L'altra sera
sarei dovuta rimanere a casa, invece sono finita per la prima volta al Giardino
delle Culture, posto mistico di cui ho sentito parlare fin dal primo anno a
Milano, ma per qualche strana ragione non c'ero mai stata. Mi son fatta leggere
le carte, altra cosa che non capitava da anni. Le carte non mentono mai, ha
commentato ironicamente ieri sera Attilio ascoltando il mio racconto. Io
mi ero auto-condannata a vagare in questa città alla ricerca di
un'emozione che mi ricordasse quello che avevo provato con te. Ma ormai anche
le immagini nella mia mente sono sbiadite e rincorrerle non le farà tornare
indietro. Sembro un cane che tenta di addentare la propria coda. Tu sei lontano
e io sono sola, né più né meno di quando ti ho conosciuto. Però, se è così
complicato per me tornare ad essere la fanciulla ingenua e spensierata di
prima, deve essere dura anche per te in qualche misura vagabondare in giro per
il mondo, dopo aver incontrato me sul tuo cammino.
Cosa avevamo poi di così speciale? Non
so spiegarlo, ma è un sentimento capace ancora oggi di farmi piangere, ridere e
arrabbiare ogni volta in cui parlo di te. Non è mai finita davvero, nonostante
i miei estenuanti tentativi e una parte di me vuole davvero credere che tu
continuerai a far parte della mia vita ancora per molto tempo. Abbiamo qualcosa
che ci spinge sempre indietro l'una verso l'altro, ma abbiamo anche due vite
completamente diverse che non so quando si incontreranno ancora. Mi manchi come
l'aria calda di quelle sere d'estate con te, non posso fare a meno di pensare
al giorno in cui sei partito, al modo in cui ci siamo abbracciati e siamo
rimasti stretti in mezzo al parcheggio, poi quella sera è arrivata la
tramontana e i giorni sono trascorsi lentamente, chiusa in casa a studiare al
riparo dalle emozioni vissute con te sugli scogli del molo. La calma dopo la
tempesta, anche se da quando ti ho conosciuto non ho più avuto pace.
Non riesco a
credere che quest'anno tu non sarai lì con me nemmeno per un giorno.
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