giovedì 27 aprile 2017

5. Say something

Ho impiegato molto più tempo del previsto, ma alla fine ci sono riuscita: ho cancellato ogni traccia di te, almeno all'apparenza. Non so spiegarti dove io trovi la forza di mostrarmi forte, ma non mi fa sentire affatto meglio sapere di non avere più nulla di tuo. Anche perché non ci credo nemmeno un po'.

C'è ancora un sottilissimo filo che ci collega e, paradossalmente, è ancora una volta la musica. Perché se da un lato mi sforzo di continuare a sorridere, dall'altro ogni canzone mi parla di te. Dunque mi risulta impossibile mentire a me stessa, è chiaro che non sono pronta a voltare pagina, ma non per questo smetterò di provarci. Continuerò a lottare con quella parte che mi ricorda costantemente di non lasciar morire l'ultima speranza, perché quella stessa speranza mi sta logorando pian piano. 
Non dici niente, ma il tuo silenzio parla da solo ogni volta che su Spotify ascolti una nostra canzone.

E così continuiamo a vagare, anime inquiete destinate a non trovare pace in questo limbo a cui ci siamo condannati reciprocamente. 

giovedì 20 aprile 2017

4. Scacco matto

Dicevi che si piange per le cose importanti, allora credo che tu lo sia stato - e sei ancora - più di quel che pensi, visto che è passato un mese e sto male come il primo giorno. Non so nemmeno più che cosa dirti, non mi importa farti pena. Mi basta avere un contatto, seppure minuscolo, con te, una traccia che mi dica che ci sei veramente stato, che non era tutta una mia fantasia, che queste lacrime un giorno finiranno, ma ora hanno valore, almeno per me. Vorrei raccontarti tutte le cose che sto facendo, vorrei dirti che ti odio, ma poi mi rendo conto che non è vero e vorrei dormire, ma non mi è concesso. Non soffrivo di insonnia da due anni, sai? Non credo di avertelo mai detto, ma non lo ritenevo un capitolo della mia vita importante. Ora però mi pare di vedere tante somiglianze tra quello e questo periodo, dunque te ne parlerò brevemente. Era l'anno della mia maturità, di mille cambiamenti, di nuove amicizie arrivate a sostituire quelle vecchie ormai consumate da segreti e bugie. Era l'anno in cui il sonno era diventato superfluo perché non ne avevo il tempo. Era l'anno in cui avrei provato un dolore inspiegabile, il più grande di tutta la mia vita, di cui ancora oggi non mi capacito del tutto. Eppure, sono sopravvissuta. E siccome non voglio tornare al buio di quei giorni, sto facendo di tutto per tenermi impegnata il più possibile. Sto studiando come una matta e quando mi viene da piangere - come in questo momento - mi fermo, mi sdraio a letto e penso che andrà meglio, prima o poi. Ma è passato un mese e non va affatto meglio e ho tante domande a cui tu non rispondi e non risponderai e io so solo che mi manchi. E non è colpa delle canzoni tristi, non è nemmeno questione di isolarsi perché non ne sento il bisogno attualmente. Il vero problema è che in quel mare di persone che ogni giorno mi circonda, non posso fare a meno di cercare te costantemente. Ironia della sorte, quando poi ti ho visto, all'angolo della strada verso la mensa, mi sono voltata e sono scappata senza tornare indietro. Eri tu, lo so bene. Stavo scambiando chiacchiere di circostanza con due ragazzi che non vedevo da tanto tempo, ero tranquilla, pur essendo in territorio di ingegneri, nel tuo territorio. Poi sei comparso tu e in quel momento è sembrato un segnale divino simile al volo degli uccelli in senso contrario. Ho cominciato ad agitarmi e ho seguito quel che mi comandava di fare l'istinto: sono scappata via prima che le lacrime facessero capolino per l'ennesima volta, prima di mostrarmi fragile ancora una volta. Avevo paura e avevo mille pensieri rumorosi in testa, ma il più spaventoso di tutti era, forse, anche il più banale. Avevo paura dei tuoi occhi. Avevo paura di guardarti negli occhi e non vedere più un briciolo della persona di cui ero (sono?) innamorata e non sono ancora pronta a sostenere quello sguardo. 

mercoledì 5 aprile 2017

3. Il concerto di Cosmo

Ieri notte era passata la mezza, ma di andare a dormire proprio non se ne parlava, nonostante l'alzataccia assurda che ci attendeva al risveglio a causa dello sciopero. Stavamo in cucina a mangiare frutta e a parlare di vacanze quando ha cominciato a piovere all'improvviso. Io ero inquieta, camminavo avanti e indietro dal tavolo alla finestra e fissavo il cancello esterno come in una visione onirica. È lì che ti ho visto l'ultima volta, è lì che continuo a vederti. E in quel preciso momento sono scoppiata a piangere. Chiara stava lavando qualcosa, non se n'è accorta subito. Poi, con una voce che non sapevo appartenermi, le ho rivelato ciò che già sapeva. Non so spiegarmi perché abbia impiegato tre settimane per dirlo a lei, ai miei e ad altre persone l'ho confidato subito. So solo che poi ho pianto come se fosse la prima volta e sono davvero esausta. Questa mattina mi sono alzata con gli occhi gonfi e per tutto il giorno non ho fatto altro che pensare alla sera in cui ci siamo conosciuti. Era un evento simile a quello di ieri sera tra l'altro. E pensare che l'anno scorso snobbavo gli eventi organizzati dal Poli. Invece, nonostante tutto, continuo a partecipare. 

Ci ho provato, lo giuro, ma non riesco a capire
Cosa cazzo è successo, mi sembra di affogare
Ora ho voglia di urlare come Paolo in Teorema

Ci sono giorni che passano velocemente, altri in cui sento la tua mancanza come un macigno e le tue mezze risposte non aiutano.