venerdì 31 marzo 2017

2. Il nostro cinesino


L'ho scoperto la sera in cui sei tornato da Cortina, sono passati mesi, ma mi pare ieri. La ricordo bene quella sera. Era sabato, a Lambrate ad aspettarti c'ero solo io. Sembrava surreale la calma della stazione, un'atmosfera a metà strada tra un horror e un film americano ambientato in un motel. Di quelli con i neon costantemente accesi. Di quelli dove non accade nulla di buono. Mi ero ripromessa di rimanere seduta, invece non appena ti ho scorto sono corsa ad abbracciarti. Quella sera ho capito che qualcosa stava cambiando. Era circa un mese che ci vedevamo più o meno di nascosto e non accennavamo minimamente a smettere. Non era l'atmosfera di Lambrate ad essere surreale, ero io, lì, in quel preciso momento, aspettando te. Vorrei essere ancora seduta su quella panchina ad aspettarti, vorrei tornare lì e rivivere quelle stesse sensazioni, ma non ne ho il tempo e credo che sia un bene. Questa città, per quanto caotica e incasinata, mi sta aiutando a tenermi occupata e paradossalmente ci sta riuscendo piuttosto bene. Il problema è che tutto quel che sto facendo vorrei condividerlo con te e questo pensiero difficilmente mi lascia sola.

Dovrò soltanto re-imparare a camminare.

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