Prendo il quadro e
scappo, tranquilla.
Se ti piace.
Mi piacerà.
E allora?
Toglie il fiato,
proprio come fai tu.
Vorrei saper mentire
come te.
La mia cucina alle tre di notte non è mai stata tanto stretta come quella sera. Le valigie e i pacchi raccontavano un intero mese di vacanza e tante storie che si erano intrecciate le une nelle altre. Tu eri bellissimo lì: infreddolito, assonnato, innocuo. Non avevi il coraggio di fare un solo passo verso di me. Non eri un uomo, quella sera, eri solo un bambino spaventato dall'idea di poter essere rifiutato. I pezzi del mio cuore erano sparsi ovunque e tu li hai raccolti con una delicatezza stupefacente, dicendo le parole giuste al momento giusto e niente di più. Vorrei ricordare per sempre alcune tue frasi, così vere da terrorizzarmi.
Che farai ora?
Rimetterò insieme i
pezzi, come ogni volta.
Smettila di fare la
paracula.
Non ho altra scelta,
lo sappiamo entrambi.
Allora io vado.
Grazie per l'acqua, per il quadro e per tutto il resto.
Non c'è di che, mi ha
fatto piacere. La tua compagnia è stata preziosa.
Parti presto?
Non dipende da me.
Allora passa a
salutarmi.
Non ne vale la pena.
Non sminuire tutto
così. Sono sincero.
E io ho paura. Si è
fatto tardi, è meglio che tu vada.
Hai fatto un passo
verso di me prima di andare via. Io ho abbassato lo sguardo e ho riso come una
bambina. Tu hai creduto che la magia del momento fosse perduta per sempre. Ti
sei voltato e sei andato via, senza guardarti indietro. Ho rovinato tutto ancora
una volta. Se non ti avessi lasciato andare, se avessi detto una sola parola o
se ti avessi preso la mano, da lì in poi niente sarebbe più stato lo stesso.
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