Sono passati due mesi, eppure qui non è cambiato nulla. Camminare per le vie del centro senza una precisa destinazione è ancora il miglior modo per rilassarsi.
Poi è giunta la notizia inaspettata che ha coperto con un velo di tristezza queste vacanze natalizie.
Ho di nuovo 15 anni, cammino rapidamente piena di agitazione, stringo il vocabolario sotto braccio e farfuglio parole confuse, cosa mi inventerò questa volta? Magari glielo dico lunedì e per oggi fingo di non essere stata interrogata.
La ricorderò per sempre, quella donna malefica. Per due anni mi ha tormentata ogni giorno con paradigmi e regole di sintassi. Non riesco ancora a credere che non potrà più infliggere i suoi supplizi a nessuno studente. Non dimenticherò mai quella mano con la quale accompagnava il suono della tua voce mentre tu, interrogata, recitavi la declinazione di un verbo facendo attenzione a non svelare l'agitazione. I compitini della quinta ginnasio. Con lei bastava sbagliare un accento nella lettura per compromettere una valutazione discretamente positiva. Non dimenticherò neppure le sue urla che si potevano udire chiaramente anche durante gli anni del liceo, quando ormai avevamo cambiato ala della scuola e non avrebbe più dovuto spaventarci, ma ancora ci faceva rabbrividire. Non le ho mai voluto bene, ho provato tanti sentimenti diversi nei suoi confronti e, talvolta, contrastanti, ma era una donna molto sola in realtà e questo mi fa ancora oggi provare soprattutto una gran pena.
La facilità con cui incontriamo persone che ci accompagneranno per un certo periodo e poi lasceremo per incontrarne altre e di cui sostanzialmente non sapremo più nulla fino al giorno della loro morte è assurda. Mi fa pensare a quanto siamo sostituibili. Quasi come se fossimo macchine usa e getta.
R.
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