Ho i capelli sporchi, arruffati e
ammassati su una spalla. Indosso una felpa rossa che un tempo era tua, quando
ancora vivevi in Italia ed io ero poco più di una bambina. Guardo in alto e ti
vedo comparire dalla tromba delle scale, reggi uno scatolone pieno di
cianfrusaglie e mi domandi se era davvero necessario conservarle invece che
buttarle come avevi suggerito. Io ti urlo un grugnito di rimando e dopo quello
che non mi pare nemmeno un minuto sei accanto a me. Mi guardi e ti vorrei
abbracciare, ma sono più lercia dell'ultima volta in cui mi hai visto e
nonostante questo sei ancora qui. Quasi mi metto a piangere. Sei qui per me
oggi e non so nemmeno il motivo. Mi pulisci una guancia col pollice e mi
sussurri con quella tua voce sexy che non ti saresti perso per nulla al mondo
il mio primo trasloco vero. Questa volta una lacrima scende davvero, ma tu sei
pronto a raccoglierla. L'aspettavi, non è vero? Ti piace vedere che ho ancora
bisogno di te, ammettilo.
Qualche ora e molti scatoloni dopo, ci ritroviamo seduti sul pavimento a
mangiare pizza e a raccontarci episodi di vite incrociate. Come quella volta in
cui avremmo dovuto vederci in piazza Duomo, ma i telefoni smisero di funzionare
e non ci trovammo più. O il primo appuntamento, da Spontini in pausa pranzo, un
grande classico milanese.
Alcuni anni e molte pizze dopo, siamo ancora qui, anche se io non ci avrei mai
messo la mano sul fuoco, devo confessarlo.
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