sabato 3 marzo 2018

C.B.C.R.

Era l'estate della quarta ginnasio, i miei capelli erano lunghi come quelli delle principesse nelle favole ed io non desideravo altro se non che tu fossi il mio principe. Ma eri fidanzato e, dettaglio non del tutto indifferente all'epoca, eri più grande di me di sette anni. Passavamo le giornate a giocare a carte, mi stracciavi senza pietà, e le serate a passeggiare sul lungomare come nei film di Christian de Sica da giovane che tanto mi piacciono. Eri saccente, ma io ne ero affascinata. Mi sono presa la mia prima sbronza con te, me lo ricordo bene. Eravamo allo Street Bar, dove da lì in poi ho preso le migliori sbronze in assoluto, e ora che ha chiuso da un paio di stagioni l'estate a Margherita non è più bella come un tempo. Forse dipende anche dal fatto che tu non sia più tornato lì in vacanza. 


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Certo che sei cresciuta, eh. Quanti anni son passati? Mi sembra ieri.

Sono esattamente come mi ricordi.

Ti ricordo come una ragazzina innocente e sveglia.

Lo sono ancora.


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Non è vero, ti ho mentito. Non sono più quella ragazzina innocente da troppo tempo ormai. Cercavo il grande amore, tutto quello che ho trovato sono state delusioni e storie banali che si consumavano di notte, mai alla luce del sole. Ma tu cosa cerchi? Non l'ho ancora capito.


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Sei andato via già da un'ora e io non ho fatto altro che piangere e ripensare a questi giorni trascorsi insieme dall'istante in cui ho chiuso la porta dietro di me. È tutto così assurdo, dove abbiamo sbagliato? Forse il ricordo di quell'estate di sette anni fa e le aspettative troppo alte da parte di entrambi hanno giocato un ruolo fondamentale, ma non mi pento di quello che è accaduto. Non è il nostro momento, me ne sono resa conto anche io. Ma non per questo voglio eliminarti dalla mia vita, per quanto assurda questa amicizia a distanza è qualcosa a cui tengo molto. Non mi farò una colpa per la persona che sono diventata, ma mi dispiacerebbe infinitamente se questo volesse dire perderti e non ritrovarti più. Le frasi di circostanza che ci siamo detti salutandoci così frettolosamente non mi sono mai piaciute e non avrei mai voluto usarle con te. Avrei piuttosto voluto dirti che questa mattina ho sognato che tornavi prima da lavoro a causa della neve, mi trovavi nel tuo letto e facevamo l'amore per l'ultima volta. Non ha senso, eppure quando stasera mi hai detto che effettivamente stavi tornando a casa quando è arrivato l'imprevisto e hai deciso di rimanere in ufficio, ho pensato che davvero non fosse questa settimana il nostro momento.


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Sono arrivata improvvisamente, ti ho travolto e poi ti ho lasciato andare. Non duro troppo a lungo in un posto. Non è stata realistica questa settimana, ma è stata meravigliosa e, soprattutto, reale. Ogni emozione che abbiamo vissuto me la porterò via con me. A te lascio un disegno che rappresenta la mia visione dell'amore, la stessa versione che abbiamo condiviso insieme. In quel gesto, così semplice e dolce allo stesso tempo, ritrovo te. Tornerò a Milano, dove ora mi sento a casa, lascio questa città eterna dove purtroppo non ho ritrovato me stessa, ma dove lascio un pezzo del mio cuore. Tu tienilo al sicuro, è una tua responsabilità ora, non calpestarlo e non dimenticare mai quanto sei importante per me. Sarò sempre la tua tempesta perfetta.


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Il viaggio di ritorno è sempre rapido e indolore. Ti ricordi come stavo una settimana fa? Agitata come mai prima, non avevo ancora fatto la valigia ed ero di nuovo quella ragazzina che avevi conosciuto sette anni fa. Ora sono solo una fra le tante, anche per te.


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Una settimana fa, a quest'ora esatta, eravamo insieme. Guardaci ora. Ognuno nel proprio letto, in due città completamente diverse, qui nevica e lì splende il sole. Ci eravamo sbagliati, non siamo fatti per stare insieme. Non è solo il nostro tempismo a fare schifo, ma anche tutto il resto: le paranoie, le altre donne, il mio continuo bisogno di attenzioni, i nostri percorsi di vita che inevitabilmente ci hanno cambiato e non ci hanno permesso di riconoscerci. Mi manchi terribilmente e non posso nemmeno dirtelo. Tu non senti mancanze, ti stanchi facilmente, mi hai dato una possibilità e io l'ho buttata via. Non si tratta di farsene una colpa, ma di comprendere che forse è arrivato il momento di smetterla di interpretare un personaggio e di agire diversamente. Pensavo di poter essere chi volessi, la femme fatale come la ragazza della porta accanto, ma mi sbagliavo. Non sono me stessa da così tanto tempo che nemmeno ricordo l'ultima volta che ho lasciato avvicinare qualcuno alla vera Rossella. Non ho permesso nemmeno a te di conoscermi realmente, avevi ragione tu. La verità è che non ricordo nemmeno io come fosse quella ragazzina dolce e innocente che avevi incontrato in vacanza. Le persone che ancora mi sono accanto sono quelle che l'hanno conosciuta, la ricordano come una persona solare, spontanea, ingenua e imbranata, ancora tentano di ritrovarla in un gesto o in uno sguardo, ma puntualmente ne restano delusi da questa versione che ha preso il sopravvento. Non so dirti quanto potrà essere difficile per me tornare ad essere la ragazzina che avevi conosciuto sette anni fa, non so nemmeno se sia possibile, so però che alcuni incontri mi hanno condizionata molto più negativamente di quanto immaginassi e che trascorrere del tempo da sola non potrà che servirmi per riflettere sulla persona che voglio diventare. Mi spaventa da morire l'idea di essere ferita ancora, ma mai quanto l'idea di non lasciarmi conoscere da nessuno realmente solo per non soffrire più.


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Non abbiamo giocato a carte nemmeno una volta, tu mi hai chiamato "Raperonzolo" e per un istante le mie gambe hanno tremato per l'insicurezza. È durato solo un attimo, purtroppo, ma una parte di me avrebbe voluto che restassimo sospesi tra quelle parole per sempre.

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