Se c'è una cosa di Ibiza che ti stupisce davvero, quella è la quantità di baristi provenienti dal nord Italia. Tutti si assomigliano, sono belli da togliere il fiato, recitano ogni notte lo stesso copione, centinaia di ragazze sfilano davanti a ognuno di loro, ma alla fine soltanto le più accanite cacciatrici riescono a portarseli a casa al sorgere del sole. Sono simpatici, disponibili, affabili: insomma, fanno parte dello show e senza di loro mancherebbe l'ingrediente segreto che rende tanto nota l'isola della perdizione.
Pensavo di essere stata vaccinata e resa immune al loro fascino molto tempo fa, fino a quando non ho incontrato Fabrizio.
L'ho conosciuto un mattino di giugno, poteva essere una domenica, un mercoledì o un venerdì, poco importa, io ero assonnata e in ritardo per la mia lezione di yoga, lui tornava dal lavoro, entrambi eravamo affamati e gli unici clienti in un bar deserto. Persino il cameriere era latitante, perciò lui ha preso in mano la situazione, mi ha chiesto cosa volessi e mi ha servito. Aveva i capelli spettinati, era stanco, ma sicuro di sé, ho scoperto pochi giorni dopo che tutti nell'isola sanno chi è e si fidano di lui, ma ho impiegato un mese buono per imbattermici la prima volta. Dopo quel primo incontro anche lui ha fatto qualche ricerca su di me e al termine della settimana me lo sono ritrovata davanti con due birre all'ora di pranzo. Mi ha ordinato di seguirlo e da quel momento in poi siamo diventati amici. Il mese seguente è trascorso rapido tra pranzi, bagni all'alba e serate nel locale dove lavora a base di tequila sale e limone e giorno dopo giorno ho imparato a conoscerlo e ad apprezzarlo. A seconda del tipo di ubriaco che si trova davanti diventa all'occorrenza mio padre, mio fratello, il mio fidanzato. Una sera di luna piena non è andato a lavorare, mi ha chiamato e siamo andati a bere in spiaggia le solite birre rubate al locale. Poi, quando si è sbronzato al punto da rannicchiarsi con la testa sulla mia pancia, mi ha raccontato la sua storia, con la stessa enfasi con cui si confida un segreto da nascondere, conservare, proteggere.
- Alla fine siamo tutti soli qui. Io ho un figlio e una donna che mi aspettano a casa, ma ogni volta che torno è diverso, come se qui mi mancasse una parte di me che ho lasciato a casa e a casa mi mancasse una parte che ho dimenticato qui. Questa è la vera condanna di chi vive a stagioni, siamo destinati a non sentirci mai completi in nessun luogo, sempre alla ricerca dell'emozione successiva. Io sono qui, con te, ma la mia testa è già a casa, al primo giorno di scuola di Gabriele che perderò ancora una volta, al compleanno di Sara che festeggerà con le amiche e non con me e nonostante questo io non desidero altro che restare a guardare ancora il sole sorgere su Ibiza insieme a te.
- Solo perché con me sei certo di non incorrere in complicazioni, ma sono io che ogni sera vedo andare via dal locale le fanciulle che tentano invano di conquistarti e tu nemmeno le degni di uno sguardo.
- Sarà per quello che tornano il giorno dopo e il bar è sempre pieno?
- Io non so cosa abbia di magico questo posto, so solo che quando sono arrivata credevo di aver commesso il più grande sbaglio della mia vita, mentre ora non vorrei più tornare a Milano.
- Invece dovresti pensare anche tu all'autunno, l'estate è agli sgoccioli, manca poco più di un mese e fidati di me, passerà molto più rapidamente di quanto immagini.
- Tu sai già quando partirai?
- Io pianifico tutto, bambina. Lascio sempre l'isola prima della fine della stagione, quando ancora brulica di cuori infranti e ubriaconi nelle discoteche. Sara non ne sa niente, ma ogni anno prima di tornare da lei parto da solo per due settimane. Non credere che faccia chissà che cosa, eh. Non bevo, non tocco una sola sigaretta e vado a dormire alle dieci di sera. Mi depuro dall'Inferno per tornare in Paradiso. Dovresti pensarci anche tu.
- Io devo tornare alla vita reale a capofitto, o potrei non ritornarci più.
- Dicevo così anche io durante il mio primo anno a Ibiza, ma vedi, bambina, tu sei arrivata qui in fuga e hai messo in pausa tutto: i tuoi sentimenti, i tuoi sogni, persino le tue speranze di vedere arrivare il tuo principe azzurro per riportarti a casa, ma non è questo il modo per tornare a Milano rigenerata. Al tuo ritorno, tutte le persone e i casini che hai lasciato saranno ancora lì ad aspettarti e non ci sarà un momento in cui faranno meno paura di prima, ci sarai solo tu e la tua grinta. Qui hai ascoltato per mesi i problemi degli altri, fingendo di non averne di tuoi, ma non mi freghi: io so benissimo che anche tu, esattamente come tutti noi poveri cani sull'isola, hai il cuore fratturato e scappi da chi te lo ha spezzato.
- Touché. Allora, dottore, qual è il rimedio che mi consiglia?
- Vivi questa maledetta isola. Esci dai tuoi schemi. Non siamo in un reality show, la gente non si aspetta che tu sia sempre sorridente e disponibile. Manda a quel paese lo stronzo che ti ha fatto del male, bambina, urlalo al mare e le onde lo porteranno a lui, ma fallo davvero perché solo così ti sentirai meglio, ti sembrerà di vivere e allora ti avvicinerai alla vita vera, che tornerà da te quando smetterai di usare un copione come tutti quassù e finalmente non ti chiederai più prima di agire se stai andando nella direzione giusta o sbagliata. Avrai un inverno intero per leccarti le ferite, ma fattele queste ferite, altrimenti tornerai a casa senza una storia tua da raccontare e direi che non sei proprio il tipo che prende un volo di sola andata per Ibiza e torna a mani vuote a Milano.
- Fabrizio?
- Eh?
- Grazie.
- Non ti preoccupare, bambina, a fine estate presento il conto anche a te.
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