mercoledì 18 aprile 2018

Un'emozione da poco

Non avevo mai compreso cosa spingesse le persone ad umiliarsi per dimostrare il proprio amore prima di incontrarti. Me ne rendo conto ogni volta che maledico il giorno in cui ti ho conosciuto e me ne pento l'istante seguente. 

Non possiamo cambiare le regole del gioco a partita conclusa. Anche se non ci sono stati vincitori né vinti, la nostra guerra d'amore è finita, giusto? Non si può più tornare indietro al punto di partenza, ma io non posso andare avanti se continui a tirare la corda verso di te ogni volta che tento di allontanarmi. Basterebbe poco per tagliare il filo, ma mi spaventa troppo perderti e preferisco rimanere in bilico fingendo di essere un'equilibrista, perché non ci sarà nessuno a prendermi al volo quando cadrò.

Sei bellissima, mi dicevi. Io fingevo di non darti importanza, ti snobbavo persino e allora tu dichiaravi che col mio atteggiamento scontroso ti stavo facendo innamorare. Io sussultavo, non rispondevo, ma non riuscivo a non perdermi nei tuoi occhi azzurri. Quella prima sera ho perso contatto con la realtà e non l'ho più ritrovato. 

Ieri ti ho sognato di nuovo. Ma questa mattina al mio risveglio eri scomparso senza lasciare alcun ricordo, sapevo solo che eri stato lì con me per qualche brevissimo ma intenso attimo. Ero sola, che novità. Magari, se mi fossi svegliata cinque minuti prima, ti avrei guardato uscire in punta di piedi, attento a non far rumore per non disturbarmi. 

È l'una di notte e niente va bene. Eppure sono sicura che non puoi fare a meno di smettere di lavorare e pensare a tutte quelle volte in cui mi scrivevi dopo una giornata e, trovandomi sveglia, mi chiamavi. I minuti al telefono diventavano ore e le risate cancellavano ogni traccia di tristezza dalla mia mente. Il cuore prendeva il sopravvento ed ero felice. Era così naturale condividere nel cuore della notte episodi delle nostre vite, ridere e sentirsi a casa anche quando ci separavano molti più dei soliti centotrenta chilometri. Eri sempre tu a decretare la fine di quelle telefonate così come della nostra storia. La testa governava le tue decisioni allora come oggi. Solo una volta il cuore ha preso il sopravvento sulla testa. È stata la notte in cui mi hai scritto dopo due settimane e, nonostante il mio silenzio, hai continuato a cercarmi ininterrottamente fino a quando non ho ceduto. 
Vorrei dirti che questa sarà l'ultima volta, che d'ora in poi farò a meno di scriverti parole che non otterranno risposta, ma sarebbe difficile almeno quanto per te non guardare più l'orologio all'una di notte chiedendoti cosa io stia facendo o con chi io stia parlando al telefono.
Ora, però, sono pronta a lasciarti andare. Non ho più voglia di rincorrerti, non riesco più nemmeno a immaginare come sarebbe possibile un futuro insieme e temo che tutto l'amore che mi legava a te stia lentamente scomparendo. È finita davvero. Le tante battaglie combattute più o meno valorosamente ci hanno portato ad una vile resa. La parte più triste è che mai, in questi mesi, ero riuscita ad immaginare il capitolo conclusivo della nostra storia e adesso mi pare così banale da deludermi immensamente. Avremmo meritato un epilogo diverso, degno di una storia che di ordinario non ha avuto nulla.

Piove stanotte, piove e non accenna a smettere. Come se il cielo volesse farmi sentire la sua vicinanza, ma il vuoto che ha lasciato intorno a me la tua assenza è incolmabile e io di notte sono troppo fragile e stanca per fingere che non sia vero. Avevo promesso a me stessa e alle persone che mi vogliono bene che questo sarebbe stato l'ultimo tentativo e così sarà.

Non ho più paura di stare da sola.

Nessun commento:

Posta un commento