comprare un'insalata da Sainsbury's e la mangia in ostello, mentre legge i classici russi.
Ha molti altri tatuaggi, tatuaggi che forse mostra a tutte le bionde dell'ostello, ma significano davvero qualcosa per lui, uno ad esempio rappresenta la speranza perché dice che è l'unica ragione per cui valga la pena rialzarsi dopo una caduta.
Mi ha raccontato tutte queste cose un sabato mattina, dopo che avevo trascorso la notte in qualche locale di Londra e, senza dormire, ero andata a Notting Hill per il mercato dell'antiquariato. Me le ha raccontate per conquistarmi, ma io quel giorno ero troppo stanca per capirlo.
Abita in un piccolo appartamento in quello che avevo soprannominato "il palazzo dei festini" perché ogni sera, tornando in ostello, non importa che ora fosse, qualcuno stava dando una festa. Ma lui a quelle feste non andava mai. Tutte le sere lo vedevo nel pub sotto casa sua. Non beveva, osservava attentamente le ragazze fino a quando non individuava la sua preda. Prima di lasciare il pub, passava a rubarmi una patatina dal piatto e mi augurava la buonanotte.
Se tornassi in quel quartiere, sono sicura che lo troverei ancora lì, ma nemmeno questa volta salirei a casa sua, perché di un furbetto come Gonzalino non ci si può fidare, con quei suoi occhi innocenti ti promette di essere solo tuo, ma il cuore chissà dove lo ha nascosto.

Nessun commento:

Posta un commento