sabato 27 dicembre 2014

Doesn't really feel like Christmas at all


Il Natale è arrivato senza che io me ne accorgessi, senza che lo desiderassi.
Sembrano troppo lontani i giorni in cui questa era la mia festa preferita, in cui tornavamo a casa, quella vera, quella piena di persone che ci amano e che amiamo, quella dove si è felici.

Si viaggiava sempre di notte, così noi tre piccoli marmocchi potevamo riposare e svegliarci direttamente nei nostri letti il mattino seguente.
Ci svegliavano le voci dei cugini e degli zii che ci accoglievano e sancivano l'inizio del periodo più allegro dell'anno.
Le giornate trascorrevano in fretta, tra pranzi di famiglia e passeggiate al mare.
Le tombole infinite, le partite a carte, i mille film natalizi. Eravamo sempre tutti insieme.

Ora, invece, è tutto diverso.
Si cresce, si cambia, si dimenticano le tradizioni.
Natale a Milano, a Roma, alle terme, e la famiglia? Una telefonata per scambiarci gli auguri, basta così. Troppe incomprensioni, troppi litigi. Sembra essere la condanna di tutte le grandi tribù come la nostra. Ognuno a casa sua, non ha più senso riunirsi in un luogo colmo di ricordi, ora che il nonno non c'è più.

Nonno, lo so che sei arrabbiato.
Ci abbiamo provato, ma non siamo stati capaci di restare uniti. Tu eri la colla, tu organizzavi tutto, tu ora non ci sei e quella casa sembra essersi svuotata.
Non ha più senso sedersi in sala da pranzo se manca il capotavola. È triste per la mamma e per tutti noi stare lì e vedere vuoto quel posto. Non possiamo fare a meno di ricordare tutti i giorni felici che ci hai regalato. Stiamo bene, stiamo andando avanti, ma non possiamo tornare a casa. Persino la nonna non riesce quasi più a vivere in casa vostra. Chissà che cosa decideranno. Non hanno il coraggio di vendere, ma nessuno ha la forza di costruirci nuovi ricordi. Che senso ha tutto questo?

È stato un anno strano, nonnino mio. Non solo perchè per la prima volta ho dovuto realizzare che non saresti tornato, che non eri partito per uno dei tuoi soliti viaggi alla scoperta del mondo che tanto amavi, ma perchè in soli dodici mesi sono accaduti talmente tanti cambiamenti da far volare il tempo senza che io mi accorgessi di quel che avveniva intorno a me.
Ci sono stati momenti tremendi e altri indimenticabili, ma non riesco ad odiare o a rimpiangere niente dell'anno che si sta per concludere.
È questa la maturità che attendevo? Diventare adulti vuol dire vivere con più distacco?
Sto aspettando l'ispirazione nonno. Sto aspettando un segnale che mi faccia vivere questo periodo con la stessa gioia di quando ero bambina.

venerdì 19 dicembre 2014

Last tango, then Paris


Purtroppo no, non sono io quella che sta per partire per la Ville Lumière, ma un mio amico che, a quanto pare, è abbastanza incosciente da affidarsi ai miei gusti musicali per scegliere la colonna sonora che lo accompagnerà in questo viaggio alla scoperta di opere d'arte e macarons.
Attraverso queste canzoni proverò a descrivere una città la cui storia mi ha sempre affascinata, dall'età della monarchia fino agli inizi del '900, quando era il centro della cultura europea e gli intellettuali e gli artisti provenienti da ogni angolo del mondo la sceglievano come propria dimora.
Bando alle ciance, ecco a voi le canzoni che ho scelto!

Andy osserva la città per la prima volta accompagnata dalla voce di Bono e, dunque, ritengo che sia obbligatorio ascoltarla durante il tragitto aeroporto-hotel.

Ricordiamo tutti Carrie mentre ritrova la sua collanina perduta in una pochette vintage Dior e attraversa la città sulle sue Manolo vertiginose? Perciò, io immagino una passeggiata notturna al termine di una seratina movimentata sulle note di questa canzone.

Nuova canzone, nuovo riferimento cinematografico, nuova avventura. Un pomeriggio dedicato allo shopping sulla rive droite fino ad arrivare in cima alla Tour Eiffel.

È il momento di essere romantici ed entrare in un'antico cafè all'angolo di una stradina sconosciuta dopo essersi persi in un parco o in un mercatino (la città ne è piena). Chi può dirlo, magari tra un croissant e l'altro potrebbero avvenire incontri inaspettati!

Una passeggiata lungo la Senna nel primo pomeriggio o, se vogliamo emulare Owen Wilson, a mezzanotte non potrà non essere accompagnata da questa musica così francese da farmi pensare a Mr Duroy mentre cerca di abbindolare una nuova dama.

Sento la voce di Gossip Girl annunciare l'inizio di una nuova giornata nella capitale francese. Traccia consigliata per una passeggiata a Versailles, mentre immaginiamo di esserne i proprietari o, più semplicemente, ospiti di Luigi XIV. 

Perfetta per accompagnare una passeggiata sulla scalinata che conduce alla Basilique du Sacré-Cœur al tramonto, quando la luce del sole si riflette sulla pietra bianca facendola apparire rosata.

Parigi è una città dalle mille sfaccettature e una di queste è la miriade di locali a luci rosse che offrono spettacoli di burlesque a Pigalle, appena sotto la collina di Montmartre.

Svuota la mente da tutte le preoccupazioni che ti aspettano a casa e scatta mille foto con la tua Polaroid, strumento essenziale durante il viaggio.

Cala la notte sulla città e, appena fuori dal Louvre, si aggirano degli angeli in lingerie scintillante. Queste creature a metà strada tra l'umano e il divino, altrimenti note come Angeli di Victoria's Secret, camminavano ormai più di un anno fa nel cortile del Louvre e chi siamo noi per perdere l'occasione di imitarle per 5 minuti?

Piove e Parigi non perde il suo fascino, ma, se escludiamo il traffico, potrebbe apparire persino più bella che mai.

Chuck e Blair si incontrano in una stazione di Parigi e lei gli spiega che, nonostante tutto, "it wouldn't be my world without you in it".
Non esite canzone migliore per concludere un viaggio a Parigi e tornare a casa consapevoli della bellezza di questa città e dell'odio che i francesi nutrono nei nostri confronti. 


À bientôt miei cari!

sabato 13 dicembre 2014

Dammi una lametta che mi taglio le veneee


Sto ascoltando musica depressa e sto piangendo da ieri, ma alla fine ne uscirò anche questa volta. Tra un mese o due mi volterò indietro e riderò di queste parole, forse persino di queste lacrime.
Ora, però, voglio starmene al caldo sotto le coperte con in sottofondo queste canzoni.

"Oh, let's go back to the start" quando tutto era semplice, quando ci illudevamo di poter essere felici insieme a dispetto del mondo intero che non voleva concedercelo. Questa canzone mi fa ripensare al primo appuntamento, alla passeggiata nel parco e a quel tavolino dove ci siamo scambiati il primo bacio, all'imbarazzo iniziale e alla voglia di fermare il tempo.

In momenti come questo, il mio unico desiderio è camminare in riva al mare, ma dato che non è possibile, ascolto questa e le sensazioni che provo sono molto simili.

La prima canzone che mio padre mi fece ascoltare di Paolo, da quel momento è stato amore.

Mio padre mi faceva addormentare così da bambina, i bei tempi andati si racchiudono tra le note e le parole di questa meraviglia.

Non poteva mancare la colonna sonora del finale della prima stagione di The O.C.

Una frase di questa canzone prima o poi la imprimerò sulla mia pelle, come promemoria per la vita.

Potrei scrivere un romanzo su questa canzone, ma mi limiterò a dirvi che la amo.

"I remember the way I felt inside
And the name of the songs that made you cry
You would scream, we would fight, you would call me crazy
And I would laugh, you were mad but you'd always kiss me
In the shirt that I had that I always borrowed
When I woke, it was gone
There was no tomorrow"

Lui diceva che sono una zoccola musicalmente parlando, perchè ascolto canzoni da bimbaminkia e subito dopo Frank Sinatra o i Nirvana. Aveva ragione, ma questa strofa, che lui lo voglia o no, descrive la nostra storia più di mille altre.

Mi piace da pazzi la Rihanna dalla voce struggente che si immerge in una vasca e piange lacrime amare, mi fa sentire meno sola.

È un'altra canzone da bimbaminkia che lui odierebbe di sicuro, ma io sono io e lo sono senza di lui, perciò ascolto anche Michele e piango un altro pochino.

Non riesco ad esprimere tutto quello che smuove dentro di me questa canzone, posso solo continuare ad ascoltarla per ore e ore.

Lacrime, kleenex, ricordi, altre lacrime.

Sì, sono cambiati, ma chi non lo fa? Questa canzone mi piace al punto da farmi venire voglia di distendermi sul pavimento del bagno in abito da sera, quindi, entra nella playlist di stasera a pieni voti.

Mi sembra quasi di sentire la voce di mio fratello che non si stanca mai di ripetermi di andare avanti a testa alta, no matter what.

È l'ultima canzone, è quella che mi dà speranza per ricominciare, perchè ora fa male, malissimo, sembra di avere mille spine conficcate nel cuore, ma presto andrà meglio, sono troppo giovane per smettere di credere nell'Amore.

Ora non vi resta che premere shuffle e restare in silenzio per un po'. Buon ascolto.

venerdì 12 dicembre 2014

Facciamo un gioco?



Facciamo un gioco?
Tu smetti di tornare, puntualmente, a farti sentire e io smetto di risponderti.
Io cancellerò il tuo numero, ti eliminerò da tutti i social network esistenti, non andrò più a rileggere le nostre vecchie conversazioni, non farò più del male a me stessa.
Tu, in cambio, smetterai di usarmi quando hai bisogno di me per poi gettarmi via come un kleenex sporco.
Facciamo questo gioco, ma facciamolo bene, perchè io sono esausta. Mi sento privata di tutta la mia energia vitale e tu, forse meglio di chiunque altro, dovresti capire la ragione.
Sono rimasta in equilibro sulla fune per troppo tempo, mi piaceva così tanto camminare su un filo sottile e guardarti sorreggermi e lasciare la mia mano, mi piaceva credere che saremmo rimasti in equilibrio insieme per tanto tempo, non per sempre perchè non ho mai creduto nel "per sempre" fiabesco, ma avevo immaginato qualcosa di molto simile, lo devo ammettere.
Non posso più cadere, rialzarmi da sola e rimettere insieme i pezzi che tu continui a frantumare ogni volta che torni e te ne vai. Non ho più la forza per bagnare il cuscino duante la notte. Non so nemmeno io come abbia fatto ad arrivare a questo punto, non ho avuto il tempo di rendermene conto, ma ci sono dentro fino al collo ed è il mio istinto di sopravvivenza che ora mi implora di scappare da te.
I miei amici mi ripetono da troppi mesi che tu sei un coglione, che non mi meriti, che devo smettere di credere alle tue bugie, ma il punto è che non mi sono mai resa conto davvero di quanto dipendessimo l'uno dall'altra.
Giochiamo, ma questa volta rispettiamo le regole e rispettiamo noi stessi, perchè fino a questo momento non ne siamo mai stati capaci.
Nonostante io continui a sperare in un nostro futuro insieme, devi smetterla di tornare, io devo smetterla di esserci per te. Non posso più sperare che tu cambi, che superi le tue paure, non è cambiato nulla dal primo giorno, ci sono ancora gli stessi problemi, la distanza che ci separa non l'abbiamo scelta noi, non abbiamo colpa noi due, ma io non posso credere vanamente di averti cancellato se tu continui a tornare incasinando la mia mente e la mia vita.
Abbiamo giocato a lungo e abbiamo perso entrambi, ma è giunto il momento di deporre le armi e incamminarci lungo strade differenti.

giovedì 27 novembre 2014

Giorni strani



Sono giorni strani.
Le parole si rincorrono nella mia testa, ma scappano via velocemente appena prima che io le incolli al foglio bianco. Le pagine della nuova Moleskine sono ancora vuote. Non sono mai stata tanto a lungo incapace di scrivere. Alcuni lo chiamano "blocco dello scrittore" ma non lo sono mai stata, uno scrittore intendo, piuttosto sono una persona che non riesce a sopportare il peso dei propri pensieri.
Sono giorni strani.
Piango, mi arrabbio con me stessa e mi sento incapace. Ho paura del futuro e di tutto quello che mi attende dietro l'angolo. Sto rivalutando tutto.
Sono giorni strani.
Esco poco di casa e quando esco sono sempre super truccata e vestita bene, ma dietro gli occhiali scuri le lacrime sono pronte a scendere.
Sono giorni strani.
Penso spesso a chi non c'è più, a chi è andato via troppo presto e ha lasciato un vuoto incolmabile dentro di me.
Sono giorni strani.
Ho mille idee in testa e non ho tempo di realizzarle. Studio, studio, studio.
I risultati di tutta questa fatica tardano ad arrivare e la mia autostima si sta frantumando.
Sono giorni strani e io mi sto richiudendo nel mio guscio.
Ogni volta che in passato mi sono sentita disorientata, la soluzione sembrava essermi offerta da un foglio bianco. Impugnavo la penna e i pensieri prendevano forma, ma questa volta non riesco proprio a fare chiarezza.
Sto disegnando molto, ma non so cosa siano le linee astratte che si rincorrono nell'album.
Sono giorni strani.
All'improvviso vengo colta dallo sconforto e mi sembra di non sapere più nulla.
La paura di non essere abbastanza è di nuovo reale. Forse questa volta non sono abbastanza forte per andare avanti. Forse mollare la presa è più semplice. Se vivessi in una fiaba, questo sarebbe il momento perfetto per l'apparizione della mia Fata Madrina.
Sono giorni strani, passeranno?

sabato 22 novembre 2014

L.I.F.E.G.O.E.S.O.N.



"Mi hai davvero dimenticato?"
No, non ti ho affatto dimenticato, ma la vita va avanti, ho imparato a convivere con la tua assenza e quella di tante altre persone.
"Life goes on, ricordi?"

"Sei diversa, ora. Quando stavamo insieme..."
Quando stavamo insieme non ero mai abbastanza.
"Sono la stessa ragazza che dicevi di amare, ma senza di te."
"È passato tanto tempo Ross..."
8 mesi e qualche giorno.
Ti guardo e sembra passata solo qualche ora da quando eravamo felici insieme.
C'è stato un momento, un preciso momento in cui ho creduto che tu fossi l'Amore, che saremmo stati insieme per sempre. Quanto mi sbagliavo. Siamo stati bravi a mentire e rovinare tutto.

"Chi è quello?"
"Non che la cosa ti riguardi, ma non lo so nemmeno io. L'ho appena conosciuto."
"Tu vai in discoteca, ti vesti da zoccola, limoni col primo che incontri. Questa è la vera Rossella?"
"Forse, ma ripeto: la cosa non ti riguarda."
"Ti amo ancora."
Lo sapevo. E ora?
"Mi dispiace per te."

Mi volto e sparisco, inghiottita dalla gente.
Sento le lacrime, ma continuo a muovermi a ritmo di musica. Non mi lascio sfiorare da nessuno, voglio solo ballare, non pensare, non espormi.

martedì 4 novembre 2014

Andiamo a ballare i latini?


Mi sono svegliata con questo desiderio e l'ho scritto nel solito gruppo di Whatsapp.
"C'è X-Factor stasera, Ross!" mi hanno risposto le ragazze.
"Ma lì mica si rimorchia" hanno ribattuto i ragazzi.
"Ci sto." hai risposto tu.

Ci sediamo al bar in sala e beviamo due cicchetti per evitare l'imbarazzo di buttarci in pista senza ricordare i passi. Io ti prendo la mano e ti trascino al centro della sala, ti costringo a ballare due merengue e una salsa, fino ad arrivare alla bachata. Non eravamo mai stati tanto vicini negli ultimi due anni. Posso addirittura sentire il tuo respiro. Il tuo profumo è ancora lo stesso di due anni fa, lo riconoscerei ovunque.

La tua mano destra è sulla mia schiena, la mia sinistra sulla tua spalla. Da quando balli così bene? Sei bellissimo, stasera più del solito. Mi sorridi e attiri l'attenzione di tutte le signore presenti. Mi guardi, ma io non riesco a reggere quei tuoi occhi di pece, abbasso lo sguardo e ti trascino di nuovo al bar.

"Un altro cicchetto, per favore".
Tu sembri felice, per la prima volta dopo la rottura con lei. Mi sorridi di nuovo e io non capisco il motivo. Rido anche io, per riempire il silenzio dei nostri sguardi. Inizia la rueda, "Non possiamo perderla", ci inseriamo nel cerchio e continuo a guardarti anche quando altre mani ti sfiorano, altre bocche ti desiderano, altre donne vorrebbero tornare a casa con te.
Ma alla fine tu ritorni da me. Mi prendi per mano e ricominciamo a ballare.
Mi stringi a te. Ma cosa fai? Non si balla in questo modo. Cerco di allontanarmi sorridendo, ma tu non vuoi lasciare la mia mano.
Balliamo? Balliamo.
Mi guardi in un modo strano, non mi hai mai guardata così. Sembri per la prima volta concentrato su di me, senza pensare a lei. Io non ce la faccio, scappo in bagno. Mi viene da piangere, ma non posso, mi si rovinerebbe il trucco e tu te ne accorgeresti. Spingo indietro le lacrime, bevo un sorso d'acqua fredda e esco dal bagno. Appoggiato ad una colonna ci sei tu, mi stavi aspettando. Sei così bello e ancora tanto, troppo vulnerabile.

Suona il telefono. Sullo schermo compare il tuo nome. È stato solo un sogno, uno stupido e insensato sogno.

giovedì 30 ottobre 2014

Dopo Londra



Ho smesso di guardare la tv.
Ho iniziato a riempire le mie serate vuote con nuove passioni che mi avevano sempre incuriosita, non sto mai ferma ultimamente e ho poco tempo per piangermi addosso e molto per conoscere e imparare.
Ho iniziato diverse ricerche, una a cui tengo molto è sulla fotografia, voglio migliorare e voglio farlo autonomamente, perchè è arrivato il momento che io mi metta in gioco.
Sto scrivendo meno di quanto vorrei, ma in questo periodo preferisco soffermarmi ad osservare le persone piuttosto che scriverne in modo avventato.
Ho lasciato in panchina i sentimenti.
Ho voglia di finire i libri che ho sulla scrivania entro la fine dell'anno.
Ho smesso di disegnare, ma prima o poi ricomincerò e non saranno più solo schizzi in bianco e nero.
Sto studiando molto, credo di aver trovato un buon metodo e, a dir la verità, non sono nemmeno spaventata dall'idea della maturità.
Ho fatto ordine nella mia stanza e, per la prima volta in vita mia, lo sto mantenendo.
Sono più calma, non ho incubi da settimane e dormo 8 ore ogni notte.
Sto ascoltando qualsiasi genere musicale, senza snobbare nulla, mi lascio guidare dall'umore o dalla curiosità.
Ogni giorno ripenso a Londra, è come se quella città si fosse impossessata di una parte di me, la ritrovo in una foto o in un libro, ma non sono triste, anzi, sono felice di essere tornata e di aver ripreso in mano la mia vita.
Sto gestendo meglio il rapporto con il mio corpo.
In questo momento credo di poter fare qualsiasi cosa io voglia ed è una sensazione meravigliosa, che attendevo da tempo.

sabato 27 settembre 2014

Londra profuma di avocado



Sono tornata da Londra da 3 giorni e sono ancora indecisa sul da farsi. Potrei riprendere in mano la mia vita e risolvere alcune questioni in sospeso, ma per il momento la procrastinazione sembra la miglior soluzione.
Oggi, in particolar modo, è stata una giornata alquanto strana. È il compleanno del mio miglior amico, ma non sono alla sua festa e mi sto maledicendo per non aver avuto la forza fisica per salire su un treno e fargli una sorpresa.
Sono talmente stanca di tutto. Ho dormito 4 ore oggi pomeriggio e ho pianto guardando il nuovo episodio di Grey's Anatomy.
Ho scritto molto, dopo tanto tempo. Ho iniziato a scrivere una serie di racconti brevi che non so minimamente dove mi condurranno, ma l'idea mi affascina molto. Ero certa che Londra mi avrebbe riportato l'ispirazione perduta, ma è accaduto tutto talmente in fretta che ora ho bisogno di fermare un attimo la clessidra e ragionare.
Ho voglia di chiarirmi le idee, continuo a ripetermi che voglio concentrarmi su me stessa e, invece, puntualmente arriva qualcuno che mi intriga e che voglio conoscere meglio e in questo momento ho solo tanta paura di incontrare qualcuno che possa piacermi davvero, ma d'altronde mai nessuno mi è piaciuto tanto da mostrargli tutti i lati di me, quindi, perchè dovrebbe essere quel tizio col piercing o quello seduto lì al bar sotto casa tutte le sere? Lasciamoli lì, frena la curiosità Ross, non è il momento di iniziare una nuova storia e non hai nemmeno voglia in realtà, semplicemente ti annoi un po' da quando sei tornata.
Ho incontrato tanta gente pazza a Londra e voglio trovare un po' di tempo per scrivere qualcosa su di loro.
Per ora mi limiterò a imparare la ricetta della guacamole, perchè mi sembra un modo interessante per terminare la serata e anche perchè l'avocado è stato il vero protagonista di Londra e non sono ancora pronta ad archiviare questo viaggio.

martedì 16 settembre 2014

Ricomincio da Londra


Domani parto.
La valigia è pronta, la Moleskine bianca è ancora sulla scrivania, ma non so se prenderla con me, deciderò appena prima di partire. In camera regna il caos. Devo sistemare tutto prima di addormentarmi, ma mi conosco e rimarrà tutto in disordine fino al mio ritorno.
E se non torno?
Torno, torno.
Non sono mai certa di ritornare qui, forse perché non mi piace. Nonostante questo sia il mio piccolo regno, non mi piace. Penso che sia arrivato al momento giusto questo viaggio. Ho un po' paura, ma passerà. Credo di essere pronta per il mio primo viaggio all'estero da sola. La scuola è appena cominciata e già scappo via. Ma quando tornerò, la maturità sarà il primo pensiero nella mia mente. Non voglio drammi coi ragazzi quest'anno, non voglio tradire la fiducia di nessuno, voglio concentrarmi solo su me stessa. Sono egoista? Va bene, un po' lo sono.
Che dire allora? Arrivederci Italia!

sabato 6 settembre 2014

E tu in cosa credi?



È arrivata all'improvviso questa domanda apparentemente semplice, ma io sono rimasta un po' interdetta. Proverò a scrivere qualche riga a riguardo per schiarirmi le idee.

Sono cresciuta in una famiglia cattolica praticante e non posso negare che ciò abbia influenzato la mia formazione almeno in parte. Ma, a differenza della maggior parte dei cristiani che ho conosciuto, non credo che la propria fede vada ostentata e tanto meno che sia un motivo di vanto.
Ultimamente mi chiedo spesso perché un Dio buono come quello che predicano continuamente possa permettere che nel mondo ci siano tanti mali, insomma, le solite domande che ognuno di noi si è posto almeno una volta.
Tuttavia, non riesco a non credere che esista "qualcosa" più grande di me. I greci lo chiamavano Fato ed era persino più potente di Zeus, ma ecco, è proprio questo il punto: l'uomo ha sempre avuto bisogno di credere in qualcosa.

Ma io, di preciso, in cosa credo?
Credo in quello che c'è ora, nel famoso "hic et nunc" che prima o poi mi tatuerò da qualche parte, credo che ho solo una vita e vorrei sfruttarla nel miglior modo possibile, ma credo anche nella storia del fiume Lete che ti cancella la memoria e ti fa rivivere altre vite, altre epoche. Io, per esempio, sono affascinata dall'idea di poter essere stata la musa ispiratrice di un pittore (sì, lo so, sono abbastanza presuntuosa, ma ognuno ha i suoi sogni) oppure una principessa orientale.
Credo anche nel destino, credo che tutto sia già stato deciso, ma non sono pessimista come qualche filosofo che ho studiato a scuola.
Credo in quella storia di Platone sulle anime gemelle, quella che racconta di un'epoca in cui gli uomini avevano due teste, due braccia e due gambe, ma poi Zeus li divise a causa della loro ùbris (= tracotanza) e li condannò a cercarsi in eterno. Ecco, io credo che ognuno di noi sia alla ricerca della persona che lo completa, ma è una ricerca lunga e complicata e non bisogna certo accontentarsi subito.
Credo negli amici, quelli veri, quelli che non necessariamente vedi tutti i giorni, ma sai benissimo che ci saranno sempre per te.

Probabilmente sono banale e stupida, ma per il momento questo è quello che volevo esprimere sulla questione, quindi, passo e chiudo Roger.

giovedì 4 settembre 2014

La costante k


Sto attraversando un periodo nero e questa volta non si tratta di un ragazzo stronzo che mi ha spezzato il cuore, ma di qualcosa di più grande di me. Io non lo so cosa stia succedendo al mio corpo, ma ho completamente perso l'appetito, mangio solo perché costretta e mi sento male subito dopo. Non lo so come ne uscirò, sono tutti molto preoccupati per me e anche se non lo dicono apertamente so che credono che io lo faccia di proposito. Il problema è che ho smesso di fare del male a me stessa molto tempo fa e non ho certo intenzione di ricominciare adesso. Perdo peso e nessuna medicina mi sta aiutando.

Negli ultimi anni ho attraversato periodi non troppo felici a causa della mia salute e ho imparato che è importante non perdere mai la voglia di vivere, ma fortunatamente sono circondata da persone che me lo ricordano continuamente. In particolare c'è lui che, nonostante la distanza, trova sempre il modo per farmi sorridere e farmi sentire speciale. Devo essere onesta, non avrei mai potuto immaginare che io e lui rimanessimo amici nonostante i chilometri che ci separano. Sono passati cinque lunghi anni da quando ho conosciuto questo scugnizzo napoletano e ancora ricordo bene il nostro primo incontro. Lui indossava una camicia azzurra e un jeans scuro, io una minigonna da liceale e una maglietta bianca. Era estate e non so se per colpa degli ormoni adolescenziali o per colpa dell'atmosfera (eravamo in spiaggia ed era notte) quella sera ci baciammo. Fu l'evento dell'estate e nessuno dei due sapeva come sistemare la faccenda che, a dirla tutta, iniziava ad infastidirci. Eravamo piccoli e abbastanza stupidi, ma pian piano siamo diventati inseparabili e, udite udite, lo siamo ancora. Lui è il mio più caro amico e non importa che cosa io abbia combinato, è sempre pronto a fare il tifo per me ripetendomi che risolverò tutto. Credo che sia la persona che mi conosce meglio, sa interpretare ogni mio sguardo e l'affetto che ci unisce è qualcosa che va oltre l'amicizia e l'amore, lui è come un secondo fratello per me. Ve la ricordate quella costante che in fisica compare praticamente in tutte le formule ed è l'ancora di salvezza per quelli che, come me, arrancano davanti alla prof sperando che per una volta sia clemente? Ecco, lui è la costante k della mia vita e non credo di dover aggiungere altro.

mercoledì 3 settembre 2014

Scarabocchi e domande



Sono sempre stata parecchio disordinata. La mia camera sembra un bazar, niente ha un posto preciso e ogni volta che inizio a sistemare un angolo salta fuori qualche vecchio pezzo di carta scarabocchiato scritto in preda all'emozione e allora non mi resta altro che fermarmi un attimo a rileggerlo e a ricordare un po'.
Fortunatamente ho sempre avuto l'abitudine di aggiungere la data in alto a destra sulle pagine scritte, altrimenti ogni tentativo di capire a chi o a che cosa mi riferissi sarebbe vano.
Oggi mi si è palesata davanti agli occhi una pagina abbastanza recente, sono trascorsi circa due mesi da quando ho impresso sulla carta quelle sensazioni troppo intense per essere sostenute dal mio piccolo cuore.
Mi scappa un sorriso rileggendole, non ne posso fare a meno. Sono sempre troppo impulsiva, vivo tutto troppo intensamente, ma ora capisco quanto io sia stata fortunata ad incontrare lui perchè mi ha aiutato a comprendere che preferisco stare da sola piuttosto che rincorrere una persona che pur di non soffrire ha allontanato l'unica che si preoccupasse per lui, l'unica che forse non lo avrebbe ferito.

"Procrastiniamo insieme i nostri problemi" avevamo detto. Non doveva diventare niente di serio, solo una via di fuga dalla realtà. È così bello scappare ogni tanto. Pensavo ingenuamente che sarebbe durata e magari avremmo cambiato idea, magari non avrebbe più potuto fare a meno di me. Ma si sa, la parte migliore di una storia è sempre l'inizio, quando lo vedi lì in mezzo alla folla mentre cerca te, proprio te, e tu hai lo stomaco in subbuglio perchè non hai certezze, ma intanto è talmente bello che non puoi fare a meno di guardarlo innamorandoti ogni volta. Quando si tende ad idealizzare l'altro, quando ti illudi che lui sarà diverso dagli altri, che non ti farà soffrire e che sarà quello giusto. Ma, esattamente, "quello giusto" per cosa?
È questa la domanda che mi assilla. Lui evidentemente non lo era, perché è finita ancora prima di cominciare.

lunedì 1 settembre 2014

Confessioni di fine estate



Settembre è arrivato insieme alla pioggia e io non sono pronta per ricominciare.
Mi piace la pioggia, mi piace il suo odore e il suono che produce, mi piace persino il fatto che nei film simboleggi un importante cambiamento, credo che dovrebbe essere così anche nella mia vita, ma oggi no. Oggi voglio far finta che quest'estate non stia finendo, voglio sdraiarmi sul pavimento con la musica a palla e dormire tanto a lungo da non ricordare dove sono.
Ho bisogno di isolarmi per un po' prima di ritornare nel mondo reale.
Oggi voglio fingere di non esistere.
Non posso fare a meno di pensare alla Rossella di un anno fa. Mi sembra di essere talmente diversa da quella persona da non riconoscermi in lei. Eppure sono ancora quella ragazza che preferisce i libri alle persone, che dimentica qualcosa ovunque vada, che prende cotte per ragazzi che di lei non si accorgeranno mai.
Un po' mi manca la spensieratezza che mi caratterizzava, un po' credo di essere una persona migliore adesso.
Sta accadendo tutto troppo in fretta. Quest'estate, la scuola, il viaggio a Londra. Vorrei avere una palla di cristallo per conoscere il mio futuro e non dover scegliere da sola la mia strada con la paura di sbagliare.

Ultimamente piango spesso. Appena resto sola le lacrime iniziano a inondare il mio volto e non riesco a impedirlo.
Piango perché mi sento stupida, incapace, inadeguata.
Piango perché non so cosa voglio.
Piango perché ho incubi tremendi ogni notte.

Ho persino perso la voglia di scrivere.
Voglio viaggiare tanto nei prossimi mesi. Ricordo che quando ero piccola ogni weekend io e mio padre partivamo alla scoperta di una nuova città italiana e lui è sempre stato il mio maestro preferito. Ora voglio restaurare quella vecchia tradizione almeno una volta al mese.
Non fanno altro che ripetermi che questo sarà l'ultimo anno di scuola (come se non ne fossi consapevole) e dovrò studiare di più, ma sono appena tornata e già non vedo l'ora di lasciare di nuovo questa città bigotta.

Voglio tornare a Roma e scattare tante fotografie. Voglio sedermi ancora una volta sulla scalinata di Trinità dei Monti e osservare il tramonto. Voglio mangiare la carbonara, ché a Roma la fanno con il guanciale ed è la fine del mondo. Voglio camminare per le vie del centro ed essere scambiata per una romana.

Ricordo benissimo l'ultima volta che son stata lì. Ero amica di Ricky, uscivamo sempre insieme. Mi scriveva nel cuore della notte dopo giorni di silenzio ed era bellissimo ritrovarsi a parlare sotto casa mia con il freddo di gennaio. Una notte mi scrisse: "Mi manchi, quando torni?" e io presi il treno il giorno dopo. Ci credevo tanto in quella amicizia, ma tanto tanto. Ora quando ci incontriamo c'è solo imbarazzo e ogni volta ci promettiamo di uscire per un caffè, ma lui sa benissimo che non bevo caffè e la mia è solo una frase di circostanza.
Quest'estate l'ho visto solo una volta, in discoteca, poco prima di partire per il mare. Era con la sua nuova ragazza e ha fatto finta di non conoscermi.
È un comportamento assurdo per me. Abbiamo condiviso ogni istante delle nostre vite per anni, poi improvvisamente ci siamo allontanati, senza una ragione apparente.

Tutto questo è molto strano. Quando ho iniziato a scrivere, circa tre ore fa, avevo in mente alcune riflessioni su questa estate, adesso mi ritrovo a pensare a qualcuno che non fa parte della mia vita da un anno ormai. Sono stanca di scrivere, ora prendo il telefono, lo chiamo e gli chiedo di bere quel caffè con me immediatamente, perché oggi ho proprio bisogno di parlare con il mio amico Ricky e fingere con lui che il futuro non sia poi tanto spaventoso.

sabato 2 agosto 2014

John Green, il nuovo Nicholas Sparks


Sono quel tipo di ragazza che piange guardando Titanic, si commuove facilmente già a metà di un libro di Nicholas Sparks e non riesce a sopportare quei programmi sugli animali predatori perché parteggio sempre per le povere vittime indifese e cara Ivana Spagna, non mi importa se questo è il cerchio della vita, nel Re Leone non era poi così tragica la situazione.
Fatta questa premessa vi risulterà chiaro che non appena ho sentito parlare di questo nuovo scrittore di bestsellers dal nome che più americano non si può, ho avuto il bisogno fisico di comprare i suoi libri, estraniarmi dal mondo che mi circonda e innamorarmi di ogni singolo personaggio.

Se siete coscienti di assomigliarmi o vi riconoscete nei punti precedenti, proseguite nella lettura perché ho intenzione di soffermarmi su quello che ormai è divenuto un fenomeno mondiale, "The fault in our stars".

Ho la fortuna di conoscere la lingua inglese (persino meglio dell'italiano, sostengono alcuni) e, perciò, cerco sempre di leggere un libro nella sua versione originale, perché solo in questo modo posso davvero cercare di capire quello che voleva esprimere lo scrittore scegliendo un termine piuttosto che un altro.
Scrivo questa filippica non per vantarmi delle mie conoscenze perché non credo che sia qualcosa degno di nota, ma piuttosto per consigliarvi di leggere "The fault in our stars" in inglese perché ne vale la pena.
Green scrive in maniera lineare e non usa termini complicati (non dobbiamo dimenticare che si tratta di romanzi per adolescenti, anche se con questo non voglio assolutamente screditare o sminuire il suo lavoro), quindi, non sono richieste particolari conoscenze della lingua e può essere anche un ottimo esercizio per rispolverarla.
La storia è semplice: una ragazza e un ragazzo si incontrano e pian piano si innamorano. Ma c'è un "ma" grande quanto l'Empire State Building in questa storia alquanto comune in apparenza: sono entrambi malati di cancro.
Io lo so che lui non è il primo né tantomeno l'ultimo che scrive una storia su questo argomento, ma il modo in cui Green è riuscito a descrivere una situazione tanto tragica rivolgendosi ad un pubblico prevalentemente costituito da adolescenti non può restare indifferente nemmeno alle persone più ciniche che conosco.

Spesso leggendo mi capita di identificarmi con un personaggio e di sentirmi parte della storia, come se la stessi vivendo davvero io in prima persona. Con "The fault in our stars" non è accaduto nulla di tutto ciò. Leggendo questo libro, ho assistito alle vicende di Hazel e Augustus da spettatrice muta. La storia coinvolge tantissimo dal punto di vista emotivo, ma non riesco nemmeno per un momento ad identificarmi nei suoi protagonisti e forse è proprio questa la magia che compie Green.

Per oggi direi di aver blaterato abbastanza, vi lascio perciò con uno dei miei pezzi preferiti di tutto il libro, che tra l'altro ne spiega il titolo:

... but it is the nature of stars to cross, and never was Shakespeare more wrong than when he had Cassius note, "The fault, dear Brutus, is not in our stars / But in ourselves." Easy enough to say when you're a Roman nobleman (or Shakespeare!), but there is no shortage of fault to be found amid our stars.

venerdì 1 agosto 2014

Non sono più un giocattolo rotto


"E se non ci fossimo lasciati?"
Prima o poi me lo avrebbe chiesto, ne ero certa.
È accaduto ieri sera e adesso ancora non comprendo se fosse solo un brutto sogno o la triste realtà.
Sì, è triste capire di non provare più niente per qualcuno che, ingenuamente forse, ho creduto di amare.

Non ho mai avuto rimpianti, soprattutto su noi due. Ho sofferto tanto per colpa tua, sei stato il mio primo amore, ma è finita, io l'ho accettato, perché tu non riesci ad andare avanti? Perché dopo tre mesi mi hai cercata con l'intenzione di riaprire una vecchia ferita che ho curato con molta fatica e pazienza?

Ci siamo lasciati, ma siamo sopravvissuti. Lo hai deciso tu, per messaggio, l'ho deciso io, quando mi hai poi implorato di perdonarti perché era solo l'ennesimo sbaglio.
Non hai il diritto di cercarmi ancora "solo perché vuoi sapere come io stia", non ti riguarda, non ti è importato poi molto di lasciarmi di notte con un messaggio, non capisco perché dovrebbe importarti ora.

Ero riuscita a perdonarti, ero riuscita a non serbarti rancore ed ero fiera di me, ma ieri notte mi hai fatto davvero tanta pena. Non c'è cattiveria in questa affermazione, solo tanta delusione.
Per la prima volta ti ho guardato con gli occhi distaccati di chi non è più innamorato e per la prima volta ho visto chi sei davvero e ne sono sicura, ci saremmo lasciati ugualmente prima o poi perché tu non vuoi me, vuoi quella che tu credi io sia, vuoi l'idea di Ross che hai costruito nella tua mente.

Non ho bisogno di una persona accanto per essere felice. Non ho bisogno di te.
Perciò le tue domande, le tue incoerenze, le tue cattiverie gratuite non mi feriscono più.
Dicevi di amarmi, ma eri sempre pronto a criticarmi e a farmi sentire un giocattolo rotto. Mi hai resa insicura e mi hai fatto credere di essere sbagliata e non mi amavo io quando ti ho permesso di starmi accanto.
Non c'eri mai quando avevo bisogno di parlarti, non c'eri quando pensavo di poter contare su di te.

Io non lo so cosa sia l'amore, ma sicuramente non sei tu.
Ora mi voglio bene, mi accetto per quella che sono, ma tu non hai alcun merito in tutto questo.
Dici che non vuoi fingere che io sia morta, che sono stata troppo importante per te, io invece credo che dovresti completamente cancellarmi dalla tua vita.

Cancellami come Clementine decise di cancellare Joel, cancellami perché sei riuscito a rovinare anche quei pochi ricordi belli che di te conservavo, cancellami perché io ti ho cancellato.